Ondacinema

recensione di Matteo De Simei
6.5/10

Nessuna passione è in grado di inibire la mente dal suo potere di agire e di ragionare come la paura. Prendiamo ad esempio i vampiri, gli zombie, i fantasmi o i licantropi. Sono tutti esseri mitologici e mostruosi partoriti nel corso dei secoli, archetipi della letteratura gotica tramandati nei film horror contemporanei, dove bestialità e incorporeità concorrono a delineare la condicio sine qua non di queste figure che hanno scalfito un'impronta indelebile nell'immaginario dell'iconografia del terrore.
Ma c'è un'eccezione che conferma la regola. Risulta infatti paradossale come una delle immagini più disturbanti e inquietanti del nostro tempo appartenga a un uomo che ha la funzione di divertire e intrattenere negli spettacoli circensi. Un personaggio buffo, iridescente, col sorriso pitturato in volto. Gran parte del merito di questa fenomenologia relativa al clown malvagio degli ultimi decenni è da ricondurre a Stephen King e a uno dei suoi tanti capolavori, "It" del 1986, nel quale lo scrittore di Portland, oltre a descrivere con profonda lucidità i traumi dell'infanzia nell'età adulta, rivela la natura di un Male che imprevedibile si cela dentro alla bontà di un uomo che, almeno in apparenza, dovrebbe elargire gioie e sorrisi.

Anche l'industria cinematografica americana nel corso degli ultimi anni, ha più volte riproposto horror sfruttando l'angosciosa figura del pagliaccio-mostro. "Clown" è l'ultimo arrivato. Realizzato dopo sole tre settimane di riprese e diretto dal giovane esordiente Jon Watts, racconta l'assurda situazione in cui si ritrova un padre di famiglia che non riesce a dismettere i panni del clown dopo aver intrattenuto il figlioletto alla sua festa di compleanno. Ogni tentativo di togliere trucco, parrucca e costume si rivela inutile. È l'inizio di una progressiva e raccapricciante metamorfosi dell'uomo, che lo sceneggiatore Christopher Ford identifica sempre più a un demone dalle sembianze orripilanti.
"Clown" è una pellicola altamente imperfetta ed esposta ai più pericolosi e ridondanti cliché ma può contare sulla schietta passione dei giovani addetti ai lavori che rivela l'autenticità del progetto e sulla chiave ludica che permea l'intera realizzazione del film. Non a caso l'idea di partenza della coppia Watts-Ford nasce come un gioco con un video-trailer su Youtube dove viene chiamato in causa per puro spirito goliardico nientemeno che il produttore Eli Roth. Il regista di "Cabin Fever" e "Hostel", dopo essere venuto a conoscenza del video divenuto virale in breve tempo sulla rete, decide di contattare i due ragazzi per affidare loro la vera realizzazione di un film che prenda spunto proprio dal loro trailer.

Il risultato è un horror che omaggia la classicità del genere (la presenza di un caratterista d'eccezione come Peter Stormare la dice lunga sull'intento del progetto), dove l'effetto realistico viene spazzato via a favore di una componente psicologica e soprattutto sovrannaturale. Non a caso la pellicola sembra virare da subito la sua centralità sulla fiaba granguignolesca tipica dei fratelli Grimm, non solo per quanto concerne la cruenta sorte dei bambini ma anche in relazione all'ausilio della leggenda nordica del Cloyne (demone che vive fra i ghiacciai e scende nei villaggi per divorare un bambino al mese durante l'inverno) intorno al quale ruota la narrazione. In un presente dove il digitale detta le regole, fa piacere riscoprire un ritorno al trucco e al lattice per ricorrere agli espedienti del body horror più terrificanti, marchio di fabbrica di David Cronenberg sul finire degli anni 70. La graduale trasformazione a stadi del personaggio diviene il mezzo per rimpolpare la non brillantissima sceneggiatura con rimandi alle più celebri opere dell'horror, da "La mosca" dello stesso regista canadese a "Un lupo mannaro americano a Londra" di John Landis dal quale si ripresenta l'identica funzione del mostro protettivo e, per certi versi, ancora umano nei riguardi dei suoi cari. "Io e Ford abbiamo voluto vedere come delle persone buone se la sarebbero cavata di fronte al male vero. E di certo in questo film c'è più di un mostro".

Una pellicola come "Clown" non può certo permettersi di liberarsi dalle catene che ormai imprigiona la quasi totalità delle mediocri produzioni horror americane ma ha il merito di evidenziare i propri limiti senza paura, enfatizzando altresì i caratteri più "classici" e rappresentativi dell'horror cinematografico degli ultimi decenni senza rinunciare all'humor nero e all'autoironia (un altro omaggio, questa volta al Sam Raimi de "La casa") che permette al film di non prendersi troppo sul serio. L'elenco delle cose da rivedere è corposo, ma in "Clown" colpisce la lealtà e la passione ludica fuori dagli schemi dell'operazione messa in piedi da Roth, non una cosa da niente in questi tempi di magra allucinante sul fronte horror a stelle e strisce.


14/11/2014

Cast e credits

cast:
Andy Powers, Laura Allen, Christian Distefano, Elizabeth Whitmere, Peter Stormare


regia:
Jon Watts


distribuzione:
M2 Pictures


durata:
99'


produzione:
Cross Creek Pictures, Vertebra Films, Zed Filmworks


sceneggiatura:
Christopher D. Ford, Jon Watts


fotografia:
Matthew Santo


montaggio:
Robert Ryang


musiche:
Matthew Veligdan


Trama
Kent organizza a suo figlio una festa per il suo decimo compleanno con tanto di clown al seguito. Ma all'ultimo l'intrattenitore dà forfait e Kent è costretto a cavarsela da solo, dopo aver trovato fortunosamente un vecchio costume da pagliaccio. Finita la festa, Kent si addormenta con il costume ancora indosso, ma il mattino seguente non riesce più a toglierselo...