Ondacinema

recensione di Alex Poltronieri
5.5/10
Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda, fenomeno prima del web e poi della tv, si è imposto presso il grande pubblico (di giovanissimi, ma non solo) con una serie di sketch e cortometraggi fulminanti e sovente geniali. Il repertorio di Maccio spazia in direzioni molto ampie, e va dal mockumentary ("Unreal Tv" e "Unreal TG"), alla presa in giro dei cliché dei generi cinematografici e dei blockbuster contemporanei tramite un celeberrimo ciclo di trailer fasulli, sino alla creazione di spot per prodotti assurdi e immaginari. Insomma, Marcello Macchia non è un "cretino", ma uno che conosce bene il mezzo cinematografico e quello televisivo, sa come funzionano, conosce i loro meccanismi, la loro struttura. Li conosce talmente bene al punto da smontarli e deriderli senza che il pubblico se ne renda conto. Nelle poche interviste "serie" che ha rilasciato, Macchia interpreta sempre "Maccio", non è mai sé stesso, indossa sempre una maschera, non è quell'idiot savant che vuol farci credere, ma un comico (termine riduttivo) colto e capace, in grado di introdurre una vena grottesca e surreale nelle sue opere, che non si respirava nella commedia "popolare" italiana da oltre un trentennio. Nella sua "avventura" Maccio Capatonda è circondato amici, non attori, dai volti assurdi e fellininani, con nomignoli nonsense abbastanza deliranti (il più simpatico è senza dubbio Luigi Luciano-Herbert Ballerina), diventati col tempo celebri quanto il comico abruzzese.

Il crescente successo di Maccio, prima cooptato in tv dalla Gialappa's Band, poi in grado di assicurarsi un proprio serial su Mtv ("Mario", non male) e una collaborazione con i provocatori radio de Lo Zoo di 105 (di maniera), gli ha permesso di tentare un primo esperimento all'interno della settima arte, con questo lungometraggio (prodotto da Medusa) intitolato "Italiano medio", che non fa altro che estendere e rielaborare un suo vecchio trailer (a sua volta parodia del film "Limitless" con Bradley Cooper). Ovvero: che cosa succede al frustrato ecologista Giulio Verme quando una misteriosa pillola lo obbliga ad utilizzare solo il 2% del proprio cervello, anziché l'usuale 20%? Succede che Giulio diventa un "italiano medio", pensa solo a "scopare", a fare una vita dissennata, a guardare la tv, a giocare con i videogame fregandosene di tutto il resto. Ma, ovviamente, abbassare il proprio intelletto al livello dei rituali più beceri dell'italiano comune, gli permetterà di ottenere il successo mai avuto nella vita "precedente", e, addirittura, di partecipare ad un noto talent show (in cui vince chi è più "vip", una specie di "The Apprentice" dove la prova finale consiste nel saper sniffare cocaina con la maggior classe possibile). I timori peggiori che infestavano l'idea di questo esordio al cinema di Marcello Macchia sono in parte scongiurati, poiché (com'era intuibile) il regista conosce il mezzo meglio di tanti altri colleghi comici sbarcati in sala, e garantisce una confezione e una struttura narrativa con qualche finezza in più rispetto alla media. Egualmente azzeccate alcune gag grottesche e i personaggi di contorno (come il barbone che elemosina password per poter usare il proprio tablet).
 
A mancare tuttavia è una vera e propria visione d'insieme, come se Maccio, per questo sua prima prova al cinema, avesse condensato in poco meno di due ore tutti gli aspetti della propria comicità senza nessuna coesione. Il film manca di ritmo, è sin troppo caotico, talvolta spassoso, altre tirato per le lunghe e poco divertente. Maccio Capatonda osa, probabilmente fallisce, ma tutto sommato questo suo "Italiano medio" non fa sconti a nessuno: certo il predicozzo sulla tv che genera mostri, sull'italietta dei talent show e delle speculazioni edilizie senza controllo non è certo nuovo, ma non suona nemmeno insincero o appiccicato coercitivamente da spingerci ad affossare questa pellicola. Sotto altri aspetti "Italiano medio" è una prova sin troppo autoreferenziale e chiusa in sé stessa: difficilmente chi non è già fan del personaggio potrà capire, ed apprezzare, le comparsate del tremendo cantante neo-melodico Mariottide o le battute sul talento come "usciere" di Herbert Ballerina. E pure la sceneggiatura, scritta da Macchia assieme ad altre dieci mani, è eccessivamente stiracchiata (d'accordo il passato del personaggio con i pessimi genitori, ma il colpo di scena finale e la sequenza da heist movie potevano venirci risparmiate) da poter sostenere la pur esigua durata complessiva.

Non si può certo parlare di film riuscito o capolavoro comico, ma nemmeno di disastro totale: "Italiano medio" è semmai l'esempio delle capacità e delle notevoli intuizioni di questo indecifrabile comico, che, si spera, col tempo, con una sceneggiatura più coerente e un poco di maturità in aiuto, potrà sfornare qualcosa di davvero memorabile e politicamente scorretto.

29/01/2015

Cast e credits

cast:
Marcello Macchia, Luigi Luciano, Enrico Venti, Barbara Tabita, Lavinia Longhi, Franco Mari, Nino Frassica


regia:
Marcello Macchia (Maccio Capatonda)


distribuzione:
Medusa


durata:
101'


sceneggiatura:
Marco Alessi, Danilo Carlani, Daniele Grigolo, Luigi Luciano, Marcello Macchia, Sergio Spaccavento


fotografia:
Massimo Schiavon


scenografie:
Paolo Sansoni


montaggio:
Giogiò Franchini, Marcello Macchia


costumi:
Elena Matilde Cavallaro


musiche:
Chris Costa, Fabio Gargiulo


Trama
Giulio Verme è ossessionato dai problemi dell'Italia e dall'irreversibile rovina del nostro Paese. Quando un amico gli fa provare una misteriosa droga sperimentale il suo cervello comincerà a funzionare al 2% delle sue potenzialità anzichè al 20% com'è consuetudine, facendo diventare finalmente Giulio un "Italiano medio".
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