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recensione di Marco Conte
6.5/10
Tutta estera la produzione per questo secondo lungometraggio firmato Asia Argento e tratto dall'omonimo romanzo di JT Leroy scritto all'età di 18 anni.

La vicenda narra la storia di Jeremiah, (s)fortunato figlio della poco responsabile Sarah, giovane mamma alle prese con una vita a dir poco stravagante ricca di sesso e droga.

Il film è incentrato sulla trasformazione psicologica del piccolo, frequentemente abbandonato e poi riaccolto dalla singolare mamma tramite esperienze a volte divertenti e a volte meno, ma raccontate sempre con una certa personalità.

Non può lasciare indifferenti (nel bene o nel male) il contrappunto linguistico/figurativo dello stile prescelto dalla regista romana, che non concede nulla allo spettatore sottoponendolo a una personalissima volontà dell'imporre senza scendere a compromessi. Spazi stretti e claustrofobici, movimenti sbronzi ed eclettici, campi che concedono respiri solo nei rari totali, ma che scandiscono il ritmo per mezzo di dettagli, primi e primissimi piani. Scorci di viaggio interiore, fisico, allucinatorio, che si mostrano nel modo più istintivo e immediato possibile. Spazio e tempo sembrano essere le due componenti privilegiate della Argento che riesce bene nella dinamica del modellamento - psicologico dei protagonisti - e - degli eventi -.

Elementi che parlano a prescindere dalla propria organicità, elementi non-viventi che comunicano simulando i metodi di comunicazione umani. Punti di vista inusuali e apparentemente arbitrari che si amalgamano appropriatamente allo stile decadente e frammentario. Ottima la scelta delle interpretazioni che rendono contrastanti e conflittuali i rapporti interiori/esteriori di ogni personaggio, a cominciare da quelle pensate per Jeremiah, interpretato da Dylan e Cole Sprouse. Le immagini di questi due bravi e belli attorini rimarranno icone del film nello schema mentale dello spettatore.

Se pur la divertente e scorrevole narrazione riesce a dimostrarsi tale durante la prima parte del film, nonostante la claustrofobia spaziale, nella seconda stanca e si scarica per inerzia.

Probabilmente uno dei difetti più considerevoli di questo film è l'aver rapportato in maniera poco coesa la presenza di alcuni ruoli, evidenziando un paradossale ingabbiamento della trasposizione cinematografica (come ad esempio la nonna interpretata da Ornella Muti).

Sicuramente un film non sprovveduto, che denota quelle libertà espressiva e "linguistica" latitanti troppo spesso nel cinema di casa nostra, almeno in quello ben distribuito.


05/06/2008

Cast e credits

cast:
Asia Argento, Winona Ryder, Peter Fonda, Ornella Muti, Dylan Sprouse, Cole Sprouse, Marilyn Manson


regia:
Asia Argento


titolo originale:
The heart is deceitful above all things


distribuzione:
Minerva


durata:
97'


sceneggiatura:
Alessandro Magania, Asia Argento (dall'omonimo romanzo di J.T. Leroy)


fotografia:
Eric Alan Edwards


Trama
Dal romanzo autobiografico di JT Leroy: Jeremiah è il figlio di Sarah, una prostituta che lo strappa ai genitori adottivi. Una nuova, terribile vita lo attende.