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recensione di Alberto Mazzoni
8.0/10

Sul versante occidentale, ovvero quello verso il Pordoi, sono in funzione sette Gazex: sono grossi tubi che spuntano dal terreno, collegati a due depositi contenenti una miscela di ossigeno e propano.

Grazie a un sistema computerizzato, è possibile comandare le esplosioni di questa miscela.

Sono le vibrazioni e lo spostamento d'aria provocate dallo scoppio a innescare il distacco della valanga. L'impianto (...) serve a mettere in sicurezza le piste Salere e Fodoma, indispensabili per garantire la fruizione della Sellaronda.

Le operazioni di messa in sicurezza vengono fatte prima dell'apertura.

Dal Corriere delle Alpi


La neve immacolata. Dal finestrino dell'aereo, le Alpi sembrano più paradisiache delle nubi sovrastanti, un susseguirsi frattale di valli bianche e vette. Scendendo ad altezza d'uomo, andando nei luoghi degli uomini sulle montagne, i dettagli artificiali emergono ed è su questi che si sofferma Ostlund, il talentuoso regista/sceneggiatore di "Forza maggiore". Non c'è inquadratura fissa o carrellata sulle nevi che non includa un tubo per le esplosioni controllate, i pali e i cavi della teleferica o simili, e le piste di notte sono percorse da file di gatti di neve come insetti meccanici. L'azione di sciare è bella, ma per quei minuti di discesa si pagano tutta una trafila di code, armadietti, mettersi e togliersi tute e scarponi, e su queste azioni Ostlund si concentra.

Pare evidente la metafora sulla famiglia. Siamo d'accordo, niente di più bello di innamorarsi , far nascere e veder crescere figli e passare la vita assieme, quella è la neve. Ma la famiglia borghese è l'impianto sciistico, pieno di scricchiolii, forzature, dettagli che rovinano l'insieme e operazioni che dobbiamo fare ma eviteremmo volentieri. Non che il libero amore sia la soluzione - i personaggi secondari della cougar in libera uscita e della coppia lui quarantenne divorziato lei ventenne alternativa appaiono tristi come la famiglia dissezionata dal film, solo più superficiali perché è mancato loro il momento di verità che per i protagonisti è stata la valanga allo chalet in cui il padre ha preso lo smartphone (ci torniamo), i guanti e ha lasciato sola la madre a proteggere i figli. Non è successo niente, ma avrebbe potuto.

Visto che Ostlund (anche sceneggiatore) ai punti deboli della famiglia ci ha pensato, il problema vero è tanto l'atto in sé quanto la miseria dei comportamenti messi in atto dal padre per far sopravvivere la famiglia con questa verità. Primo passo, far finta di nulla. Secondo passo, negare l'evidenza. Terzo passo, spostare i riflettori sull'impropria reazione della moglie, piuttosto che sulle proprie azioni. Il quarto passo, quello più meschino: "Sono fatto così". Per fortuna la storia si muove principalmente a fianco della moglie - cosa deciderà di fare? - cosa desidera adesso e cosa deve fare per ottenerlo?

"Forza maggiore" è un bel film, pieno di idee narrative e registiche. Non è lo "Scene da un matrimonio" dei nostri tempi, sarebbe troppo chiedere, ci sono alcuni passaggi forzati e il potenziale del film forse non si dispiega fino in fondo. Si ha la sensazione (la speranza) che per il regista e i suoi spettatori il meglio debba ancora venire. Ma non si può non festeggiare quando un autore finora conosciuto solo in patria si affaccia sulla scena europea con questo stile.

Ostlund sa selezionare le inquadrature in modo tale che siano belle a vedersi e funzionali alla storia. Per questo molte sono fisse per scene intere e i personaggi si dibattono all'interno di cornici immobili. Particolarmente efficace, ad esempio, la cena con gli amici, tutti a sedere ben visibili, tranne la madre che cammina nervosamente attorno al tavolo con la testa tagliata dall'inquadratura, quasi fosse un fantasma. L'economia dei movimenti di macchina è un efficace principio, ma non raggiunge gli estremi del rigore di un Mungiu: la tensione del leggero restringersi dell'immagine può alternarsi a movimenti sereni e ariosi. E non si ha mai, mai la sensazione di scene dilatate oltre misura. Ci sono anche tre brevi scene "aliene", a riprova della libertà espressiva: una scena di e(c)stasy da discoteca quasi onirica, e due soggettive fulminee, una presa da un drone giocattolo e una dalla telecamera "da casco" dell'amico di famiglia. Questo personaggio (che, me lo sono chiesto tutto il film, è in effetti interpretato dal vice-capo dei Bruti in "Trono di Spade") è anche protagonista di un'altra scena a camera fissa eccezionale: lui e il padre sulle sdraio al rifugio che cercano di riposarsi, in silenzio in mezzo alla musica, in mezzo alla folla ma soli nell'inquadratura, finché una giovane ragazza non invade il loro spazio...

Dai droni agli smartphone, "Forza maggiore" è anche un film in cui la sceneggiatura, senza farlo pesare, ben rappresenta l'estensione e la continuità dell'impatto delle tecnologie personali nelle nostre vite, e non a caso il regista afferma di essere partito da un video virale amatoriale di una situazione analoga a quella della valanga, e il video stesso girato dal padre nell'occasione avrà un certo ruolo nella vicenda. Visto che ai video virali amatoriali dovevamo pure l'esistenza di "Spring Breakers", direi che iniziamo a essere decisamente debitori verso questa forma di comunicazione...

Oltre all'ottimo lavoro sulla sceneggiatura e sull'immagine, un altro aspetto notevole di "Forza Maggiore" è la cura dell'aspetto sonoro. Il silenzio può essere progressivamente riempito dal risuonare del vuoto degli alberghi stile "Shining", dal battito cardiaco di chi è in scena, da una lontana e fastidiosa musica da discoteca, e il vento può essere sostituito dal cigolare di una teleferica, in una soggettiva dei suoni che aggiunge un livello veramente ricco alla pellicola. Dato che, oltre all'usuale degrado dell'immagine, tutto questo aspetto del film andrà perso se vedrete il film in televisione o su un portatile, fatevi il favore di vederlo al cinema se leggete questa recensione in tempo.


09/05/2015

Cast e credits

cast:
Lisa Loven Kongsli, Johaness Kuhnke, Kristofer Hivju


regia:
Ruben Ostlund


titolo originale:
Turist


distribuzione:
Teodora FIlm


durata:
120'


produzione:
Plattform Produktion


sceneggiatura:
Ruben Ostlund


fotografia:
Fredrik Wenzel


montaggio:
Jacob Secher Schulsinger


musiche:
Ola Fløttum


Trama
Padre fugge durante valanga poi quando ritrova i familiari incolumi fa finta di niente