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recensione di Mirko Salvini
7.0/10

Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2011, nell'ambito della settimana della critica, arriva ora nelle sale, mentre è già in corso la nuova edizione del festival, "El Campo", coproduzione tra Argentina e Italia. Debutto nel lungometraggio del regista di corti e documentari Hernán Belón, il film è una conferma che nei paesi latino-americani il cinema se la passa più che bene.

Al centro della pellicola troviamo Elisa e Santiago, due coniugi trentenni che si trasferiscono in campagna con Matilda, la figlioletta di un anno e mezzo. Addio città, addio abitudini, addio lavoro! Santiago si getta in questa nuova avventura con ispirato entusiasmo, mentre Elisa è decisamente più perplessa: la casa scelta dal marito è fredda, fatiscente e isolata da tutto. Per amore del consorte, la donna cerca di passarci sopra, ma non stravede per il progetto che lui carezza: fare diventare la casa una fattoria dove allevare cavalli. Ben presto si capisce che per la donna non si preannuncia un periodo facile.
Oltretutto durante la notte la protagonista si risveglia spesso a causa di misteriosi rumori provenienti dalla casa che sembra udire soltanto lei (anche perché la ragazza non è messa male a sesto senso, come si evince nel prefinale) e che rendono il tutto ancora più duro e inquietante per lei. Elisa, a poco a poco diventa sempre più ombrosa, preoccupata e ostile, anche nei confronti dei pochi vicini (si fa per dire!), in particolare verso la padrona della casa, interpretata da Pochi Ducasse, personaggio che si rivelerà molto importante, per i buoni consigli elargiti alla donna in crisi.

Se ci trovassimo di fronte a certo cinema americano, probabilmente il tutto prima o poi scivolerebbe nell'horror o nel tragico, ma Belón e la sua co-sceneggiatrice Valeria Radivo decidono per una soluzione meno banale, ovvero raccontare senza grandi esplosioni drammatiche il disagio della psiche, il male oscuro che rischia di avere il sopravvento sulla mente e sulla razionalità. E' sempre arduo descrivere al cinema (o in letteratura) la depressione e "El Campo" anche in questo si segnala come un esordio promettente, sebbene la scelta di semplificare l'intreccio in favore delle atmosfere possa rischiare di renderlo un film non facilissimo ai più. Va però detto che a dispetto di una trama essenziale "El Campo" non è mai noioso e la tensione regge per tutta la (non lunga) durata.
Già insieme in "Plata Quemada" di Pineiro, Leonardo Sbaraglia e Dolores Fonzi si impegnano molto nel dare credibilità ai loro personaggi, riuscendo bene a rendere il quadro di una coppia che malgrado i problemi non ha smesso di amarsi e desiderarsi. Trattandosi però di un film che racconta anche un difficile rapporto tra uomo e ambiente, gli spazi e i paesaggi diventano coprotagonisti e quindi un contributo fondamentale è quello dato dalla bella fotografia di Guillermo Nieto, collaboratore abituale di Pablo Trapero, che immerge tutto nei colori freddi e sbiaditi che ben riflettono gli stati d'animo dei personaggi nella storia.
Sentimenti che si rischiarano in un epilogo tenero e affettuoso, nel quale la moglie fragile, adesso rinfrancata, cerca di consolare il marito giù di corda. "Non c'è bisogno di fare niente, bisogna  solo vivere", una bella lezione imparata dalla campagna e dal campo.


03/09/2012

Cast e credits

cast:
Leonardo Sbaraglia, Dolores Fonzi, Juan Villegas, Pochi Ducasse, Matilda Manzano


regia:
Hernán Belón


distribuzione:
Cinecittà Luce


durata:
85'


produzione:
Bastiana Films


sceneggiatura:
Hernán Belón, Valeria Radivo


fotografia:
Guillermo Nieto


scenografie:
Walter Cornás


montaggio:
Natalie Cristiani


costumi:
Anna Franca Ostrovsky


musiche:
Antonio Fresa, Luigi Scialdone


Trama
Elisa e Santiago lasciano con la figlioletta pera andare a vivere in campagna ma il soggiorno si rivela meno tranquillo del previsto, specie per la donna
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