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recensione di Giancarlo Usai
5.0/10

Rapper, animatore, manager. Le carriere artistiche di Travis Knight, a neanche 45 anni compiuti, sono già variegate. Un passato nella musica indipendente sotto pseudonimo (con fortune altalenanti, a dir la verità), un presente come uomo tuttofare della sempre benemerita Laika Entertainment, di cui è tuttora amministratore delegato, un futuro, chissà, da regista al servizio della più costosa industria cinematografica hollywoodiana. O, almeno, tanto è lecito immaginare visto il suo momentaneo distacco dall'universo dell'animazione stop-motion del glorioso studio con sede nell'Oregon. Il suo debutto dietro la macchina da presa in un lungometraggio live action è quanto di più sorprendente fosse lecito attendersi dalla carriera di Knight. Chiamato da Michael Bay e dalla Paramount per dare un tocco di calore alla saga dei Transformers, il suo compito in "Bumblebee" è stato oggettivamente complicato fin dal principio. Alle prese con una sceneggiatura davvero modesta e povera di spunti narrativi degni di nota, i motivi di interesse del film si sono immediatamente spostati tutti verso la messa in scena visiva e le scelte registiche di Knight, che avrebbe potuto salvare oppure no il risultato finale.

Diciamolo chiaramente: "Bumblebee" è una delusione a tutto tondo. Deludente la sua mancanza di calore, deludente un ricorso stantio e pedante a quell'immaginario culturale degli anni 80 che ha sinceramente stancato anche il più accalorato dei fan, deludente la posa inerme con cui il regista ha accettato placidamente una produzione che confermava, a dispetto delle apparenze, tutte le distrazioni, le superficialità e le prevedibili mosse del resto della saga. Staccare Bumblebee dal resto degli Autobot poteva essere un'idea carina, per farne un film più di esseri umani alle prese con le macchine, invece che l'ennesimo spin off di altri robot con persone in carne e ossa a fare da comprimari. Ma in realtà a non funzionare più di qualsiasi altra cosa, nella concezione della sceneggiatura e successivamente nella resa finale, è proprio il rapporto malinconico e intimo che si crea tra i due protagonisti: da una parte il robot capace di trasformarsi in un Maggiolino per girare in incognito e dall'altra parte Charlie, interpretata da Hailee Steinfeld, fresca diciottenne incapace di superare il lutto paterno, con interessi che la portano a risultare un'emarginata al cospetto della comunità, alla ricerca continua di un suo posto nel mondo.

Il canovaccio lo conosciamo: è quello che dagli Spielberg d'annata fin giù al miglior Abrams che abbiamo incontrato, porta ad abbassare la macchina da presa ad altezza adolescente. Il punto è che qui tutto resta materiale anonimo, che passa davanti all'inquadratura di Knight, ricevendone in cambio solo un'osservazione indifferente, disinteressata, incapace di catturarne una vera anima. E se questa magia svanisce che cosa ci resta? Una confezione svuotata di senso, una ricostruzione sfiancante di un 1987 posticcio, con un'ossessionante colonna sonora (pigra e ben poco ricercata), una serie di citazioni cinematografiche e televisive abusate e prive di mordente (si va da "Breakfast Club" a "Miami Vice"). Resta poi la spettacolare macchina degli effetti digitali, con combattimenti tra Autobot e Decepticon (stavamo per scrivere Distructor) visti e rivisti decine di volte nei capitoli precedenti.
Un altro inciso su questa insistenza con cui le case di produzione continuano a mettere in cantiere film ambientati nel decennio degli anni 80: ormai diventata niente più che una semplice moda, è un'abitudine che è stata privata di quel significato più o meno profondo che cineasti ben più robusti le avevano conferito. Se in "Super 8", tanto per fare un esempio, quella cornice diventava terreno metacinematografico per un artista per parlare di sé, del suo percorso di formazione, omaggiando un passato che ancora adesso raccoglie i frutti di una semina generosa dalle parti di Hollywood, qui in "Bumblebee" l'ambientazione è anestetizzata, la citazione è sterile, il gioco di rimandi, oltre che banale, è semplicemente, appunto, una cornice, ma attono al nulla.

La regia di Knight non è propriamente a suo agio nelle scene a più alto contenuto di innesti computerizzati. Il suo guizzo, semmai, è in alcuni stacchi su primi piani, in alcune lievi carrellate che tentano di elevare il sentimento che lega Charlie a Bumblebee. Certo, è uno stile meno primordiale di quello da sempre utilizzato da Bay, ma forse è lecito chiedersi: quanto è rilevante una regia raffinata in una produzione talmente soffocante da annullare qualsiasi forma di valore raggiunto? Lo stile fin troppo criticato del regista di "The Rock" e di "Armageddon" esce dalla visione di quest'ultima pellicola rivalutato. Da rivalutare è l'intelligenza di Bay, il suo mimetizzarsi da vero istrione di Hollywood dietro un'opera cinematografica intesa prima di tutto come investimento multimilionario. "Bumblebee" rasenta invece la presunzione, laddove si arroga il diritto, dallo script insufficiente di Christina Hodson fino all'utilizzo derivativo delle maestranze tecniche, di potere e dovere elevare una materia rozza a qualcosa di più pregiato soltanto con un lavoro di calco, plagio, assorbimento di idee altrui, di intuizioni ben più indovinate.

Banalizzato da un incipit lontano dalla Terra e da una parte centrale afflitta da un'estenuante coazione a ripetere le medesime situazioni (la famiglia un po' allo sbando, i servizi segreti militari miopi e fascisti ai limiti dell'idiozia, la difficoltà del diverso a integrarsi), il film diretto dal regista del bellissimo "Kubo e la spada magica", trova linfa vitale sul finale, quando si spoglia di arzigogoli narrativi sciatti e libera l'istinto per l'intrattenimento. E fra comprimari non proprio in forma (complice anche la scrittura di personaggi a dir poco bidimensionali), merita di essere segnalata l'interpretazione della Steinfeld che prende sulle sue spalle tutto il pur lieve peso drammaturgico dell'opera.


23/12/2018

Cast e credits

cast:
Hailee Steinfeld, John Cena, Jorge Lendeborg Jr., John Ortiz, Pamela Adlon


regia:
Travis Knight


titolo originale:
Bumblebee: The Movie


distribuzione:
20th Century Fox


durata:
114'


produzione:
Paramount Pictures, Hasbro, Di Bonaventura Pictures, Allspark Pictures, Tencent Pictures


sceneggiatura:
Christina Hodson


fotografia:
Enrique Chediak


scenografie:
Sean Haworth


montaggio:
Paul Rubell


costumi:
Dayna Pink


musiche:
Dario Marianelli


Trama
Fuggito dal pianeta Cybertron, dove i suoi Autobots sono impegnati in una guerra coi rivali Decepticons, il giovane robot B-127 giunge sulla Terra; qui, inseguito da un emissario nemico, l’automa viene danneggiato e privato della voce e della memoria. Assunte le sembianze di un vecchio Maggiolino Volkswagen, e nascostosi in un deposito di auto usate, il robot viene trovato e “adottato” da Charlie, una ragazza adolescente alla ricerca del suo posto nel mondo
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