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recensione di Simone Pecetta
3.5/10

Nella moderna era delle comunicazioni veloci, delle interazioni usa e getta, anche il cinema non può non corrispondere alla necessità sociale di fornire un fast food delle facili emozioni, espositore e distributore per sentimenti preconfezionati pronti all'uso e al rapido smaltimento. Così "Il cammino per Santiago" col suo carico emozionale ego-sostenibile potrà commuovervi per la durata della pellicola senza lasciarvi sgradevoli retrogusti al termine della visione offrendo il perfetto intrattenimento passionale senza chiedere allo spettatore di mettersi in gioco, senza impegnarlo in una ricerca interiore tutta sviscerata nella trama e nei dialoghi, impacchettata per un economico take-away dello spirito.

L'oftalmologo Tom, giunto in Francia per riportare a casa i resti del figlio Daniel (nei flashback interpretato dallo stesso regista) deceduto in una tempesta mentre si accingeva a percorrere il cammino che conduce a Santiago di Compostela in Galizia, decide di portare a termine il viaggio spirituale che Daniel non aveva potuto compiere nella sua interezza. Lungo la strada incontrerà altri pellegrini, anch'essi tormentati, tutti con le loro cicatrici interiori, e spargerà le ceneri del figlio in luoghi significativi del sentiero.

Estevez ci butta fumo negli occhi per rivendicare una natura spirituale universalmente condivisibile della sua pellicola (la non appartenenza ad una religione che professa Tom dovrebbe valere da rivendicazione dello spiritualismo laico che animerebbe il film), ma la sorniona trovata collassa nella scena finale dove i personaggi esplodono in un bagno di lacrime all'interno della cattedrale di Santiago procedendo al purificante cerimonia degli incensi che guida alla conclusione la pellicola. Il viaggio introspettivo si rovescia sulla pellicola attraverso una serie di vere e proprie tappe dove tra siparietti comici e rivelazioni drammatiche si incontrerà un ventaglio di personaggi tutti caratterizzati sommariamente per far emergere tra lacrime e sorrisi la loro spicciola umanità, a partire dal goffo e simpatico Joost fino all'ombrosa Sarah (che ci regalerà la più viscida trovata antiabortista dell'intera storia del cinema).

Due ore abbondanti di pellicola, un cammino lungo e faticoso è quello portato sullo schermo dal regista Emilio Estevez (figlio del protagonista Martin Sheen dal quale non ha mutuato il nome d'arte come gli altri fratelli), un cammino di sofferenza tanto per il protagonista Tom quanto per uno spettatore alla ricerca di un'autentica introspezione e non di un ammasso ben confezionato di banalità. Con una fiumana di sequenze grossolanamente messe in scena ed un insieme di personaggi preconfezionati "Il cammino per Santiago" è un film sulla via spirituale intrapresa dal protagonista, ma anche un'ode alla cultura del pellegrinaggio stesso; un'accorata lirica che ripropone la sottile metafora del percorso spirituale come percorso terreno con la compagnia di una musica new age fortunatamente e brevemente rotta dalle note di "Pink Moon" di Nick Drake.

Piuttosto che camminare con i personaggi di questo pessimo "Il cammino per Santiago" sarebbe più salutare soffermarsi a riflettere sulla necessità di pellicole tanto poco seducenti quanto poco umane e chiedersi se realmente uno spirito caritatevole possa appartenere ad un regista (e sceneggiatore e produttore e attore) che regala agli spettatori un tale intimo e atroce abominio cinematografico.


01/07/2012

Cast e credits

cast:
Martin Sheen, Emilio Estevez, Deborah Kara Unger, Yorick van Wageningen, James Nesbitt


regia:
Emilio Estevez


titolo originale:
The Way


durata:
123'


produzione:
Emilio Estevez


sceneggiatura:
Emilio Estevez


fotografia:
Juan Miguel Azpiroz


montaggio:
Richard Chew, Raúl Dávalos


musiche:
Tyler Bates


Trama
L’oftalmologo Tom, giunto in Francia per riportare a casa i resti del figlio Daniel (nei flashback interpretato dallo stesso regista) deceduto in una tempesta mentre si accingeva a percorrere il cammino che conduce a Santiago di Compostela in Galizia, decide di portare a termine il viaggio spirituale che Daniel non aveva potuto compiere nella sua interezza
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