Ondacinema

recensione di Pietro S. Calò
7.0/10

Città del Messico, un quartiere popolare, un’accozzaglia di palazzi fatiscenti, un alveare di appartamentini lerci e litigiosi.
In uno di questi vivono promiscuamente Octavio (Gael Garcia Bernal), il fratello Ramiro, sua moglie, la poco più che adolescente Susana, e un apparentemente pacifico rottweiler. Parallelamente, la bellissima Valeria (Goya Toledo) col suo inseparabile barboncino si installa nella nuova e lussuosa casa che le ha appena regalato il suo amante.
Sullo sfondo, seguiamo l’incerto incidere di El Chivo (Emilio Echevarria), uno strano personaggio di cui si dice sia stato un professore universitario con moglie e figli che poi è diventato un guerrigliero di estrema sinistra e infine un barbone che si guadagna da vivere facendo il killer e che si muove con una piccola muta di cani che gli sono affezionatissimi.

Tre storie distinte, quindi. Destinate a non incontrarsi mai, salvo l’intervento del Caso, lo sbatter d’ali di una farfalla nel New Jersey che provoca un terremoto a Calcutta.
Come in questo esempio estremo, l’incontro fortuito cambierà drammaticamente le vite di tutti. Esordio alla regia di Inarritu, che con i successivi "Babel" e "21 grammi" completerà la cosiddetta "trilogia della morte", in collaborazione con il talentuoso Guillermo Arriaga, lo scrittore-sceneggiatore che dà ai tre film una impronta così personale da poterne essere considerato il co-regista: la strutturazione a mosaico, l’incedere per coppie oppositive, il fil rouge che unisce formalmente i tre episodi, rappresentato dai cani. Sono tre escamotage tipicamente letterari e che nel film hanno un ruolo narrativo superiore alla fotografia e alla cinepresa.

La coppia oppositiva principale è lo scontro Natura-Cultura, coi loro interscambi.
Octavio e Ramiro si muovono in uno scenario dominato dalle pulsioni e dalla violenza; non si riescono a instaurare rapporti sociali, solidarietà famigliari, alleanze sentimentali.
Si è al contrario incasellati in una catena alimentare che non risparmia nessuno, neanche un cane, che in virtù della sua innocenza innata si trasformerà nel peggior carnefice.
Questo è l’episodio in cui lo spazio esterno non si differenzia da quello interno, una giungla unitaria in cui la cinepresa si muove convulsamente e a mano, guardinga e sempre sul punto di "inciampare" nelle trappole di un mondo in trincea.

Il secondo episodio, quello di Valeria, al contrario è una panoramica nella Cultura, in cui i conflitti sono ridotti al minimo, disinnescati dalla discussione e dalla razionalità. Valeria sarà vittima di un avvenimento drammatico e anche qui saranno di lenimento l’amore, l’intelligenza, la scienza. Lo scacco si manifesta invece quando l’attacco parte da un livello irrazionale, quando il cagnetto si perde nel sottosuolo, alla mercé di "topi che forse l’hanno già sbranato".
Qui la rappresentazione cromatica si tinge quasi di horror, mettendo a contrasto i colori saturi e caldi di un bell’appartamento contrapposti al freddo e oscuro pavimento che nasconde un territorio sconosciuto, angosciante, in grado di inghiottire chi ci vive sopra, sbranarlo addirittura. In questo gioco continuo di rimandi e corrispondenze si incunea la figura ponteficia di El chivo, personaggio indefinibile e sospeso tra Natura e Cultura, raccordo tra i due mondi perché li ha vissuti entrambi, da professore e da guerrigliero.

"Amores perros" al più non è neanche un film, almeno non nel senso tradizionale. Non racconta una storia, perché non è una storia da raccontare; è piuttosto una radiografia, una mappatura della condizione umana.
Non ci dice e non ci importa dei destini dei suoi protagonisti: la loro malattia è la vita stessa e non esiste medicina né soluzione che non sia viverla. Si proccupa, invece, il film, dei cani, della loro anima candida, dei loro destini difformi, chi più chi meno fortunato. Amores perros, appunto.


29/07/2013

Cast e credits

cast:
Gael García Bernal, Álvaro Guerrero, Emilio Echevarría, Goya Toledo


regia:
Alejandro González Iñárritu


titolo originale:
Amores perros


distribuzione:
Warner Bros


durata:
153'


produzione:
Altavista Films - Zeta Film


sceneggiatura:
Guillermo Arriaga


fotografia:
Rodrigo Prieto


scenografie:
Julieta Álvarez


montaggio:
Luis Carballar - Alejandro González Iñárritu - Fernando Pérez Unda


costumi:
Gabriela Diaque


musiche:
Gustavo Santaolalla


Trama

Città del Messico, un quartiere popolare, un’accozzaglia di palazzi fatiscenti, un alveare di appartamentini lerci e litigiosi. Tre storie sembrano procedere parallele...