Ondacinema

recensione di Giuseppe Gangi
6.0/10

Nelle considerazioni intorno ad "Outrage" ci chiedevamo, alla fine, se un progetto così cupo, freddo e per certi versi impersonale non potesse rappresentare una svolta nella carriera del maestro Kitano. E l'idea di un sequel solleticava le speranze per un film più libero, dove, visto l'insperato successo commerciale del primo capitolo, avrebbe potuto avere carta bianca nella sceneggiatura.

Avendo ora preso visione del risultato con "Outrage Beyond", la domanda sorge spontanea: dobbiamo rassegnarci a un Kitano pulito esecutore di yakuza eiga dall'ottimo successo commerciale. Confezionatore pregiato, capace di personalizzare opere che riprendono le lotte senza codice d'onore di Fukasaku? Forse, per il momento, dobbiamo accontentarci di questo, visto che uno degli autori di culto del cinema contemporaneo ha candidamente ammesso che se continuasse a realizzare opere alla sua maniera non avrebbe fatto mai guadagnare uno yen ai suoi produttori  e non poteva più permetterselo. Per ora Takeshi Kitano cerca soltanto di mantenere in vita il suo cinema, sebbene perda la partita con la dignità della sua arte.  

«Otomo non è morto: facciamoci un film»: più o meno in questo modo "Beat" Takeshi ha raccontato come ha iniziato a lavorare allo script del sequel di "Outrage" e si capisce già dalle parole usate che siamo quasi davanti a un pretesto per tornare a divertirsi con le storie di yakuza, tanto care al cinema giapponese.

All'inizio della pellicola capiamo che sono passati cinque anni dalle vicende narrate nel film precedente: la famiglia Sanno guidata da Kato prospera ed è diventata egemone anche grazie al suo aggancio in polizia che, vedendo i suoi capi cominciare a organizzarsi per fermare l'escalation criminale, cerca di ordire un piano per far esplodere dall'interno la presidenza di Kato. Infatti, il boss ha sostituto coi suoi giovani protetti yakuza più anziani nelle posizioni migliori della società, e una mossa del genere gli ha creato molti nemici. Inoltre premono di Hanabishi di Osaka, segreti alleati di Kato ma interessati ad estendere il loro potere. Il detective Kataoka conosce le regole del gioco e tira fuori il suo asso nella manica: Otomo che, nel film precedente, si arrendeva alla lotta intestina e veniva poi accoltellato in carcere per vendetta. Se il personaggio è coerente con la galleria di "Beat" Takeshi quel finale sembrava un po' paradossale per chi si è sempre gettato nelle braccia della morte per mantenere salvo l'onore e la dignità. Un ragionamento del genere ha quindi un certo peso nel bilanciere della solidità kitaniana nell'impianto di questo dittico: per quanto possa sembrare forzata come prospettiva, si nota una continuità nell'attività autodistruttiva che il regista giapponese opera nei confronti di se stesso e del (suo) cinema. Coordinate sempre presenti, incrociatesi in maniera incontrovertibile nella suicida trilogia composta da "Takeshis'", "Glory to the filmmaker!" e "Achille e la tartaruga". Pertanto in "Outrage Beyond" Kitano va, come da titolo, oltre ed esprime chiaramente la sua posizione nel mondo attraverso le gesta del suo consueto personaggio che si muove parallelamente all'autore transitando da pellicola a pellicola. Otomo, che all'inizio sembra ordire un piano machiavellico e segreto per vendicarsi, vuole solo sfruttare tutte le sue conoscenze al fine di raggiungere l'obiettivo finale: tirare a campare. 

Kitano fotografa la situazione della yakuza di oggi utilizzando sia cliché del genere che ammiccamenti al primo episodio e al proprio modo - a volte umoristico - di intendere la violenza: così si sbizzarrisce in un'altra carneficina dove si notano torture col trapano, esecuzioni fatte incatenando il nemico davanti a un lanciatore automatico di palle da baseball e un dito staccato a morsi per penitenza. Come "Outrage" anche il sequel è estremamente dialogato, volendo sottendere anche riferimenti politici che però rientrano abbastanza nella casistica degli stereotipi a cui si accennava pocanzi e sono abbastanza comuni a tutti i mafia movie del mondo. E, difatti, la narrazione del sequel è simile al suo prototipo, aggiungendo dubbi sulla sua utilità (al di là di quella commerciale).

L'oltraggio ulteriore del film è quello che si consuma nelle ultime battute: Kataoka, il quale crede di essere riuscito a innescare una lotta tra le due famiglie più potenti, e aver compiuto ben più del suo dovere arma la mano di Otomo affinché vada a difendere il suo onore, ma lui ghignando gli spara a bruciapelo e volta le spalle a un possibile scontro. Kitano non si fa ammazzare, s'è fatto furbo.


04/09/2012

Cast e credits

cast:
Takeshi Kitano, Ryo Kase, Toshiyuki Nishida, Ken Mitsuishi, Hirofumi Arai, Tomokazu Miura


regia:
Takeshi Kitano


titolo originale:
Autoreiji: Biyondo


durata:
110'


produzione:
Bandai Visual Company, Office Kitano, Tokyo FM Broadcasting Co.


sceneggiatura:
Takeshi Kitano


fotografia:
Katsumi Yanagijima


scenografie:
Norihiro Isoda


montaggio:
Takeshi Kitano, Yoshinori Ôta


costumi:
Kazuko Kurosawa


musiche:
Keiichi Suzuki


Trama
Il mondo criminale della yakuza viene scosso da una guerra tra potenti famiglie: i Sanno dell'est e gli Hanabishi dell'ovest. Uno scontro che vedrà coinvolta anche la polizia e che si risolverà grazie all'inaspettato intervento di un vecchio criminale creduto morto da tutti.