Ondacinema

recensione di Alberto Mazzoni
8.0/10

 

"Il pregio principale del teatro epico, basato sullo straniamento,
 il cui scopo è rappresentare il mondo in maniera che divenga maneggevole,
è precisamente la sua naturalezza, il suo carattere tutto terrestre, il suo umorismo (...)"
B.B.

"E adesso Margot Robbie coperta di schiuma vi spiegherà cos'è un CDO
(Collateralized Debt Obligation)"
da "La grande scommessa"

 

 

Appena finite le vacanze quale modo migliore di tornare al cinema che una bella commedia, dal ritmo veloce, piena di bellezza Hollywoodiana, dai dialoghi divertenti e dalle mille gag? Proprio nessuno. Per questo vi consigliamo di andare a vedere prima possibile "La grande scommessa".
La trama forse la conoscete già. Negli anni immediatamente precedenti al 2008 alcuni meccanismi legislativi e finanziari hanno permesso un arricchimento straordinario di una ristrettissima fascia di investitori, basato sostanzialmente sul niente. Quando questa bolla è scoppiata, il conto lo hanno pagato non gli investitori ma gli stati, che a loro volta da allora lo stanno facendo cadere sulle fasce più debole della popolazione. Gli investitori sono tornati tranquilli ad arricchirsi creando la prossima bolla. Lo sappiamo tutti, ma ci infastidisce pensarci, perché è noioso e soprattutto poi ci sentiremmo un po' fessi ad accettare tutto questo, o no?  

A raccontarci cosa è successo da un punto di vista limpido e originale ci pensa Adam McKay con questo film, assieme a una squadra di star da far invidia agli Oceans di Soderbergh e al superbo Hank Corwin, già addetto al montaggio di Oliver Stone e Terrence Malick, che contribuisce a confezionare un film che è anche una esperienza esaltante per gli occhi.

"La grande scommessa" è quindi divertente, bello da vedere ed estremamente brechtiano. McKay ha come priorità la funzione del film: far comprendere a una fascia più ampia possibile di americani (e non) cosa è successo veramente nella crisi del 2007/2008 le cui conseguenze si vedono ancora adesso. L'ostacolo apparentemente insormontabile è che i meccanismi che hanno permesso prima la bolla, poi la sua crisi, poi il far pagare la crisi alla fascia più  debole della popolazione sono complicati e noiosi. E allora ci vuole una storia che contenga passaggi didascalici ma sia avvincente, e le spiegazioni devono essere fatte dall'attore che ha fatto Batman (Bale) e da vecchi e nuovi sex symbol (Pitt, Gosling, Robbie, Gomes) con l'intento esplicitamente dichiarato di fare entrare concetti importanti nella nostra zucca vuota. I personaggi secondari sono smaccatamente simbolici: l'agenzia di rating è cieca, l'organo di controllo una sciacquetta etc. McKay infatti usa tutti i trucchi di Hollywood necessari e mentre li usa li dichiara: la voce off che scherza sul suo ruolo, il momento chiave che è smontato subito dopo ("non è accaduto veramente così", o "crediateci o no, è accaduto veramente così"). Non è il tipo di spettacolo a cui siamo abituati, e nei primi dieci-quindici minuti lo straniamento brechtiano non può non turbare lo spettatore. Ma la ragazza seduta vicino a me che dopo 5 minuti ha detto con l'amica "ma che è sto film" ed ha acceso lo smartphone, dopo 10 lo ha spento di nuovo, e alla fine del secondo tempo rideva alla battute sulle obbligazioni. Difficile immaginare una prova più forte dell'efficacia del metodo McKay.

Un paragrafo a parte lo meritano i protagonisti e i loro interpreti. McKay sa che la narrazione ha bisogno di eroi che affrontano e superano una sfida. Ecco quindi un gruppo di investitori che scommette tutto - sostanzialmente all'insaputa l'uno dell'altro - sul fallimento del mercato immobiliare perché non crede alle  panzane dei media dei politici e delle banche. I singoli individui che hanno ragione contro il sistema avido che ha torto marcio: gli eroi perfetti. Peccato che McKay, coerentemente alla sua poetica, chiarisca molto esplicitamente che non sono eroi: Gosling, l'affascinante bastardo, dichiara e ribadisce di agire solo per soldi, il mattoide Bale non fa che ripetere che lo fa solo per seguire il suo autismo numerico, i due protetti di Pitt perché vogliono sedere al tavolo dei grandi e l'unico personaggio empatico è Steve Carrell (che già amammo in "Foxcatcher") anche se pure lui alla fine...
"La grande scommessa" è un film così notevole da costringere di fatto il cinefilo a recuperare i film precedenti di McKay & Carell, pure quelli con titoli come "Anchorman 2 - Fotti la notizia". Non perdetelo.


09/01/2016

Cast e credits

cast:
Ryan Gosling, Brad Pitt, Steve Carell, Christian Bale, Margot Robbie


regia:
Adam McKay


titolo originale:
The Big Short


distribuzione:
Universal Pictures


durata:
130'


produzione:
Plan B


sceneggiatura:
Adam McKay


fotografia:
Barry Ackroyd


montaggio:
Hank Corwin


musiche:
Nicholas Brittel


Trama
Investire contro il sistema finanziario americano