Ondacinema

recensione di Diego Testa
7.0/10

l'immensità della notte

"Black and white, 1950s UFOs, New Mexico, Close Encounters" le suggestioni dichiarate da Andrew Patterson prima di lavorare allo script di "La vastità della notte"[1]. Un lavoro, quello del regista statunitense classe 1982, generatosi dall'amore per i film visionati a lavorare come proiezionista durante anni di liceo, pellicola 35mm alla mano, in Oklahoma. Sensazioni tattili e fisiche che Patterson riversa in un'opera prima ideata e prodotta dopo essersi reso conto che l'agenzia pubblicitaria locale gli stava stretta. Deciso dunque ad autoprodursi, con un budget speso di circa 700 mila dollari, approda allo Slamdance Film Festival e tanto è l'interesse che Amazon Studios ne cura la distribuzione.

Prima del genere

A Cayuga, città immaginaria del New Mexico, sta per andare in scena la prima partita della squadra locale di basket del liceo. Everett cammina spedito per la palestra dialogando con tutti, facendo mostra della sua parlantina radiofonica; è lui a spiegare all'amica Fay, giovane centralinista, come utilizzare il suo nuovo registratore portatile mentre simulano giocose interviste con le famiglie nel parcheggio dello stadio.
Questo inizio comunica la vitalità discorsiva e l'abbondanza dialogica che caratterizza "La vastità della notte". Arioso e articolato nei lenti e costanti movimenti di macchina diretti verso i soggetti inquadrati sempre e soltanto in campo medio o lungo mentre si spostano tra gli spazi della provincia. Everett e Fay partono dallo stadio e si muovono in direzione del centralino di Cayuga incorniciati dai paesaggi notturni, scientemente ripresi con un'angolazione che inserisca parzialmente il cielo nell'inquadratura: fascinazione e presagio.
In questo incipit descrittivo e avaro di elementi di trama, Patterson instaura un dialogo con lo spettatore, mostrando luoghi e raccontando sia storie passate di Cayuga sia i desideri di due ragazzi che preconizzano sulle tecnologiche comunicative. Una vastità temporale linklateriana in cui Everett e Fay raccontano di sé attraverso il contesto rurale in cui si muovo.

Un suono non identificabile catturato dal centralino di Fay è il prodromo della svolta di genere: tra la postazione radio di Everett e la stanza della ragazza si inscena una caccia all'indizio, un giallo radiofonico tra le onde radio di Cayuga contaminato dalla scifi. "L'immensità della notte" si chiude ora sui primi piani, aumentando la densità dialogica e favorendo una narrazione uditiva ancora prima che visiva: controcampi, montaggio ritmato, tensione costante.
Patterson non rinuncia tuttavia a creare collegamenti spaziali, ampliando la portata grammaticale del suo cinema inserendovi un piano sequenza che collega Everett e Fay: una corsa parallela al terreno tra radio e centralino che stacca sullo squillare di un telefono. Chiara rappresentazione di come il regista voglia costruire una tridimensionalità interna e contestuale ai personaggi attraverso le conseguenze della comunicazione, muovendosi nel territorio dell'avventura scifi: nastri impolverati, telefonate notturne, segreti governativi e avvistamenti luminosi nella notte.

Un'informazione che viaggia attraverso gli oggetti, una stazione radio che parla a pochi spettatori ma mette in contatto con forme di dialogo "aliene". Il film comunica l'amore al genere di riferimento non soltanto nelle modalità estetiche e contenutistiche espresse, ma anche nella misura in cui l'omaggio supera il semplice rifacimento moderno e ne diventa un corretto riposizionamento attraverso nuovi elementi espressivi, in questo caso volendo proporsi anche come un radiodramma.

Radiodramma

La posizione spettatoriale è volontariamente richiamata dall'incipit:, una carrellata lenta verso un televisore ci introduce al racconto, chiaro rimando a "Twilight Zone". Cornice meta che filtrerà diverse volte il profilmico collocando lo spettatore in posizione osservativa rispetto al racconto. Come accennato, nel momento in cui i protagonisti si accorgono che Cayuga è attraversata da eventi oltre la portata della comprensione, Patterson racchiude il giallo negli interni, asserragliando i personaggi in primi piani di considerevole durata mentre a colpi di telefonate scavano nei segreti del sud degli Stati Uniti. Oscurare improvvisamente lo schermo durante lo svolgimento di un dialogo costringe lo spettatore a diventare ascoltatore, soccombendo al radiodramma.
Lo stratagemma non vuole togliere forza all'immagine (o sopperire a mancanze produttive), il tentativo è piuttosto trasferire il primato dell'immagine cinematografica in quello dell'immagine sonora attraverso la quale inscenare una collocazione dei personaggi che non sia a schermo.
Lo svolgimento statico, i dialoghi serrati e la privazione costante di profondità di campo ne fanno la versione classica e antipodica di "Captive State" dati gli stessi elementi di genere e l'anno di distribuzione.

"L'immensità della notte" da una parte sottolinea l'importanza storica del broadcasting radiofonico, immerso nella cura scenografica da fanta-period movie, richiamando inevitabilmente lo storico esempio "War of the Worlds" di Orson Welles. Dall'altra suggerisce un approccio cinematografico consapevole basato su movimenti di macchina occlusivi, ingabbianti o frenetici che andranno poi a liberarsi da terra nell'unico momento in cui a Everett e Fay sarà concesso di alzare lo sguardo al cielo: epifania verso l'oggetto "guardato" e scioglimento di un vincolo in termini di grammatica cinematografica (unico punto di vista dall'alto verso il basso).

Per quanto "L'immensità della notte" si muova su terreni narrativamente prevedibili, la messa in scena ingegnosa e la cura sul lato tecnico (tra sound design, musiche originali, effetti speciali e montaggio il livello produttivo generale acquista notevole valore al di sopra della media indie) ne fanno un esordio spavaldo, non limitato al giochino intellettuale ma versatile prova d'esordio che richiede allo spettatore un piccolo sforzo per aggiudicarsi l'intrattenimento.

[1] Fonte: moveablefest.com


14/09/2020

Cast e credits

cast:
Greg Peyton, Bruce Davis, Gail Cronauer, Jake Horowitz, Sierra McCormick


regia:
Andrew Patterson


titolo originale:
The Vast of Night


distribuzione:
Amazon Studios


durata:
91'


produzione:
GED Cinema


sceneggiatura:
James Montague (Andrew Patterson), Craig W. Sanger


fotografia:
M.I. Littin-Menz


scenografie:
Adam Dietrich


montaggio:
Junius Tully (Andrew Patterson)


costumi:
Jamie Reed


musiche:
Erick Alexander, Jared Bulmer


Trama
A Cayuga, New Mexico, Everett e Fay indagano su strani suoni intercettati dal centralino della città apparentemente collegati a qualcosa di non umano.
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