Ondacinema

recensione di Giuseppe Gangi
6.5/10

"Herzog incontra Gorbaciov" mantiene la promessa del titolo: il film-intervista si scioglie nel documentario più classico che, attraverso documenti d'epoca e immagini di repertorio, tenta una sintesi della vita, dei successi e delle sconfitte di Michail Sergeevič Gorbačëv, una delle personalità politiche centrali nell'ultimo quarto del Novecento. L'incipit serve a sciogliere il ghiaccio: il tedesco Herzog fa notare al russo Gorbaciov che probabilmente il primo tedesco che ha conosciuto l'avrebbe voluto uccidere. L'ex presidente dell'Unione Sovietica ricorda invece una fattoria vicina dove viveva una famiglia di origine tedesca, che faceva degli squisiti biscotti allo zenzero: è il ricordo sereno di un bambino cresciuto in una zona rurale e piuttosto povera, resa ancora più povera dalla Seconda guerra mondiale. Nella prima parte di "Herzog incontra Gorbaciov" si racconta dell'infanzia e della giovinezza del politico a Privol'noe, del lavoro del padre come trattorista, dei suoi eccellenti risultati da studente tali da consentirgli di frequentare l'università a Mosca, la breve esperienza da avvocato e la carriera politica, che ricomincia dal territorio Stavropol, il kraj da cui era partito.

Gorbaciov è amato e sostenuto dai suoi concittadini, ma stimato solo da una parte del partito comunista perché gioca il ruolo della spina nel fianco: percorre in lungo e in largo la propria regione, facendo anche chilometri e chilometri a piedi, per raggiungere i villaggi più sperduti e registrare i malfunzionamenti e le mancanze nella vita dei contadini russi. Uno dei suoi maggiori traguardi è l'inaugurazione del grande canale di Stavropol, una grande opera più volte rimandata: a tal proposito, Herzog mostra un filmato in cui un già malandato e farfugliante Leonìd Brèžnev premia Gorbaciov. È un momento chiave del documentario poiché Herzog monta uno dopo l'altro, con pungente ironia, i funerali di Stato dei tre segretari che si svolgono seguendo la medesima liturgia. Il regista incastra l'ascesa alla segreteria del partito di Gorbaciov alla successiva morte di Brèžnev, per poi proseguire con le dipartite degli eredi Andropov e Černenko, due uomini anziani e malati che, insieme allo storico predecessore, simboleggiano la decrepitezza del potere sovietico e l'usurante corruzione delle sue strutture. Quando Gorbaciov succede a Černenko ha 54 anni e una chiara visione di cosa serve per riformare l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche: un compito arduo che il leader è però pronto ad assumersi.

Lech Wałęsa, storico sindacalista e politico polacco, intervistato dalle camere del regista tedesco asserisce che, dopo aver conosciuto Gorbaciov, gli apparve palese come questi avrebbe involontariamente contribuito alla dissoluzione dell'URSS, un sistema sclerotizzato nel quale ogni cambiamento strutturale presto o tardi si sarebbe rivelato letale. Illustrando gli anni della perestrojka, durante i quali Gorbaciov promosse una nuova politica e principi rivoluzionari – la trasparenza, glasnost' – per le pratiche del Partito Comunista, Herzog tratteggia la tragicità della parabola dell'ultimo segretario generale dell'URSS. Rispondendo a una domanda del regista, Gorbaciov dice che, come epitaffio, vorrebbe scritto sulla sua lapide "C'abbiamo provato": perché, se è indiscutibile il ruolo decisivo del leader sovietico nel mettere la parole fine alla Guerra Fredda, è altrettanto vero che la sua azione di ristrutturazione dell'Unione Sovietica  ne ha accelerato il processo di disgregazione attraverso quei movimenti indipendentisti nazionali, nei confronti dei quali ha preferito un atteggiamento morbido che facesse dimenticare le precedenti e aggressive occupazioni militari del regime.
In "Herzog incontra Gorbaciov" emerge soprattutto la grande empatia del regista nei confronti del suo interlocutore, ritratto come un uomo fondamentalmente buono, il cui volto è ora segnato dalla vecchiaia e dalle malattie, che risponde ponderando attentamente le parole e che guarda con una certa malinconia alle scelte effettuate nel passato. Gorbaciov è il socialista che più di ogni altro ha aiutato alla demolizione della cortina di ferro (e sono suggestive le immagini della catena umana in Lituania) e col quale tutti dovremmo sentire un debito di gratitudine: da tedesco, Herzog afferma che la riunificazione della Germania è stato un evento lungamente sperato per il quale il suo nome è ammirato nella sua nazione. Se a questo si aggiunge il prezioso lavoro svolto per il processo di disarmo nucleare, per il quale, avverte il politico russo, si stanno ora facendo vistosi e pericolosi passi indietro, il ritratto di Gorbaciov non può che essere positivo, se non addirittura eroico. Un eroe tragico che ha lottato contro i mulini a vento del suo partito che, alla fine, l'ha fagocitato dopo il colpo di Stato ordito anche da Boris El'cin, il quale diverrà il primo Presidente della Repubblica Russa. Certo, Herzog dedica pochi minuti al disastro nucleare di Černobyl, per il quale la glasnost' è venuta meno, e sorvola sugli imbarazzi creati dai movimenti indipendentisti, affrontati in maniera contraddittoria dall'amministrazione Gorbaciov. Al contrario, in un sincero slancio sentimentale, il regista sfrutta le immagini del documentario "Gorbachev. After Empire" (2001) per mostrare la solitudine dell'uomo e il profondo dolore per la precoce morte della moglie Raisa.

Se è vero che il '900, il secolo breve, trova storicamente il suo ultimo atto nella caduta del muro di Berlino, avvenuta nel novembre del 1989, allora incontrarne uno degli (involontari) artefici significa dialogare con un passato che si sta allontanando e che dobbiamo elaborare, poiché i suoi fantasmi (la guerra fredda, il nucleare) continuano ad agitarsi intorno a noi. Filmando il dialogo con l'ottantottenne Gorbaciov, Herzog si mette da parte e mette da parte le pratiche formali che informano il suo cinema documentario, spesso ibrido e sperimentale, per abbracciare l'uomo che ha davanti e sigillarne con commozione il testamento umano e politico.


20/01/2020

Cast e credits

cast:
Mikhail Gorbaciov, Werner Herzog, Miklos Nemeth, George Shultz, Lech Wałęsa, André Singer


regia:
André Singer, Werner Herzog


titolo originale:
Meeting Gorbachev


distribuzione:
I Wonder Pictures


durata:
90'


produzione:
Werner Herzog Filmproduktion


fotografia:
Richard Blanshard, Yuri Barak


montaggio:
Michael Ellis


musiche:
Nicholas Singer


Trama
Il regista Werner Herzog incontra tre volte, nell'arco di sei mesi, Mikhail Gorbaciov, l'ultimo segretario del Partito Comunista sovietico. Sono occasioni preziose per ricostruire, oltre all'ascesa politica di Gorbaciov e il crollo dell'URSS, l'impegno costante di "Misha" verso il disarmo e l'uscita dall'era della Guerra fredda. La modalità è quella dell'intervista priva di filtri intermedi o costruzione scenografica, e con campi stretti sui due interlocutori. Tra uno scambio e l'altro, sono interpellati a dare il loro contributo specialistico anche altri protagonisti di quella stagione...