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recensione di Diego Testa
7.0/10

Opera prima di Aratxa Echevarría, "Carmen y Lola" racconta l’emancipazione di due ragazze rom dalla famiglia, dalla tradizione, dallo stato minoritario indotto.
Vivere in una famiglia di gitani significa per Carmen, 18 anni, attendere con impazienza il matrimonio secondo regole religiose, seguitando il percorso tradizionale che la sua famiglia ha tracciato. Per Lola invece, ancora minorenne, la discendenza gitana costringe i suoi desideri ingabbiati in limiti e pregiudizi provenienti dall’esterno quanto dalla propria casa, barriere eteronome contro il suo amore per Carmen.

Il cinema di Echevarría segue la traiettoria verista per raccontare la tradizione gitana inserita nei pressi di Madrid, spostandosi tra banchi di mercato e quartieri popolari, fenomeni architettonici di una visibile ghettizzazione.
In questo ambiente si sviluppa il racconto di formazione delle due ragazze descritte in fase di sceneggiatura dalla stessa regista come oppositive. Carmen impersona il volere tradizionalista, segue un percorso che agli occhi di Lola appare come un destino obbligato. Lola invece studia per diventare insegnante, esprime la sua necessità di evadere attraverso la street art, sente di amare le donne ma non le è permesso farlo apertamente.

La regista spagnola mantiene la costante illusione di trasmutare il film a documento della realtà attraverso i tecnicismi propri del cinema del reale. La camera a mano, in continuo movimento, si accompagna alla luce naturale, seguendo l’esempio di "Dheepan" come dichiarato dall’autrice stessa. Lo sguardo rimane distante, così come i movimenti di macchina si fanno presenti ma mai invadenti tra le pareti di casa, tra i venditori ambulanti e tra le strade fuori dalla capitale. Un cast composto per larga parte di non professionisti conferma l’intento.

"Chi dice che la realtà non si può trasformare?", si legge sul muro di un’aula scolastica. Il patto verista tra autore e soggetto rappresentato viene volutamente a mancare ogni volta che "Carmen y Lola" vuole tramutarsi in racconto sentimentale, abbracciando la necessità espressiva prima che la riproduzione naturalistica. In questi momenti, dalla forma di fugaci espedienti di rottura, Echevarría fa compiere improvvisi salti al suo film, favorendo una narrazione classica.
Si compiono virate dal documentato attraverso l’uso innaturale della focalizzazione rispetto all’approccio dichiarato, innestando il suono dell’acqua durante un momento d’intimità in una piscina vuota, facendo prendere a un vetro rotto la forma di un segno familiare.

"Carmen y Lola" procede per segni tanto esemplificativi quanto semplificatori dell’apologo di emancipazione. La condizione di minorità della donna è triplice (il genere, la cultura d’appartenenza, la sessualità), dunque la rondine così come gli aerei ne prefigurano la necessità di sollevarsi da una consuetudine soverchiante; lo scambio epistolare tra Lola e Carmen è l’atto di resistenza alla famiglia bigotta.
In favore di questa semplicità, in "Carmen y Lola" non s’intende disvelare la scoperta sessuale, glissando sul rapporto fisico. L’interesse si tiene lontano dallo scandalo in favore di una vicinanza ai corpi che evochi il sentimento. Non vi si legga pudicizia quanto piuttosto un sabotaggio interno dello stile che non rinuncia a perseguire una dimensione romantica.


02/07/2019

Cast e credits

cast:
Zaira Romero, Rosy Rodríguez, Moreno Borja, Rafaela León, Carolina Yuste


regia:
Arantxa Echevarría


titolo originale:
Carmen y Lola


distribuzione:
EXIT media


durata:
103'


produzione:
Comunidad de Madrid, Instituto de la Cinematografía y de las Artes Audiovisuales, Orange S.A., Tvtec


sceneggiatura:
Arantxa Echevarría


fotografia:
Pilar Sánchez Díaz


scenografie:
Soledad Seseña


montaggio:
Renato Sanjuán


costumi:
Teresa Mora


musiche:
Nina Aranda


Trama
Carmen vorrebbe sposarsi, fare la parrucchiera e compiacere la sua famiglia, come si usa nella comunità gitana spagnola di cui fa parte. Lola invece è innamorata di Carmen, contravvenendo alle regole culturali con cui ha sempre convissuto.