Ondacinema

recensione di Mirko Salvini
7.0/10

A più di un anno dalla sua vittoria al Sundance, esce nei nostri cinema (forse nella speranza di sfruttare un "effetto oscar" che di fatto non c'è stato, nonostante la distribuzione negli States targata Weinstein, in questo campo solitamente imbattibili) "Fruitvale Station", film dedicato alla tragica fine di Oscar Julius Grant, giovane californiano ucciso la notte di capodanno del 2009 da un agente della polizia ferroviaria, intervenuto per sedare un tafferuglio che si era creato in un convoglio e nel quale Grant si era trovato coinvolto. Vicenda poco conosciuta da queste parti, in America ha suscitato un certo scalpore, specie dopo che sul web sono apparsi gli ultimi fatali momenti di Grant, ripresi dai presenti coi telefonini. Immagini che ci mostrano l'uomo fermato coi suoi amici, brutalmente immobilizzato dalle forze dell'ordine prima di essere ferito a morte da un colpo di pistola che il poliziotto asserì essere partito per caso (al processo, conclusosi prevedibilmente con una sentenza leggera, l'agente si difese affermando di avere scambiato la pistola con il dispositivo elettronico per immobilizzare che la polizia ha in dotazione) ma che certo non giustifica la condotta con cui l'operazione è stata portata a termine dagli agenti, palesemente violando i diritti delle persone coinvolte, come purtroppo spesso fanno coloro che in teoria dovrebbero tutelare il cittadino (anche in Italia come è tristemente noto non sono mancati episodi di questo genere).

Il regista Ryan Coogler, qui al suo debutto nel lungometraggio (prodotto fra gli altri da Forest Whitaker) dopo alcuni corti, naturalmente ha scelto di servirsi del materiale video amatoriale a disposizione e infatti il film inizia con uno di questi filmati (in effetti quanto vediamo difficilmente può lasciare indifferenti) e termina con le riprese di una recente manifestazione in ricordo della vittima, alla quale partecipa anche la giovanissima figlia Tatiana, ancora visibilmente provata per la terribile e assurda perdita. In mezzo alle due riprese di repertorio la ricostruzione dell'ultima giornata di Grant, passata tra i propri cari e cercando di rimediare a diversi pasticci. Qualcuno ha rimproverato a Coogler un ritratto fin troppo positivo del suo protagonista, per aver cercato di trasformare la vittima di un tragico episodio in una sorta di martire contemporaneo. In effetti, per quanto il regista sia evidentemente di parte rispetto al personaggio (ed è comprensibile data la vicenda), gli va riconosciuto di non averne nascosto gli aspetti meno cristallini (i guai col lavoro, lo spaccio di marijuana, le discussioni con la compagna); è chiaro però che scegliendo come interprete principale Michael B. Jordan, attore di grande energia e comunicatività finora conosciuto soprattutto per i suoi lavori televisivi (ma Hollywood difficilmente se lo lascerà scappare), lo spettatore non può fare a meno di guardare con simpatia al personaggio Grant, nonostante egli non sia un esempio di fedeltà nei confronti della sua pur innamoratissima Sophina (la brava Melonie Diaz), la mamma di sua figlia (impersonata da Ariana Neal) e neanche un esempio di puntualità sul lavoro (infatti lo hanno appena licenziato). È stato pure in prigione (anche se non ne viene spiegata la ragione, probabilmente legata alla sua "seconda attività"); insomma un ragazzo cresciuto dal lato sbagliato della strada che di grattacapi alla madre Wanda (Octavia Spencer, che pur apparendo in poche pose riesce comunque a lasciare il segno) ne ha senz'altro procurati parecchi.

Coogler in diverse occasioni ha sostenuto che le origini afroamericane di Grant abbiano contribuito in maniera non indifferente al suo tragico destino. Ci descrive perciò anche un uomo gentile, affabile, amatissimo dai suoi familiari e deciso a riprendere in mano la sua vita. Ci sarebbe riuscito? Ovviamente a questo non è possibile rispondere. il film è efficace nel comunicare il dubbio di "cosa sarebbe successo se..." (se non avesse preso il treno, se sul treno non avesse incontrato quel bullo provocatore, se i poliziotti avessero tenuto un comportamento diverso...) e il regista è bravo a dare all'escalation degli eventi un senso di inesorabilità che rende l'epilogo, per quanto annunciato, non meno duro e teso. Sarà interessante vedere come proseguirà la sua carriera dopo un debutto così fortunato (a fronte dell'irrisorio budget di novecentomila dollari, negli Stati Uniti ha incassato quasi venti milioni e in diversi hanno sostenuto che avrebbero potuto essere anche di più se fosse uscito in un periodo più propizio, rispetto a quello estivo, tradizionalmente più adatto a pellicole meno impegnative).


17/03/2014

Cast e credits

cast:
Michael B. Jordan, Octavia Spencer, Melonie Diaz, Kevin Durand


regia:
Ryan Coogler


titolo originale:
Frutivale Station


distribuzione:
Wider Distribuzione


durata:
85'


produzione:
Forest Whitaker's Significant Productions


sceneggiatura:
Ryan Coogler


fotografia:
Rachel Morrison


scenografie:
Hannah Beachler


montaggio:
Claudia Castello, Michael P. Shawver


costumi:
Aggie Guerard Rodgers


musiche:
Ludwig Göransson


Trama
l'ultima giornata di vita di Oscar Julius Grant, ucciso dalla polizia ferroviaria di Oakland la notte di capodanno del 2009
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