Ondacinema

recensione di Diego Testa
4.0/10

Voice over incazzata di Samuel L. Jackson che con scioltezza metafilmica apre allo spettatore le porte della finzione: questo è il nostro eroe, ma non è esattamente come lo vorremmo. I personaggi ruotano, ne sostituiscono altri, muoiono, guardano in camera. Siamo dentro a una storia scritta per una terapista, che a sua volta fa parte del capitolo primo di cinque della storia filmica.
La sceneggiatura di Dan Fogelman (“Crazy, Stupid, Love”, “Rapunzel”) parte frizzante, guarda sorniona al discorso meta, anche compiaciuta, prevedibile ma estremamente elastica mentre gioca sulla commedia e poi scarta di botto verso il melò. Il contesto terapeutico fa da teatro ai flashback sulle storie forse vissute, forse manipolate dal rimosso: i personaggi entrano fisicamente nel passato anche quello mai vissuto, introducendo la continuazione valoriale quale baluardo contro la fine della vita.

Fogelman regista scherza coi piani temporali, gestendo un impasto commedia/dramma che in un attimo può portare alla deriva del grottesco involontario. E succede tristemente nella seconda parte. Ma prima di arrivare alla sezione spagnola del racconto, la regia tiene le redini, diverte senza particolari guizzi e al contempo è lì a ricordarci prevedibilmente quanto un montare uno scambio di tenerezze nell’apice dell’evento drammatico sia, nel cinema contemporaneo, scontato e ridondante. Però si nota un velo di ambiguità divertita, finché Fogelman non abusa dei mezzucci tecnici per esaltare il sentimento; li cerca costantemente e assieme al montaggio, le tracce musicali, le scene madri e l’enfasi dialogica concorrono in un concerto di grammatica audiovisiva di bassa qualità.
Nella seconda metà, la sceneggiatura crolla pericolosamente e anche la ricerca del divertissement viene meno, anzi proprio non ve n’è traccia. La struttura corale proveniente dalla serie “This is Us” si scopre una semplice dualità: la vita di una coppia newyorkese si legano a un nucleo famigliare spagnolo. Fogelman non ardisce al montaggio coraggioso e si limita a tracciare due storie parallele, pericolosamente delineate dalla struttura a capitoli, messe in successione, anzi una di fronte all’altra. Quando si inizia a riflettere sul constante voice over (non più di Jackson), del quale un personaggio sottolinea l’inaffidabilità in uno sgambetto autoinflitto, la struttura narrativa alla base perde peso così come i temi in perenne sottolineatura evaporano in una logica telenovelistica.
Il secondo tempo cade preda della superficialità, di un tedioso allungamento narrativo e di uno schematismo sciocco e impreciso (il ragazzo spagnolo dipinto come un campagnolo, un uomo che lascia l’amore della sua vita per concederlo al magnate che potrà prendersi cura di lei). Il melò si mangia totalmente la commedia che fa capolino sgangherata ogni qual volta il ritmo viene meno, e la progressione si smaglia in un riciclo di concetti privi di razionalità se non quella di dar primato al melodramma patinato, alla grandeur concettuale.

Mettere in dubbio il lieto fine non servirebbe a nulla, in quanto “Una vita in un attimo” ambisce logicamente al riconciliarsi degli eventi, e in questo fa la sua scelta migliore per non farsi troppo male cadendo. Protende senza alcuna grazia verso un finale atteso, girandovi intorno circospetto, per poi imboccare lo spettatore. La nota più dolente rimane in quel modo intransigente e provocatorio di esaltare il moto sentimentalistico, di cui è parte, è bene rilevare, il trasferimento linguistico dallo spagnolo all’inglese sul finale: concorrente barocchissimo dello sfinimento creativo del film. La lingua dell’impulso vitale, presumibilmente l’amore, può essere compresa da tutti e questa parla prevedibilmente inglese.


12/02/2019

Cast e credits

cast:
Oscar Isaac, Olivia Wilde, Antonio Banderas, Mandy Patinkin, Olivia Cookes


regia:
Dan Fogelman


titolo originale:
Life Itself


distribuzione:
Cinema


durata:
117'


produzione:
Temple Hill Entertainment, FilmNation Entertainment, 17-28 Black


sceneggiatura:
Dan Fogelman


fotografia:
Brett Pawlak


scenografie:
Gerald Sullivan


montaggio:
Julie Monroe


costumi:
Melissa Toth


musiche:
Federico Jusid


Trama
Una coppia newyorkese è legata dal destino a una famiglia spagnola. Le scelte sembrano sempre portare all'imprevedibiltà che la vita ha destinato loro.
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