Ondacinema

recensione di Mirko Salvini
7.5/10

Vincitore a Cannes nella prestigiosa sezione "Un Certain Regard" e designato a rappresentare il Brasile alla prossima edizione degli Oscar nella categoria Miglior Film Straniero (da quest'anno ribattezzata Miglior Film Internazionale), "La vita invisibile di Eurídice Gusmão" è un film che testimonia il momento felice che il cinema brasiliano sta attraversando nonostante le difficoltà del paese nell’era Bolsonaro (anche i Cahiers du Cinema hanno dedicato nel loro numero estivo ampio spazio a questo argomento). Anche se per i cinefili l’autore da tenere maggiormente d'occhio è Kleber Mendonça Filho ("Neighbouring Sounds", "Aquarius", il recente "Bacurau", premiato anch'esso sulla Croisette, dove era in concorso), dopo avere raccontato la storia delle due sorelle Gusmão, Eurídice e Guida, Karim Aïnouz diventerà uno dei registi più gettonati della cinematografia locale. Aïnouz negli anni ha spaziato tra lungometraggi, documentari, corti e produzioni televisive; fra i suoi lavori precedenti si ricorda soprattutto "Praia do futuro", che racconta con finezza la storia di un uomo che decide di lasciarsi tutto alle spalle nel tentativo di trovare il proprio posto nel mondo, incurante del dolore dei propri cari. Ed è proprio il tema della perdita improvvisa e inspiegabile che torna anche in questo suo nuovo lavoro, adattato da un romanzo di Martha Batalha edito in italia da Feltrinelli.

Euridice e Guida vivono a Rio de Janeiro e sono legatissime anche se apparentemente molto diverse l'una dall'altra. La prima è la classica figlia modello, aspira a diventare una pianista di successo ma i genitori se la immaginano presto moglie di Antenor, giovanotto di buona famiglia. La seconda è più impulsiva e ribelle, sogna il principe azzurro e crede di averlo trovato in un marinaio greco col quale mette in atto la più classica delle fughe d'amore. Ignara evidentemente di tutte le dicerie sugli uomini di mare, Guida in breve tempo comprende di essersi fidata della persona sbagliata e quindi torna a casa in stato di avanzata gravidanza. Il padre però non accetta più in casa la figlia, cacciandola in malo modo. Le dice inoltre che la sorella Euridice (che la crede felicemente sposata in Grecia) si è trasferita a Vienna per studiare al conservatorio. Così Le due donne pensano di essere lontane fra di loro ma in realtà vivono nella stessa città, l'una all'insaputa dell'altra: Euridice ha in effetti sposato l'amorevole anche se un po' imbranato Antenor ed è diventata mamma ma continua a coltivare il sogno di diventare una pianista di professione, spinta non tanto dall'ambizione ma dalla voglia di estraniarsi da tutto e tutti che il pianoforte le consente (diventa invisibile quando suona, come dice al non poco perplesso marito). Guida invece diventa una ragazza-madre che riuscirà a tirare su un bambinetto lavorando infaticabilmente. Una ex prostituta l'ha accolta nella propria casa come una madre e quindi anche lei è riuscita a crearsi una nuova famiglia. Neanche l'assunzione di un investigatore e la scoperta di una verità che lo spettatore conosce dall’inizio riusciranno a riunire le due protagoniste (a dispetto del titolo, noi assistiamo alla storia di entrambe le sorelle di pari passo), e nonostante il passare del tempo (il film inizia negli anni cinquanta e finisce ai giorni nostri) la sofferenza resterà. A simboleggiare questo vuoto le lettere che infaticabilmente le due donne continuano a scriversi per molto tempo, pur sapendo che, forse, non riceveranno mai una risposta. 

Materiale romanzesco per eccellenza (del resto l'America Latina nel Novecento ci ha regalato una letteratura infarcita di melodrammatiche passioni), "La vita invisibile di Eurídice Gusmão" ha però il merito di evitare un approccio paratelevisivo nel raccontarci una storia che può sapere di risentito, e questo lo si capisce già dall'intensa sequenza iniziale con le due protagoniste che si smarriscono nel bosco, anticipatrice del dramma che le attende. Grazie alla fotografia di Hélène Louvart (già collaboratrice di Wim Wenders, Alice Rohrwacher e Mia Hansen-Love), alle musiche di Benedikt Schiefer ma soprattutto a tutto quell'ottimo cinema che ha ispirato le scelte registiche di Aïnouz (da Rivette a Wong Kar-wai, passando per Fassbinder e Sergio Leone). "La vita invisibile di Eurídice Gusmão", anche se non racconta la grande storia, tenta di restituire uno spaccato della società carioca, soprattutto portando l'attenzione sul fatto che l'emancipazione femminile era ancora lontana, e ciò si comprende non solo dal fatto che Euridice viene messa di fronte alla scelta fra la carriera di musicista e il suo ruolo di donna di casa ma anche dagli insulti che Guida a lavoro riceve da un collega, che la tratta come una poco di buono in virtù del suo status di madre-single (arriva a vendere il suo corpo una sola volta e per aiutare l'amica cara ormai morente). Forse nell'adattamento del libro il regista e i suoi sceneggiatori (Murito Hauser e Inés Bortagaray) sono stati, specie nell'ultima parte, un po' frettolosi (non è chiarissima, ad esempio, la ricomparsa improvvisa del lungo carteggio) ma il risultato è comunque più che soddisfacente. Le esordienti Carol Duarte e Julia Stockler offrono alle due protagoniste dei volti originali e il giusto temperamento, mentre la veterana Fernanda Montenegro conclude il film con un cameo toccante.


15/09/2019

Cast e credits

cast:
Gillray Coutinho, Cristina Pereira, Antônio Fonseca, Maria Manoella, Flávia Gusmão, Bárbara Santos, Gregorio Duvivier, Fernanda Montenegro, Julia Stockler, Carol Duarte


regia:
Karim Aïnouz


titolo originale:
A Vida Invisível


distribuzione:
Officine Ubu


durata:
139'


produzione:
RT Features


sceneggiatura:
Murilo Hauser, Inés Bortagaray, Karim Aïnouz


fotografia:
Hélène Louvart


scenografie:
Rodrigo Martirena


montaggio:
Heike Parplies


costumi:
Marina Franco


musiche:
Benedikt Schiefer


Trama
Eurídice e Guida Gusmão sono due sorelle molto legate. Dopo che Guida scappa di casa per inseguire un sogno d'amore, i destini delle due donne si separano ma non smetteranno mai di pensare l'una all'altra 
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