Ondacinema

recensione di Giancarlo Usai
3.5/10

Quando una major importante, multinazionale della distribuzione, si adopera per portare anche nelle sale italiane una commedia americana davvero scarsa ci chiediamo, in modo del tutto naturale: ma che senso ha? Dov'è la ragione che, agli inizi di un caldissimo luglio, spinge la Warner Bros., tanto per fare nomi, a distribuire nei nostri cinema un film costruito in maniera demenziale come questo "Duri si diventa", quando, oltre tutto, ne circolano già versioni di differente qualità sulla Rete? Sono i fantomatici "avanzi di magazzino", titoli ormai acquistati dalla produzione e rimasti lì ad ammuffire in attesa di un weekend adatto all'uscita. E dato che il momento buono per film con pochissimo appeal non arriva mai, ecco allora l'uscita in extremis, fra luglio e agosto.

James King è un manager milionario, fregato dal suo capo, condannato per frode a dieci anni di carcere. Il coraggio e la dignità non sono mai stati il suo forte, ecco perché è a dir poco terrorizzato dall'idea di finire in un penitenziario di massima sicurezza. Ha bisogno dunque di un'infarinatura generale e la chiede a un presunto ex galeotto, il gestore di un autolavaggio Darnell, che siccome è nero viene scambiato per un poco di buono e per questo trattato come un avanzo di galera dal protagonista. E siccome Darnell non si tira mai indietro, lascia credere a James di essere davvero un mezzo criminale che sa come va il mondo della prigione.

Il film, praticamente, finisce qui, dopo circa trenta minuti. Tutto il salvabile è concentrato infatti nella prima mezzora, allorché l'esordiente Etan Cohen, nato a Gerusalemme ma cresciuto nel Massachussets, si concede un minimo di acume da dietro la cinepresa e si diverte a mettere alla berlina lo stile di vita, opulento ma sconsiderato, di King. Poi, la sceneggiatura inizia uno sciopero bianco e praticamente tutto il resto della narrazione è affidata a gag a ripetizione sulle lezioni di sopravvivenza impartite da Darnell. A quel punto anche la regia diventa ingiudicabile, dato che si limita a porsi come spettatrice alla vena comica del duo Will Ferrell - Kevin Hart. Ed è anche questo un errore, visto che i due protagonisti tutto sanno fare fuorché contenere gli eccessi cabarettistici del loro stile recitativo aggressivo.

Alcuni sketch sono indovinati, alcuni spunti politicamente scorretti, anche se al limite del cattivo gusto, sono anche divertenti (pensiamo a tutte le allusioni dello spaventato James che impazzisce all'idea di venire violentato in cella). Ma è la noia la vera compagna nella visione di tutta l'ora centrale che conduce fino al finale. Sono quei film che vanno bene per una serata di zapping in tv, forse, quando non trovando di meglio veniamo attirati dalla scena comica del momento e ci soffermiamo per due risate senza troppi pensieri. Però l'idea di dedicare più di un'ora e mezza del proprio tempo per una visione completa, questo forse è troppo e non saremo certo noi a consigliarvelo. 


06/07/2015

Cast e credits

cast:
Will Ferrell, Kevin Hart, Craig T. Nelson, Edwina Findley, Dan Bakkedahl


regia:
Etan Cohen


titolo originale:
Get Hard


distribuzione:
Warner Bros.


durata:
100'


Trama
Quando il ricchissimo manager James King che gestisce fondi di investimento viene accusato di frode e destinato al carcere di San Quentin, il giudice gli dà 30 giorni per rimettere in ordine i propri affari. Disperato, King si rivolge a Darnell Lewis per riorganizzare il lavoro, convinto però che a poco servirà e che è destinato a trascorrere il resto della vita in carcere. Eppure, malgrado la scarsa fiducia, i due uomini faranno qualunque cosa necessaria perché James possa "diventare tosto" e, nel processo, scopriranno quanto si sbagliavano su tante cose - compreso il giudizio che avevano l'uno dell'altro.