Ondacinema

recensione di Antonello Perrone
6.0/10
Non sempre sopravvivere è un'alternativa migliore alla morte. Il viso dolente di Tom Ludlow (Keanu Reeves) mentre manda giù vodka e si prepara ad uccidere, ha scolpito questo monito tra le sue pieghe. La sua disperazione si amalgama con l'ambiente nel quale è immerso. Entra in un mutuo scambio di continuità con lo spazio che lo circonda. E ben presto ciò che sembra un'avvisaglia si eleva a racconto paradigmatico perché la vicenda assume i contorni del thriller teso e rigoroso con il ventre molle della corruzione e del vizio.

Malessere dell'anima che diviene malessere della città ed in un gioco di richiami diviene il malessere di un sistema. Poliziotti corrotti o vigilantes, questa sembra l'unica scelta possibile. A scandagliare i ghetti di Los Angeles e i corridoi della centrale di polizia, nonché l'interiorità dei protagonisti, ci pensa una coppia di palombari che conosce bene questi fondali: David Ayer, già sceneggiatore di "Training Day" e regista di "Harsh Times" e sua maestà James Ellroy cantore di "Luoghi oscuri" dell'anima come del mondo reale.

In realtà il tema non è nuovo, anzi è sicuramente uno dei più battuti del cinema americano, ma nello script dell'autore di "American Tabloid" alla trama tipica del thriller poliziesco viene aggiunta la componente tragica e quel vago senso di dannazione, di impossibilità di redenzione. Una sovrastruttura di menzogne, di arrivismo, di ambizione sfrenata pende come un macigno sopra la testa del protagonista, che si muove come una scheggia impazzita per le strade della megalopoli. Naturalmente la morsa drammatica, come ogni buon cappio, tende a stringersi e a soffocare chi ci è finito dentro. Così, dal gioco di doppi fondi cerebrali e non, l'anima dannata tenta una vana fuga. Sembra quasi che la concretizzazione fisica di questo principio sia, nel finale, la demolizione di un muro dove sono nascosti soldi e segreti. Su questo tessuto narrativo di disfacimento si innesta la regia di Ayer, che segue strettamente la sceneggiatura e continua la sua personale esplorazione della realtà losangelina, pratica già iniziata nei film precedenti.

Lo stile è abbastanza classico, qualche raro momento di camera a spalla nell'inseguimento nei vicoli del ghetto, ma per il resto è caratterizzato per una messa in scena compatta e senza sbavature. Anche nella direzione degli attori il regista ottiene buoni risultati. Reeves è a suo agio nella parte dell'anima inquieta e dilaniata che sa essere letale quando occorre. Forrest Whitaker non è da meno mantenendo per tutto il film un misto tra atteggiamento paterno e quell'aria da chi mescola nel torbido. Anche Hugh Laurie conserva per il suo personaggio una buona dose di ambiguità e doppiogiochismo.

Nel segno di una continuità del genere, "La notte non aspetta", non è certo una perla di originalità, ma ha il pregio di poggiare su una scrittura solida e avvolgente, capace di tenere alta l'attenzione fino all'ultimo. Un merito non da poco di questi tempi.
14/07/2008

Cast e credits

cast:
Keanu Reeves, Forest Whitaker, Hugh Laurie, Chris Evans, Naomie Harris, Martha Higareda, Jay Mohr, John Corbett, Terry Crews, Amaury Nolasco


regia:
David Ayer


titolo originale:
Street Kings


distribuzione:
20th Century Fox


durata:
109'


produzione:
Regency Enterprises, Yari Film Group (YFG), 3 Arts Entertainment, Emmett/Furla Films


sceneggiatura:
James Ellroy, Kurt Wimmer, Jamie Moss


fotografia:
Gabriel Beristain


musiche:
Graeme Revell


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