Ondacinema

recensione di Luca Sottimano
7.0/10

L’hotel degli amori smarriti

 

212, Il numero della Chambre nell’hotel degli amori smarriti, fa riferimento all’articolo del codice civile francese che regola il vincolo matrimoniale: "I coniugi si devono mutuo rispetto, fedeltà, aiuto e assistenza". Qui, nell’ultimo film di Christophe Honoré (presentato nella sezione "Un certain regard" del Festival di Cannes 2019 e uscito in Italia a fine febbraio 2020, subendo l’imminente chiusura delle sale), si rifugia per una notte Maria (Chiara Mastroianni), dopo che il marito Richard (Vincent Lacoste) ha scoperto la sua relazione extra – coniugale con un suo giovane studente. In questa stanza – cervello si materializzano i pensieri della donna, che viene visitata dalla versione trent’anni più giovane del coniuge e del primissimo amore di quest’ultimo, Irène, insegnante di pianoforte lasciata non senza rimorsi prima del matrimonio. Il confronto con questi fantasmi diventa per Maria un’intensa seduta psicoanalitica, in cui riflettere su sé stessi, sul passare del tempo e sul valore autentico dei propri sentimenti. Il suo iniziale cinismo e egocentrismo sono rimarcati dai travelling con plongée che si muovono circoscritti tra le quattro mura, fisiche e mentali, in cui lei è rinchiusa.

Come è tipico di Honoré, quella che può apparire una semplice storia sentimentale risulta invece stratificata e piena di corrispondenze. Ricorrentemente, ci viene mostrata la facciata del cinema che si trova sotto l’appartamento dei coniugi, i quali, come a subirne la potenza creatrice di immagini, sono assediati dalle proiezioni della memoria. "Parli della memoria dell’amore, non dell’amore al presente" dice Irène a Richard; "ma l’amore non ha presente: è sempre costruito sulla memoria", le risponde lui. In una breve sequenza d’intermezzo, il giovane marito appare in bianco e nero, rimarcando il parallelismo tra la natura delle loro e delle nostre visioni, così come tra le modalità. Nella prima scena, Maria spia, nascosta dentro un armadio, il battibecco tra il suo ultimo amante e la sua nuova fiamma. Dall’hotel, più volte lei guarda dalla finestra il marito nella casa dall’altro lato della strada, così come sovente è la macchina da presa a inquadrare i personaggi attraverso questo filtro. Ruolo centrale lo gioca anche la componente musicale, che il regista utilizza spesso, in forma diegetica o extradiegetica, come espressione e contrappunto dei sentimenti."Les chansons d’amour" (2007) ricollocava il musical francese anni ’60 in un contesto contemporaneo (ma Jacques Demy costituisce modello onnipresente a cui rifarsi e omaggiare per Honoré). In "La belle persone" (2008), a lezione da Louis Garrel, si intonano e si analizzano i versi di "Sarà perché ti amo", e da questo frangente nasce il colpo di fulmine tra lui e la giovane interpretata da Léa Seydoux. Anche ne "L’hotel degli amori smarriti" la musica è veicolo per una definitiva (auto)riflessione e riavvicinamento. In una dimensione, ancora una volta, delicatamente scoperta: sul finale tutti i personaggi si ritrovano assieme nel bar "Rosebud", dove Irène comincia a suonare al piano e cantare "Could It Be Magic", che poi Richard fa partire nella versione originale da un vinile. " Il brano restituisce l’idea dell’incantesimo come possibile destinazione finale dell’amore. Spesso le canzoni sono presenti al momento della scrittura, per me sono come dei meta-dialoghi." I titoli di coda sono invece accompagnati da "How Deep Is Your Love?" dei Rapture, "una domanda rivolta così agli stessi spettatori". [1] 

In un’atmosfera magica e malinconica, alleviata da alcuni siparietti comici e da sprazzi di ironia mordace, Honoré conferma la propria capacità nell’ affrontare questioni profonde con una leggerezza che non scade mai nella banalità e con una sincera intimità verso i suoi personaggi, messi sempre in primo piano rispetto ai molteplici livelli di lettura della sua opera.

[1] estratti dell’intervista pubblicata su "Film Tv" n° 7/2020.


08/01/2021

Cast e credits

cast:
Benjamin Biolay, Camille Cottin, Vincent Lacoste, Chiara Mastroianni


regia:
Christophe Honoré


titolo originale:
Chambre 212


distribuzione:
Officine Ubu


durata:
87'


produzione:
Les Films Pelléas


sceneggiatura:
Christophe Honoré


fotografia:
Rémy Chevrin


scenografie:
Stéphane Taillasson


montaggio:
Chantal Hymans


costumi:
Olivier Bériot


musiche:
Charles Aznavour, Caterina Valente, Barry Manilow, The Rapture


Trama
Dopo vent’anni di matrimonio, Richard scopre che Maria lo tradisce. Lei decide di lasciare il domicilio coniugale e di trasferirsi nell’hotel di fronte, dal quale avrà una vista privilegiata sul suo appartamento, su Richard e sul loro matrimonio. Nella stanza 212 Maria riceverà delle visite inattese dal suo passato, con le quali rivivrà i ricordi di amori sognati e perduti in una magica notte che le cambierà la vita.
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