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recensione di Giancarlo Usai
6.0/10
Al suo terzo capitolo, la saga creata dal newyorkese James DeMonaco entra con convinzione nel linguaggio politico. In realtà, è fin dal principio che "La notte del giudizio" ha parlato non solo di violenza e di terrore, ma anche di un contesto sociale deplorevole e ipocrita. È all'interno di una cittadinanza fasulla e repressa, infatti, che l'esplosione di violenza diventa una purga salvifica. Ed è appunto fin dal primo capitolo di tre anni fa che DeMonaco ha scelto di porre fortemente l'accento su questo aspetto. Ciò che differenzia il terzo appuntamento dai due film precedenti è che il "non detto" viene esplicitato e le tematiche legate all'emarginazione, alla repressione della criminalità e all'idea di una classe politica che, invece di adeguarsi alle pulsioni più bieche, dovrebbe farsi carico di guidare le scelte della comunità diventano l'asse portante di questo nuovo appuntamento slasher.

La senatrice Roan, che ha il volto di Elizabeth Mitchell (la Juliet Burke di "Lost"), ha intenzione, dopo quindici anni di immobilità politica, di spingere per l'abolizione dello Sfogo, le dodici ore annuali di impunità che danno la possibilità a ogni cittadino di perpetrare qualsiasi atto violento contro chiunque. Ma il Palazzo non è d'accordo, le spinte populiste premono per eliminarla approfittando proprio dell'imminente nuova notte di follia. Insieme al suo bodyguard cercherà di sopravvivere per tutta la notte.

Come messa in scena di un western metropolitano, "La notte del giudizio" conferma la bravura e la perizia registica di DeMonaco. Molte scene sono visivamente efficaci, denotando un'attenzione per il dettaglio scenico assolutamente encomiabile.
Ma il punto è che c'è un difetto endemico in questa trilogia che torna a essere molto evidente nella terza pellicola: è una storia politica, con connotati di impegno civile, eppure tutto viene ancora una volta trattato con un piglio imbranato. La sceneggiatura è nuovamente asservita alle soluzioni narrative più comode e le premesse non vengono mai mantenute. Tutto il dibattito, pur interessante, che il soggetto potrebbe suscitare rimane confinato nel prologo della vicenda, perché quando parte la sarabanda di violenza e sangue l'azione pura e semplice prende il sopravvento in modo puerile.

DeMonaco non ha mai fatto mistero di avere una guida spirituale davvero ingombrante: John Carpenter. Ma il Maestro è sempre stato il più bravo di tutti a tessere le fila della sua sofisticatissima rete narrativa. Nel cinema carpenteriano politica e azione, impegno e divertimento si fondono con una naturalezza sconcertante. Ma, soprattutto, sono due gambe su cui l'opera si regge filando spedita per tutta la sua durata. DeMonaco dà l'impressione di volere ma non riuscire: ha congegnato un non disprezzabile sistema di realtà distopica, concependolo con alla base un dibattito interessante e stimolante. Se si legalizza la violenza, se si lascia campo libero allo sfogo individuale per un tot di tempo, si può sperare che per il resto dell'anno la cittadinanza sia più collaborativa con le autorità? Ma il regista nativo di Brooklyn è bravo a porre interrogativi ma non a scioglierli. Per questo, purtroppo, "La notte del giudizio - Election Year" è nuovamente un buon prodotto vivace da visionare nelle afose serate estive, ma di esso ben poco rimarrà dopo questa arida stagione.
01/08/2016

Cast e credits

cast:
Frank Grillo, Elizabeth Mitchell, Mykelti Williamson, Joseph Julian Soria, Betty Gabriel


regia:
James DeMonaco


titolo originale:
The Purge: Election Year


distribuzione:
Universal Studios


durata:
105'


produzione:
Platinum Dunes, Blumhouse Productions


sceneggiatura:
James DeMonaco


fotografia:
Jacques Jouffret


montaggio:
Todd E. Miller


musiche:
Nathan Whitehead


Trama
Ancora una volta scritto e diretto da James DeMonaco, e interpretato da Frank Grillo (Anarchia - La Notte del Giudizio), il film sarà incentrato sui Nuovi Padri Fondatori d’America e sugli inizi dello “Sfogo Annuale”.