Ondacinema

recensione di Alessio Cossu
5.5/10

Per quanto sia stato premiato in sei festival e selezionato per le Giornate degli autori alla 77ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, "Est - Dittatura Last Minute", ora disponibile su diverse piattaforme, nonostante il titolo accattivante e il soggetto potenzialmente valido rappresenta un successo solo parziale sulla via del rinnovamento del road movie made in Italy. 

Il soggetto del film è tratto da un libro, "Addio Ceauşescu", a sua volta ispirato a una vicenda realmente accaduta, ovvero il viaggio nei Balcani compiuto da tre romagnoli poche settimane prima della fine della dittatura in Romania. Con la spensieratezza propria dei ventenni, l'idea dei tre è di finanziarsi il viaggio fai da te con la vendita di prodotti italiani (tra i quali spiccano sigarette, cioccolata e biancheria intima femminile) che all'Est possano fare gola considerata la difficoltà con cui vengono reperiti a causa delle limitazioni imposte dal dirigismo di stampo socialista. Nella capitale magiara, tuttavia, l'economia occidentale ha già fatto capolino da qualche settimana a causa del confine austriaco diventato ormai poroso, e uno dei giovani propone addirittura di porre fine al viaggio. Nel corso di una delle telefonate verso l'Italia, però, uno sconosciuto rumeno di mezza età dall'aspetto umile e dimesso, ma dai modi compiti, carpita l'intenzione dei tre di proseguire per Bucarest, dove ancora il governo socialista resiste saldamente in sella grazie alla dittatura di Nicolae Ceauşescu, chiede loro di consegnare alla propria famiglia una valigia contenente dei doni. Lo sconosciuto, Emil, dichiara di aver lasciato Bucarest da diverso tempo. A questo punto del film entra opportunamente in gioco una delle regole auree del road movie: la differente personalità dei protagonisti all'inizio del viaggio. Bibi (Jacopo Costantini) è il più guascone, ma anche impulsivo e a tratti ingenuo; Pago (Matteo Gatta) è l'autista, più colto che acuto; Bice è quello più intelligente, più aperto, ma anche estremamente puntiglioso, sospettoso e diffidente. Fiutata l'opposizione degli altri due, Bibi, commosso dalla vicenda umana del dissidente, ne carica furtivamente la valigia nell'autovettura. Superati anche grazie a una generosa dazione di salumi italiani i controlli in dogana, i tre si accorgono di essere seguiti e così, soprattutto per le reiterate e vocianti richieste di Bice, si liberano della valigia gettandola dal finestrino. Dopodiché, l’auto che li inseguiva scompare dallo specchietto retrovisore. Quando però i tre attraversano i primi villaggi della Romania e dalle abitazioni, dalle strade, dai veicoli incontrati e soprattutto dai volti dei passanti emerge l’estrema indigenza dovuta alla soffocante dittatura, proprio Bice, che più degli altri aveva voluto sbarazzarsi della valigia, chiede ora di recuperarla e consegnarla alle legittime destinatarie. Inizia dunque l'inevitabile evoluzione del personaggio, irrinunciabile stilema di ogni road movie che si rispetti. Evoluzione significativamente marcata dal giovane ripreso dall’esterno della vettura verso l'interno, silenziosamente meditabondo, isolato e all’asciutto nel comodo abitacolo, fisicamente separato dalla realtà circostante battuta dalla greve pioggia, ma idealmente già in contatto più umano con essa. Il regista, tuttavia, a questo punto sorvola su ogni possibile confronto tra i protagonisti, perdendo di fatto l'occasione per un'ancor più profonda sfaccettatura degli stessi e giocando invece la carta dell’unanime e silente concordia. Silente anche perché a parlare sono le immagini del film, inframezzate in montaggio parallelo da quelle realizzate dai protagonisti reali del viaggio, il tutto sul sottofondo extradiegetico di "L'ombra della luce" di Franco Battiato. La scelta è apprezzabile in quanto il brano, con la sua ossimoricità, è il giusto tappeto sonoro su cui rivedere le proprie convinzioni, per prendere coscienza, in definitiva, della molteplicità dei punti di vista. La musica, e non solo in questo frangente, gioca un ruolo di primo piano in quanto canale comunicativo privilegiato tra i viaggiatori e coloro che li accoglieranno: i Rumeni conoscono le canzoni italiane, le cantano, e Pago regala alcune delle sue musicassette; l'incipit stesso del film si era aperto sulle note di "Felicità" di Al Bano, canzone emblematica perché assume un significato diametralmente opposto a seconda di chi l'ascolti: per gli Italiani o, ampliando l'orizzonte geopolitico, per l'Occidente europeo, pur nella sua semplicità, rappresenta la reificazione sonora di un innegabile status socioeconomico privilegiato, per i Rumeni, invece, assume un retrogusto decisamente amaro in quanto emblema di un anelito inappagato. Nonostante gli imprevisti del viaggio, legati principalmente al fatto che i tre vengono successivamente pedinati e tenuti d’occhio dalla Securitate, la famigerata polizia segreta, essi riescono a consegnare la valigia alla moglie e alla figlia di Emil. Una delle sequenza più riuscite è proprio questa: il tempo della diegesi si dilata, a parlare sono i volti stupefatti della moglie e della figlia del fuoriuscito, rapiti nella contemplazione del contenuto della valigia. Quanto al finale, in verità alquanto sbrigativo, i tre giovani, tornati in patria, seguiranno ora con inedito interesse le drammatiche immagini trasmesse dalla televisione che documentano il crollo di una delle dittature più feroci del secondo novecento. Ora, la meta di quello che è stato il loro viaggio appare molto più vicina, anche se la distanza geografica direbbe il contrario: è il segno che la metamorfosi dei protagonisti (e non solo) è avvenuta. 

"Est - Dittatura Last Minute" è gradevole per la semplicità con cui gli interpreti si approcciano al loro ruolo e per il fatto che il road movie mantenga, nonostante qualche momento di tensione, il piacevole tono da commedia. Rispetto a "Marrakesh Express" di Gabriele Salvatores, il rivitalizzatore del road movie in Italia, Antonio Pisu rimette al centro del viaggio un gruppo di giovani, decisamente più congeniali al genere, giacchè la spontaneità, la curiosità e l’inesperienza rappresentano la molla più genuina alla base del viaggio. Manca tuttavia al regista il coraggio di approfondire ulteriormente il rapporto tra i protagonisti, cosa che avrebbe garantito ai personaggi un maggior spessore, a costo di sollevare più interrogativi nello spettatore, come ad esempio in "Easy – Un viaggio facile facile" (Andrea Magnani, 2017). Per l'atmosfera plumbea di alcune scene, per la fotografia desaturata (anche la scelta di ambientare il film in autunno non è casuale) e per il contesto storico evocato, il film presenta a tratti una vicinanza ad altre pellicole, come ad esempio "Le vite degli altri" (Florian Henckel von Donnersmarck, 2006).


29/04/2021

Cast e credits

cast:
Lodo Guenzi, Jacopo Costantini, Matteo Gatta, Paolo Rossi Pisu, Liviu Cheloiu, Ioana Flora, Claudiu Trandafir


regia:
Antonio Pisu


titolo originale:
Est - Dittatura Last Minute


distribuzione:
Genoma Films


durata:
105'


produzione:
Maurizio Paganelli


sceneggiatura:
Antonio Pisu


fotografia:
Adrian Silisteanu


scenografie:
Iuliana Vilsan, Paola Zamagni, Alexandra Takacs


montaggio:
Paolo Marzoni


costumi:
Magda Accolti Gil, Luminita Mihai


musiche:
Davide Caprelli


Trama

A neanche due mesi dalla caduta del muro di Berlino, i tre venticinquenni Pago, Bice e Bibi, lasciano Cesena in cerca d’avventura: qualche giorno di vacanza, purchè però in un paese dell’Est, dove ancora resiste il regime socialista. A Budapest conoscono un fuoriuscito rumeno che vuole affidare loro una valigia da consegnare alla famiglia che ha lasciato a Bucarest. Quella valigia cambierà sensibilmente i tre giovani.