Ondacinema

recensione di Sabrina Crivelli
6.5/10

"Muse - Live at Rome Olympic Stadium" è la celebrazione filmica di un gruppo che ha già conseguito un posto nell'Olimpo musicale. Dopo quindici milioni di album venduti, cinque Mtv Europe Music Awards, sei Nme Awards  e un Grammy per il Miglior Album Rock, i Muse scrivono un ulteriore capitolo del proprio cammino verso il successo. Anche in questo caso grandi innovatori, i membri del gruppo sono i primi a utilizzare sedici telecamere 4K per riprendere il loro live allo Stadio Olimpico a Roma, tenutosi il 6 luglio di quest'anno per l'uscita del nuovo album, "The 2nd Law". Il film è stato visto in settecento sale su scala globale, duecento delle quali nel Belpaese; il mondo diventa impensabilmente piccolo quando il medesimo evento è condiviso da Sidney a Los Angeles, da Tokyo a Parigi, da Londra a Rio. Dunque, se l'avverso Fato ha impedito a molti fan di seguire l'ultimo tour nelle date italiane - Torino e Roma -, la tecnologia ha fornito un parziale rimedio all'involontaria assenza; le riprese della tappa capitolina sono state presentate nelle sale cinematografiche in due date: il 5 novembre in anteprima internazionale in venti città, fra cui Roma e Milano, successivamente in programmazione il 12 del medesimo mese. I membri stessi della band si sono dichiarati entusiasti della nuova tecnologia utilizzata per girare, tanto da affermare che sia così possibile, anche per gli assenti, "una nuova esperienza del concerto dei Muse".

Il film-concerto è stato portato sul grande schermo in 4K Ultra High Definition, con una risoluzione tale da vivificare ogni impercettibile dettaglio, ogni colore, ogni minimo particolare. Alla veridicità dell'immagine si aggiunge un movimento di macchina alacre, con il supporto delle telecamere "Spider". Il "Cineocchio" si insinua allora in ogni angolo: tra il pubblico, sul palco con gli artisti, in eccezionali primi piani che svelano ogni sfumatura espressiva, impossibile da percepire perfino per coloro che veramente hanno partecipato di persona all'evento. L'esperienza concreta viene trasposta attraverso il filtro filmico in maniera potenziata, raggiungendo una dimensione di conturbante iperrealismo. Incredibili panoramiche riprendono lo stadio ricolmo, sessantamila persone che, come colte da un fremito condiviso, seguono con le mani alzate un andamento undiforme, all'unisono con la musica. Le immagini dei membri del gruppo e del pubblico sono moltiplicate all'interno della pirotecnica scenografia di schermi luminosi, in un gioco meta-cinematografico, ove il reale e la riproduzione dello stesso vengono fusi insieme. Matt Askem è tutt'altro che sprovveduto: il regista non si limita ad alternare sequenze in bianco e nero ad altre in colori cangianti, ma usa l'opposizione tonale per far risaltare particolari evocativi.

Il film si apre con uno stuolo di fan in attesa dei loro idoli, il tutto in bianco e nero; immediatamente dopo, una luce azzurra, mediterranea, inonda lo schermo, le note di "Unsustainable" invadono l'arena, entrano i Muse e con loro s'innalzano cori diffusi.  La band esce da un'immensa macchina teatrale, una "piramide rovesciata", dichiara in un'intervista Bellamy (frontman del gruppo) che "rappresenta la struttura del potere". Al centro di essa un grande occhio allude all'élite dei potenti, sempre secondo le affermazioni del cantante. Il loro lavoro è in questo senso rivolto a una riflessione politica e sociale, come nella migliore tradizione dei gruppi rock, a partire dai Pink Floyd di "The Wall". La grandiosa performance alterna le pietre miliari, "Plug in Baby", "Knights of Cydonia", "Hysteria", con potenti nuovi pezzi, come "Animal" e "Madness". L'animazione video e quella attoriale sono incalzanti: giochi di luci colorate, uno dei membri dell'aristocrazia finanziaria, caratterizzata in termini ferini, fuoriesce dal video per lanciare banconote sul pubblico; irrompe poi una performer, nelle vesti di segretaria, che si prodiga in una sensuale e mortale danza avvinghiata a una pompa di benzina. Infine una ballerina si libra nell'aria appesa ad un gigantesco pallone a forma di lampadina. Ogni aspetto è studiato per stupire l'audience, dal principio alla chiusura del concerto, entrambi in bianco e nero in una logica di circolarità.

Com'è presagibile, il soggetto è per sua natura anti-narrativo, non esiste uno svolgimento della trama, la struttura filmica si basa sulla spettacolarità delle immagini. È senza dubbio la raffigurazione in chiave epica di una performance musicale: è quindi ovvio che le aspettative debbano essere correttamente ponderate al genere. L'unica pecca è un'eccesiva retoricità in certe sequenze: i componenti della band sono spesso presentati in ammiccamenti un po' troppo accentuati, mentre membri estratti a caso dal pubblico divengono protagonisti di melense scenette, realizzando così una versione abbreviata dei warholiani quindici minuti di celebrità. Il live capitolino è stato comunque uno dei concerti più spettacolari dell'anno e il suo film il documento di un evento eccezionale e un interessante prodotto dell'evoluzione tecnologica.


15/11/2013

Cast e credits

cast:
Matthew Bellam, Dominic Howard, Chris Wolstenholme, Morgan Nicholls


regia:
Matt Askem


titolo originale:
Muse - Live at Rome Olympic Stadium


distribuzione:
Nexo Digital, Warner Music Italy


durata:
160'


produzione:
Serpent Productions


sceneggiatura:
Matthew Bellamy, Chris Wolstenholme


costumi:
Matthew Bellamy, Dominic Howard, Chris Wolstenholme, Morgan Nicholls


musiche:
Matthew Bellamy, Dominic Howard, Chris Wolstenholme, Morgan Nicholls


Trama

"Muse-Live at Olympic Stadium" è la ripresa dal vivo della spettacolare performance del gruppo. Il film concerto unisce effetti scenografici grandiosi, diverse immagini del pubblico e della band ed una qualità dell'immagine mai vista prima grazie al 4K Ultra Hight Definition.

 

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