Ondacinema

recensione di Carlo Cerofolini
6.5/10

Che Luc Besson sia un artista bulimico lo dice non tanto la mole della sua figura, esibita ieri con pantagruelica stazza sul palco di Locarno in occasione della presentazione di "Lucy", blockbuster campione d'incassi dell'estate statunitense, quanto piuttosto la spasmodica onnipresenza che da sempre spinge il mogul francese a occuparsi di tutti gli aspetti del giocattolo cinematografico.

Regista, sceneggiatore, produttore, titolare di una Major in grado di far concorrenza alle sorelle americane, Besson non ha mai nascosto il bovarismo che lo lega alle creature dei suoi film, a cui corrisponde per ragioni creative ma non solo, se è vero che ad un certo punto della carriera le interpreti delle sue storie diventavano inevitabilmente amanti e persino mogli. Il caso di "Lucy" però ha un sapore diverso e particolare, perché a fronte di uno schema narrativo che ricalca a grandi linee quello dei film più famosi (da "Nikita" a "Angel-A"), con la protagonista chiamata suo malgrado a indossare i panni della giustiziera, sostituendosi per efficacia e determinazione alla controparte maschile generalmente inetta, assistiamo qui a uno slittamento fuori campo della componente romantica e sentimentale che in precedenza aveva fatto da contrappunto agli eccessi action movie delle sue opere. Il risultato è un film dalla struttura "fredda" e matematica, in cui i barocchismi e le iperboli del passato vengono assorbiti da una ragnatela visiva che moltiplica i rimandi interni, facendo germogliare una serie di corrispondenze tra la metamorfosi della protagonista - innescata dall'assunzione fortuita di una droga che le dona poteri strabilianti - e le teorie scientifiche sulle infinite possibilità della mente umana, esposte dal suo "mentore", il professor Norman, interpretato da Morgan Freeman.

In questo modo l'evoluzione fisica e mentale della ragazza, testimoniata dalla facilità con cui si sbarazza dei cattivi, va di pari passo con una serie d'inserti "documentari" che, alla maniera di un programma del National Geographic, spingono il film verso una parvenza di verosimiglianza, confermando sul piano del reale quello che Besson racconta in termini di fantasia e meraviglia. Senza rinunciare al lato più ironico e ludico del suo cinema, presente nella scelta di sbaragliare l'immaginario dei cinefili assegnando il ruolo del villain all'Oldboy (Choi Min-sik) del film di Park Chan-wook, Besson punta punta dritto alla sensibilità contemporanea con uno shock sensoriale che fa piazza pulita di coerenza narrativa e psicologie dei personaggi. In "Lucy" quello che conta è imbrigliare lo spettatore in una rete di personaggi funzionali allo scopo, come nel film lo è anche la protagonista, per motivi di sceneggiatura "costretta" a una consapevolezza trascendentale che le fa perdere la sua parte piu' umana. Senza dimenticare la furbizia dell'imprenditore che si adegua al mercato con un prodotto globale, in cui l'oriente la fa da padrone sia a livello di location (Taipei è la metropoli che fa da sfondo alla vicenda) che di quello creativo, se è vero che "Lucy" deve molto al cinema di Hong Kong, evidente nelle coreografie dei combattimenti e delle sparatorie così come nell'utilizzo del corpi, energetici ma come trattenuti da una fisicità sempre sul punto di implodere. Pensato a misura delle nuove generazioni di moviegoers, la seconda giovinezza di Besson potrebbe lasciare perplessi i vecchi fan del regista.


29/07/2014

Cast e credits

cast:
Scarlett Johansson, Morgan Freeman, Analeigh Tipton


regia:
Luc Besson


distribuzione:
Universal


durata:
90'


produzione:
EuropaCorp, TF1 Films Production


sceneggiatura:
Luc Besson


fotografia:
Thierry Arbogast


scenografie:
Hugues Tissandier


costumi:
Olivier Bériot


Trama
Rapita dai gangsters per cui è costretta a lavorare Lucy assorbe accidentalmente delle sostanze che la trasformano in una micidiale macchina da guerra