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Il dolore del quotidiano - Speciale Polisse

I vecchi polizieschi, la realtà cronachistica di una sezione della polizia francese dedicata alla Protezione dei Minori, il desiderio di una macchina da presa che segue gli attori (e non il contrario) e l'urgenza del racconto.

Soprattutto nessun eroismo da raccontare "perché non volevo poliziotti eroi ma poliziotti che fanno il loro lavoro nella quotidianità, con casi dunque non eclatanti ma come tanti, dolorosi ma comuni".
Così parla Maiwenn, regista ( e interprete) di "Polisse" (dal 3 febbraio sugli schermi), Premio della Giuria allo scorso festival di Cannes , girato con pochi mezzi, basso budget, un pugno di settimane e un metodo lavorativo molto basato sull'improvvisazione. Storia di poliziotti e di bambini abusati, storia di uomini che combattono la pedofilia e la violenza dei e sui minori ogni santo giorno come possono ma non storia "pro o contro l'operato della Polizia, anche se nel mio mondo di sinistra c'è un atteggiamento negativo nei confronti dei poliziotti ma io, conoscendoli, ho capito delle loro debolezze e della loro umanità e per questo sono stata criticata dai miei amici di sinistra. Se girando mi rendevo conto che , accanto a poliziotti razzisti o omofobi, c'erano poliziotti che facevano con serietà il loro lavoro volevo raccontarlo. Le critiche, anche se di sinistra, non mi interessano. E, poi , nel mondo del cinema non si è né amici né nemici. E a Cannes , quando il film  è stato visto ho avuto l'appoggio anche della sinistra underground, anche se poi quando il film è andato bene al botteghino questi stessi non mi hanno più citato, perchè in Francia avere successo al botteghino non va bene a sinistra, sei considerato un traditore ".
Così la giovane regista che al fianco di  Karin Viard, Marina Fois, Emmanuelle Bercot ha voluto anche Riccardo Scamarcio. Perché proprio lui?
"Non volevo un attore francese o non francese, volevo un personaggio carismatico, anche perché all'inizio il suo ruolo era più ampio e lui doveva essere in una situazione conflittuale tra l'agiatezza borghese in cui lui vive e la difficoltà dei poliziotti in cui si imbatte. Poi però mi sono resa conto che non funzionava , che sarebbe stata come una storia a parte dentro il film e ho tagliato la parte. Però avevo bisogno di un attore carismatico ma chiuso, non proprio desideroso di esternare, mi sono ispirata a Yves Montand e a uno dei suoi personaggi che pensa che col denaro si possa comprare tutto. All'inizio quando mi è stato detto che Riccardo stava a Parigi, ho pensato che la lingua poteva essere un ostacolo, ma poi ho pensato che questo mi avrebbe permesso di riconciliarmi con le mie radici maghrebine".
E Scamarcio, dal canto suo, ha molto da dire: "Io ho accettato perché amo il suo cinema, volevo lavorare con le i ed ero incuriosita dal suo modo di dirigere gli attori. E poi non mi importava del piccolo ruolo, volevo confrontarmi con una lingua diversa e in un paese diverso. Ero pronto. E poi abbiamo lavorato tanto improvvisando, cosa non facile in una lingua che non è la tua. Io parlo un po' francese e ho pensato di provarci. Piccoli e grandi ruoli non conta. La differenza la fanno i brutti film e i bei film.E questo è un bel film che riesce a parlare di pedofilia nel modo giusto, con piccole cose sia pure parlando di un problema gigantesco, con grande vitalità e tenerezza che accompagna un certo malessere del vivere che ci riguarda tutti"   
Ma come si trovato alla sua prima volta, almeno al cinema, diretto da una donna?
"Ho accettato tutto appassionatamente.Ma poi io sono un rompipalle ma non sul set, dove cerco di risolvere semmai i problemi. Sono un rompipalle prima del set e dopo. Mi sono però arrabbiato quando ho saputo che il mio ruolo era stato tagliato, in questi casi la delusione è inevitabile. Ma sono stato contento di esserci in questo film denso e profondo come ce ne sono pochi in giro ".
E domani per Scamarcio è ancora "Romeo e Giulietta" ("spero ancora applausi perché sta andando molto bene ma questo si deve al grande Shakespeare") per poi passare nelle inedite (per lui)  vesti di produttore nel prossimo film di Valeria Golino, "cosa non facile perché  si tratta di un film complicato, titolo provvisorio "Vi perdono" e in cui io non recito".




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