Ondacinema

recensione di Giancarlo Usai
5.0/10

A ottant'anni Claude Lelouch ci arriva senza rimpianti: d'altronde, con una cinquantina di film realizzati, che cosa si può volere di più? Quello che voleva dire lo ha detto in tante occasioni. Certo, nella maggior parte di queste, il risultato non è stato nulla di memorabile, ma il regista parigino ha sempre preferito la quantità, la somma di elementi, è sempre stato un autore caratterizzato da un'esagerata generosità. E se poi questo, nell'ottica generale di una carriera, sia un pregio o un difetto, poco importa.

Succede dunque che ci troviamo a recensire una sua opera di ormai tre anni fa, dimenticata in qualche magazzino dai distributori italiani e ritirata fuori per il primo weekend estivo di questo 2017. Un lungometraggio che, nel suo titolo originale, da tradurre più o meno con un "Bastardo, ti amiamo", spiegava meglio le intenzioni di Lelouch. L'adattamento italiano appiattisce un po' tutto, restituendo solo in parte il fulcro del soggetto narrato e preferendo incuriosire il pubblico facendo intuire un'atmosfera da commedia sentimentale e degli equivoci.

Il lungometraggio "Parliamo delle mie donne", insomma, parla di questo glorioso fotografo, un idolo nel suo campo a livello mondiale, che a settant'anni continua ad essere un seduttore incallito. E così, con la sua nuova fiamma, decide di godersi un periodo sabbatico in una splendida baita di montagna ai piedi del Monte Bianco. Qui viene raggiunto anche dal suo miglior amico e insieme provano a godersi la serenità del luogo. Ma al protagonista c'è qualcosa che manca: le sue quattro figlie, avute da quattro donne diverse, non hanno voglia di sentirlo. Ci deve pensare appunto il suo amico a organizzare uno stratagemma per farle tornare tutte a ritrovarsi sotto lo stesso tetto con il padre. E da lì, il film si concentra sulle dinamiche familiari che si vengono a creare: momenti di allegria bucolica, episodici litigi che fanno riaffiorare vecchie tensioni, istanti di silenzio in cui si tracciano i bilanci di una vita.

Lelouch, come alcuni grandi vecchi un po' decaduti, ha un grosso problema: il suo sguardo si è inaridito, la sua penna si è impigrita. E così, l'opera di cui stiamo parlando rivela, con il passare dei minuti, tutta la sua vacuità: gli scambi dialettici sono pensierini superficiali, la messa in scena rasenta i cliché degli spot televisivi su certe località turistiche, gli snodi narrativi sono forzati, farraginosi, a tratti persino irragionevoli. Senza voler svelare nulla della trama e del suo dipanarsi, siamo obbligati però a sottolineare come la trasformazione da dramedy familiare a dramma tout court sia una decisione di scrittura che grida vendetta. A un autore riconosciamo sempre il diritto di fare ciò che vuole della materia che sta plasmando. Ma il rispetto per la coerenza narrativa non può mai venire meno: invece Lelouch, da sempre attratto dal kitsch e dalle sottolineature dell'ovvio, qui forza troppo la mano e crea, soprattutto nella seconda parte del lungometraggio, un effetto straniante che impedisce allo spettatore qualsiasi tipo di legame affettivo con i personaggi.

È difficile spiegare le sensazioni a volte provate davanti alla visione di un film. In questo caso, ciò che emerge, è uno sdoppiamento dei contesti. È un racconto talmente artefatto nella sua finzione che riesce impossibile percepire che si tratti di vita vera, quella che scorre attorno allo spaesato protagonista. Johnny Hallyday, un volto che ingombra tanto quanto quelli dei divi assoluti, è però attore improvvisato, alla mercé, in questo caso, della bulimia registica di Lelouch. Da apprezzare il cast al femminile, capitanato da Sandrine Bonnaire. In mezzo a una giostra di eventi di difficile comprensione, un po' di classe salva l'opera (in parte) dal naufragio.


21/06/2017

Cast e credits

cast:
Johnny Hallyday, Sandrine Bonnaire, Eddy Mitchell, Irene Jacob, Pauline Lèfevre


regia:
Claude Lelouch


titolo originale:
Salaud, on t'aime


distribuzione:
Altre Storie


durata:
124'


produzione:
Les Films 13, Rhône-Alpes Cinéma, Canal+


sceneggiatura:
Claude Lelouch


fotografia:
Claude Lelouch


montaggio:
Stéphane Mazalaigue


musiche:
Christian Gaubert, Francis Lai


Trama
In Parliamo delle mie donne l'autore parigino racconta, con il suo stile inconfondibile, la famiglia, il perdono, l'amicizia. Jacques Kaminsky (intepretato da Johny Hallyday), fotografo di guerra di fama internazionale e padre assente, trascorre più tempo a prendersi cura della sua fotocamera che delle sue quattro figlie Primavera, Estate, Autunno e Inverno. Trasferitosi da Parigi a Praz-sur-Arly, un paesino ai piedi del Monte Bianco, vuole trascorrere un felice riposo dal lavoro in una splendida baita nelle Alpi con la sua nuova compagna Nathalie (Sandrine Bonnaire). Jacques, però, sente di essere arrivato a un momento dove, per essere realmente appagato, ha bisogno di riconciliarsi con la sua famiglia e le sue quattro figlie, avute da donne differenti.