Ondacinema

recensione di Diego Testa
4.0/10
La pericolosità di trarre un film da una storia vera sta nel formare l'equilibrio, nella scelta dei toni con cui restituirne la visione. "L'Ultima discesa", come molti prima di esso, ha dovuto fare i conti col bilanciamento verità-illusione filmica, biografia da docu-fiction o entertainment alleggerito dei fatti per sbrigliare la scrittura. Si possono scegliere entrambe senza scontentare nessuno ma il passo falso si nasconde poi nella somma delle parti, vedasi "Everest" che lega spettacolo e resoconto veristico introspettivo, ma a briglie talmente lente da confondersi tra i due. Tutt'altro genere, non si discute, e similitudini di contesto a parte, il film di Scott Waugh sceglie il contenitore survival per imbottirlo dei temi della più classica parabola di pentimento-redenzione.

Eric LeMarque ha mollato la squadra di hockey nonostante il suo talento, perdendo la possibilità di diventare professionista, per poi consolarsi nell'abuso di metamfetamine. La madre vorrebbe costringerlo a disintossicarsi portandolo in tribunale, ma lui prende lo snowboard e si ritira solitario in montagna per allontanarsi da tutto, provando a pensare ad altro che non sia la sua dipendenza ma senza riuscirci.
La fuga solitaria lascia un breve spazio alla regia action di Waugh (ex stuntman), il tempo necessario per qualche discesa innevata ripresa con un fisheye urticante, fuori posto, firma sostituibile e presto lasciata da parte. Eric si perde in una tormenta di neve, da lì inizia il tentativo del giovane di sopravvivere in territorio ostile; invece Josh Harnett cerca di vederci più chiaro possibile per dare sostanza a un personaggio intrappolato in una serie di episodici eventi avversi (giorno 1, giorno 2; ripeti) collaudati e assemblati, ma opachi. "L'ultima discesa" (scivolone del titolo italiano, in contrasto con le immagini finali da repertorio) soffre a causa di  una regia che si muove precaria tra il desolante quadro del sopravvissuto fatto di totali monotoni e primi piani (poco altro, nemmeno i lupi smuovono qualcosa) e la montagna da cartolina che restituisce i mezzi professionali gradassi e mal gestiti. Dove dovrebbe nascere tensione, la dinamicità si arresta, segno questo dello squilibrio menzionato in precedenza a cui la fiction totale di "Paradise Beach" e "All is Lost - Tutto è perduto" rimedia con una scrittura libera da soggetti imposti (nessuna storia vera a cui ispirarsi), ma la logica dell'attinenza non può essere la scusante per "L'ultima discesa".  Soprattutto la natura non intimorisce, non morde come il freddo fa con la carne di Eric, la montagna dello Utah appare troppo delicata in una fotografia televisiva,  consegnando le cause attese (il fiume che si spacca, le ferite, le allucinazioni) a un effetto logicamente già conosciuto, già paludosamente arenato in un'estetica desolante.

Cosa voglia mostrare veramente Waugh è poco chiaro, ma almeno è impossibile deviare dal tema narrativo, pedantemente messaggero quando vuole convincere del malessere della (tossico) dipendenza, che sia droga, alcol o egoismo quale risultato di un'educazione frustrata da parte della figura paterna. Il rimando visivo tra la metamfetamina in polvere e la neve è talmente ingombrante che viene letteralmente illuminato dalla fotografia quando Eric disperde la sostanza nella neve, laddove l'immagine non ha abbastanza forza nemmeno per farsi narrativa ma soltanto descrittiva. Il film soffre fino alla fine di un generico senso di rallentamento non voluto, tra le cui cause vanno inserite le pillole sulle passate vicende di Eric a tema "non arrenderti mai" allegate al mondo sportivo, anche queste dense di effetti post produttivi posticci. Il soggetto di partenza probabilmente fatica a rendersi interessante, in un cinema che ha già fatto decisamente meglio con "127 ore", ma a questo punto è logico aspettarsi dagli autori una soluzione per rendere appetibili le vicende di Eric, altrimenti rabberciate in una sceneggiatura senza pathos. E allora spazio al tono  quasi biblico (si cita la Lettera ai Romani), soprattutto nel finale in cui, appunto, la realtà diventa fiction (il vero Eric recita alcune battute), non restituendone lo stesso interesse.
Dal realismo da videogame ("Act of Valor"), passando per la poco brillante versione filmica di un videogioco ("Need for Speed"), la carriera di Waugh inciampa in questa trattazione di una storia vera, facendo il giro su sé stessa.

10/02/2018

Cast e credits

cast:
Josh Hartnett, Mira Sorvino, Sarah Dumont


regia:
Scott Waugh


titolo originale:
6 Below: Miracle on the Mountain


distribuzione:
M2 Pictures


durata:
98'


produzione:
Sonar Entertainment, Tooley Productions


sceneggiatura:
Madison Turner


fotografia:
Michael Svitak


montaggio:
Vashi Nedomansky


musiche:
Nathan Furst


Trama
Eric, persosi sulle montagne, deve sopravvivere alla temperatura sotto lo zero e alla natura ostile, facendo i conti col suo passato.
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