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recensione di Alex Poltronieri
8.0/10
Pubblicata in sei volumi tra il 2004 e il 2010 la graphic novel “Scott Pilgrim” di Brian Lee O'Malley ha ottenuto un insperato successo underground, ma difficilmente sarebbe stata ipotizzabile una riduzione cinematografica. Tratto schematico e naif in bianco e nero, l'opera del canadese O'Malley è un'originalissima accozzaglia di generi (coming-of-age, romanticismo supereroi, commedia), medium (comic book, musica, videogame), humour delirante e citazioni della cultura pop statunitense. La storia è una calcolata commistione tra semplicità e sensazionalismo pulp: Scott Pilgrim è un adolescente scansafatiche che vive a Toronto, suona in una band garage rock chiamata Sex Bob-Omb e si innamora perdutamente della misteriosa coetanea Ramona Flowers. Tra i due pare scoccata la scintilla, ma per stare con lei il pavido Scott dovrà prima sconfiggere i suoi sette malvagi ex fidanzati, alleatisi in una temibile “Lega” con il solo scopo di impedire a Scott e Ramona di essere felici. Questo il nocciolo della vicenda, attorno a cui gravita un universo fuori dal tempo popolato da bizzarri personaggi (il coinquilino omosessuale e cinico di Scott, le altre band della scena musicale di Toronto, tra cui i Clash at Demonhead) e dove le comuni leggi della fisica e della razionalità non hanno molto significato.
 
Ad adattare questo eclettico pout-pourri è stato chiamato in causa il talentuoso Edgar Wright, geniale re-inventore di cinema di genere (l'horror con “Shaun of the Dead”, l'action con “Hot Fuzz”) che anche in questo caso non sacrifica nulla dell'opera di O'Malley dandole massimo rispetto e operando un adattamento sanamente fedele ma allo stesso tempo con un respiro “cinematografico” autonomo. Quello che ne esce è senza dubbio un prodotto singolare, non immediatamente assimilabile e destinato ad un pubblico scarsamente numeroso (sonoro flop in tutto il mondo), ma allo stesso tempo coraggioso e innovativo nel riflettere sul futuro e le possibili ibridazioni della macchina cinematografica. Qui, più che in colossi iperpompati ma sotto sotto polverosi, come “Avatar” o “Inception”, si respira vera aria di novità e voglia di sperimentare. Wright frulla assieme un po' tutto il cinema e la cultura popolare del postmoderno: il suo film è ambientato in una dimensione alternativa in cui non ci sono necessariamente legami tra azione e reazione. Dopo aver riflettuto sulle possibili contaminazioni tra horror e commedia in “Shaun of the Dead” e aver traghettato il cinema action degli ultimi trent'anni nel nuovo millennio in “Hot Fuzz”, il regista britannico tenta un'assurda e consciamente suicida contaminazione tra cinema, cartoons e videogame, in cui gli scontri tra duellanti si svolgono a base di colpi di kung fu, se si riceve un pugno si sfonda un muro come se fosse di carta, e quando un nemico viene annientato si ottiene in premio un pugno di monete calcolato in base al livello di difficoltà dell'impresa.
 
Non è difatti un caso che “Scott Pilgrim vs the World” sia il primo film che può contare su un videogame ad esso ispirato (disponibile per il solo download sul circuito Playstation 3 e Xbox), che non è semplice strategia di marketing, ma un prodotto che è l'ideale estensione della celluloide: sorta di versione per il mondo dei videogiochi dell'operazione “Grindhouse” del duo Tarantino-Rodriguez, il gioco di “Scott Pilgrim” è allo stesso tempo omaggio e adattamento, una perfetta ricostruzione degli arcade di fine anni '80 – inizio '90, dalla struttura a scorrimento bidimensionale, divisa in sette livelli (uno per ogni malvagio ex della bella Ramona), genialmente musicata in 8 Bit dal duo elettronico Anamanaguchi. Paradossalmente, ma nemmeno così tanto, il film di Wright è forse più vicino alla versione ludica per consolle che al fumetto di O'Malley, di cui replica meccanicamente la struttura a scorrimento, con l'eroe che deve sconfiggere i temibili ex uno alla volta. E' anche il maggior limite della pellicola, che all'inizio spiazza, ma poi si fa inevitabilmente ripetitiva, con gli esiti degli scontri già chiari dall'inizio, e senza le possibilità interattive offerte dal joystick.

Ma sotto le macerie del cinema postmoderno, Wright saggiamente non si dimentica dei suoi personaggi, e sa infondere sempre grande umanità, ritmo e simpatia alle situazioni (in questo si avvicina a Guillermo Del Toro e ai suoi “Hellboy”). Scott Pilgrim e i suoi amici sono tutti egualmente, disperatamente nerd, solitari, in cerca di amori sfuggenti. Non c'è spazio per essere cool nel cinema indie di Edgar Wright, ed è questa la cosa più bella di “Scott Pilgrim vs the World”: non è una pellicola che vuole ingraziarsi le masse, ma è orgogliosamente realizzata da, e per, un pubblico di soli nerd.
 
Occhio alla colonna sonora, egualmente realizzata con cura e gusto: accanto alle composizioni originali di Nigel Godrich (il suo primo lavoro solista dopo le varie collaborazioni con Radiohead e altri grandi) ci sono i brani originali di tutte le band che compaiono nel film: Sex Bob-Omb (di cui si è occupato Beck), Crash and the Boys (Broken Social Scene) e Clash at Demonhead (Metric). Oltre a successi vecchi e nuovi di Rolling Stones, Frank Black, Holy FuckBlack Lips, T-Rex, Bluetones e tanti altri.

18/11/2010

Cast e credits

cast:
Michael Cera, Mary Elizabeth Winstead, Kieran Culkin, Chris Evans, Anna Kendrick, Alison Pil, Brandon Routh, Jason Schwartzman


regia:
Edgar Wright


titolo originale:
Scott Pilgrim vs. The World


distribuzione:
Universal Pictures


durata:
112'


sceneggiatura:
Michael Bacall, Edgar Wright


fotografia:
Bill Pope


scenografie:
Marcus Rowland


montaggio:
Jonathan Amos, Paul Machliss


costumi:
Laura Jean Shannon


musiche:
Nigel Godrich


Trama
Il teenager Scott Pilgrim si innamora perdutamente di Ramona Flowers, ma per conquistarla dovrà sconfiggere i suoi sette malvagi ex fidanzati.
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