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recensione di Pietro S. Calò
6.5/10

Takaki (lui) e Akari (lei) sono compagni di classe durante la scuola elementare. Inseparabili, si perderanno di vista per i trasferimenti delle rispettive famiglie, e la lontananza sarà solo il primo stadio di un percorso lungo e segnato da felicità, tristezza, e infine dolcezza.

Arriva sul grande schermo, per solo tre giorni, il secondo lungometraggio di Makoto Shinkai, personaggio in ascesa dell’animazione giapponese, che ha riscosso ovunque un buon successo di pubblico con "Your Name.".
In effetti, si tratta di un mediometraggio, di una durata appena superiore ai sessanta minuti, e articolato in tre episodi che si susseguono coerenti nel tempo, dall’infanzia alla maturità, che è la nostalgia del passato e la quieta accettazione delle cose così come si svolgono nel lungo del papiro della vita.
I due ragazzi vivono una sola stagione felice, quella dell’infanzia con cui si apre il primo episodio, "I fiori di ciliegio", in cui il ciclo vitale di questa lussureggiante angiosperma è anche l’infanzia della Terra, spensierata, rutilante, innocentemente egoista, e che mette in ombra il grigio contesto urbano entro cui saremo presto costretti. A causa di una salute cagionevole, i due ragazzi si incontrano, legano, si promettono l’eterno stare insieme. Il naturale corso delle cose porterà poi l’inverno, la neve, la spoliazione degli alberi, e una testardaggine, un bene infantile da conservare per la maturità, che li riunirà ancora una volta, affinché alla tristezza possa infine essere associato quello stato mentale ambiguo, di difficile definizione, che è la dolcezza, la sintesi del buio e la luce.
È certamente il più strutturato degli episodi, e infatti è anche il più lungo.
Potremmo definirlo il "capitolo bianco", dominato dai fondali esplosivi dei ciliegi in fiore e dalla luce che abbaglia, la neve, che è anche l’ostacolo formale alla riunione dei due giovani. Il secondo capitolo, "Cosmonaut", più evocativo che risolto, segue il processo di maturazione di Takaki, che intuiamo essere diventato un bel giovane, fortemente desiderato da Kanae. Sottolineamo l’intuizione perché il "character design" di Shinkai è (nel film e in generale nelle sue opere) abbastanza statico, quasi disinteressato all’appeal delle figure in movimento, abbastanza povere di dettagli anatomici, ricche invece di monologhi interiori e pagine di diario. Introdotto da una palette cromatica più sbarazzina e da alcune accorate note di J-Pop, esso è il "capitolo rosso", col riverbero del sole che colora di aragosta il cielo, i corpi dei ragazzi, alcuni mirati oggetti fino alla comparsa di quegli ammiccanti nastri porpora che una grande funzione simbolica avrebbero poi esplicitato in "Your Name.".
Questa fase di maturazione non si risolve, si patteggia: Kanae domerà col suo surf la cresta dell’onda, che riuscirà infine a cavalcare, ma imparerà a sue spese che questa, spesso, non è altro che la punta dell’iceberg, la dura testardaggine ormai irrazionale che tiene Takaki ancora legato ad Akari, come la navicella spaziale che squarcia il cielo rosso verso il buio, verso l’ignoto, il Nero. Il Nero è l’ultimo episodio del film, da cui prende anche il titolo: "5 cm al secondo", ossia la velocità di caduta delle foglie di ciliegio al suolo. Takaki è un giovane programmatore, è un uomo ormai, che immerso nella sintassi del linguaggio artificiale si accorge casualmente di alcuni petali entrati in casa dalla finestra aperta. Il necessario ritorno delle cose si annuncia con gli stormi di uccelli, neri, che migrano, alternati nel montaggio alla cenere delle sigarette, nera, e ai capelli, agli arredamenti che pian piano inghiottono il quadro finché tutto si oscura per poter ricominciare. La fugace apparizione di Akari, che compare e scompare al di là di un passaggio a livello su cui sferragliano nervosi due treni ad alta percorrenza, fissa nel giovane quel che intuiamo la ragazza ha compreso da tempo: tutto scorre, solo il ricordo resta. Un ricordo utile e necessario solo a chi lo serba. La diffusione extra-diegetica della hit "One More Time, One More Chance" acquieta infine l’animo tribolato del giovane, e il ciclo della natura potrà così riprendere il suo corso.

Makoto Shinkai ha una ottima reputazione tra gli appassionati di anime, e anche presso un pubblico meno specializzato.
Le sue storie sono caratterizzate da una sostanziale assenza dell’Opponente, un cattivo che crei spessore e spesso anche simpatie inconfessabili (e che il genio di Myiazaki, cui spesso viene accostato Makoto, utilizza per un processo di redenzione, o di equivoco che chiarisce). Nella poetica di Shinkai, l’Opponente è il Tempo, molto più dello spazio, e nemmeno insidiato dall’azione umana che poco può. Tutto ciò, è stato mostrato in quel piccolo capolavoro che è "La voce delle stelle" (2002), e che rimane di una spanna superiore al film in questione. Più legato a una cosiddetta "fiaba barocca", che attraversa gli stadi di morte e rinascita, come il ciclo vitale delle angiosperme, Shinkai sembra più propenso a credere che siamo noi il nostro peggior Opponente, ma che i buoni esempi esistono, muti. Così, la magnificenza della Natura che deflagra come una bomba ha la possibilità di essere imitata da una testa ipertrofica di pensieri contrastanti tra loro, all’interno di ambienti razionali e squadrati che ci fanno da tetto, e che si svelano come scatole a sorpresa, sorprendenti e risolutive grazie alle geometrie modulari e all’illuminazione (e qui il genio assoluto resta Satoshi Kon).
Resterebbe ancora una lezione da imparare, suggerisce Shinkai nel nostro film: il momento del crepuscolo, quando l’aria e l’acqua si rinfrescano e tutto si tinge di ocra e si indora, quello stato di grazia inafferrabile in cui il tempo pare finalmente sospendersi. E poi è subito notte.


11/05/2019

Cast e credits

cast:
Voci: Kenji Mizuhashi - Federico Zanandrea (Takaki), Satomi Hanamura - Deborah Morese (Kanae), Yoshimi Kondou/Ayaka Onoue - Debora Magnaghi (Akari)


regia:
Makoto Shinkai


titolo originale:
Byôsoku 5 Senchimêtoru


distribuzione:
Nexo Digital


durata:
63'


produzione:
CoMix Wave


sceneggiatura:
Makoto Shinkai


fotografia:
Makoto Shinkai


scenografie:
Fondali: Tanji Takumi - Umashima Ryoko


montaggio:
Makoto Shinkai


musiche:
Tenmon


Trama
Takaki e Akari sono compagni di classe. Inseparabili, si perderanno di vista per i trasferimenti delle rispettive famiglie, e la lontananza sarà solo il primo stadio di un percorso lungo e segnato da felicità, tristezza, e infine dolcezza.
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