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recensione di Antonio Pettierre
5.0/10

La regista americana Kimberly Peirce, più che portare sullo schermo il terzo adattamento di "Carrie", primo romanzo dello scrittore dell'horror moderno Stephen King, gira il remake del film di Brian De Palma del 1976. La Peirce è al suo terzo lungometraggio e la sua opera più conosciuta è "Boys don't cry" del 1999, dove metteva in scena la drammatica storia di Brandon Teena (Hilary Swank), la vita di un giovane transgender nella più povera e retrograda provincia americana. Quindi, il tema del romanzo di King sembrava nella corde della giovane regista: il bullismo di cui è oggetto Carrie da parte delle compagne di classe; il rapporto tormentato tra lei e una madre ossessionata dalla religione e dalla Bibbia; la concezione estrema del peccato senza redenzione; la condizione della donna oppressa dall'educazione e dalla società in cui vive. Il tutto condito dall'aggiunta dei poteri paranormali della protagonista, per la madre espressione dell'influenza di  Satana. Per i compagni di scuola ella è un "mostro" non tanto (non solo) per i suoi poteri, ma perché non si veste in modo appariscente, non si trucca, non dà confidenze, chiusa nella sua timidezza adolescenziale, ancor più esasperata dall'educazione religiosa integralista subita.

Siamo all'ultimo anno delle scuole superiori e le ragazze si preparano per il ballo di fine anno e il diploma e Carrie White (Chloë Grace Moretz) ha le sue prime mestruazioni, mentre si fa la doccia dopo l'ora di eduzione fisica, senza sapere che cosa siano perché la madre non le ha spiegato nulla. Terrorizzata, è derisa dalle compagne di classe e messa alla berlina, in particolare da Chris (Portia Doubleday). Un'altra compagna, Sue (Gabriella Wilde), in un primo momento anche lei sodale dei soprusi, pentita, rinuncia al ballo e convince il suo ragazzo Tommy a invitare Carrie. Chris, che nel frattempo inserisce in Internet il video girato nelle docce della povera Carrie, viene punita con la sospensione dalla scuola e l'impossibilità a partecipare al tanto agognato ballo. Per vendicarsi architetta una punizione plateale per Carrie che porterà a un finale immerso in un bagno di sangue. In mezzo, viene messo in scena il rapporto malato tra Carrie e la madre (Susanne Moore), che vivono in una casa in periferia di una cittadina della provincia middle class americana, dove la giovane scopre i poteri paranormali, che esplodono proprio con la sua maturità, in un continuo attaccamento filiale e ribellione per la propria affermazione come individuo ormai adulto.

Una storia quindi non solo di horror, ma di crescita, di passaggio all'età adulta, di rappresentazione di un mondo giovanile, quello scolastico, dove il diverso viene osteggiato, isolato, deriso e punito proprio perché non omologato.
Come abbiamo detto, Peirce gira un vero e proprio remake del film di De Palma e questo porta a un inevitabile confronto con l'opera originale. La regista, quasi quarant'anni dopo, tenta di attualizzare la storia inserendo per esempio narrativamente il rapporto delle ragazze con i social network e tutti gli strumenti informatici o il confronto tra Carrie e sua madre Margaret White, descritto in modo più ampio. Vi è anche un utilizzo più esteso degli effetti speciali per mettere in scena la lenta evoluzione dei poteri paranormali di Carrie, con sequenze esplicative come quella girata nella camera da letto o nei bagni della scuola, dove la frustrazione e le insicurezze della protagonista si esaltano sugli oggetti circostanti. Anche il personaggio di Margaret è rappresentato più come una donna psicotica ed emotivamente instabile, a differenza di quello della Piper Laurie nel film di De Palma, che era più messianica e spirituale. Poi, la Peirce sceglie di stare addosso sempre a Carrie, con continui primi piani sull'espressiva interpretazione che ne dà la Moretz ( la migliore di un cast a dire il vero inespressivo e che surclassa anche un'attrice come la Julianne Moore che è troppo catatonica e monocorde), una messa in quadro che risulta stucchevole per l'eccessivo uso che la regista ne fa.

A conti fatti questo "Lo sguardo di Satana - Carrie" resta un'opera piatta e senza uno sguardo originale da parte della Peirce che perde il confronto con la maestria tecnica e l'uso artistico del linguaggio cinematografico. La Peirce non ha il coraggio di rielaborare temi del romanzo di King non trattati dagli adattamenti cinematografici (ad esempio, Carrie distrugge tutta la cittadina) e si discosta dal film di De Palma capovolgendo delle situazioni o degli atteggiamenti dei personaggi in modo superficiale. Non è sufficiente la convincente interpretazione della Moretz né la curata scenografia di Carol Spier per apprezzare un film che si adagia troppo su soluzioni prevedibili e pacchiane: ad esempio, il finale molto didascalico o la messa in scena di tutta la sequenza del ballo di fine anno. Brian De Palma sceglieva per il finale una soluzione onirica che ribaltava e confondeva il punto di vista dei protagonisti e riusciva a creare una perfetta suspense durante la festa di ballo. Con l'utilizzo dello split screen esaltava la molteplicità e contemporaneità dello sguardo, aumentando il senso di terrore con il mezzo cinematografico e il montaggio. Invece, la Pierce gira questa sequenza con effetti speciali e la CGI insistiti e fine a se stessi per colmare la mancanza totale della tensione narrativa. Consigliamo caldamente di recuperare il capolavoro di De Palma degli anni Settanta per capire cosa contraddistingue l'opera di un autore di Cinema da un'onesta mestierante, partendo dallo stesso materiale narrativo.
Con la fantasia che contraddistingue i nostri distributori "Carrie - Lo sguardo di Satana" di De Palma è diventato "Lo sguardo di Satana - Carrie", ma cambiando gli addendi del titolo il risultato del film cambia, eccome. In peggio.


18/01/2014

Cast e credits

cast:
Chloe Grace Moretz, Julianne Moore, Judy Greer, Portia Doubleday, Gabriella Wilde, Ansel Elgort


regia:
Kimberly Peirce


titolo originale:
Carrie


distribuzione:
Warner Bros. Pitcures


durata:
99'


produzione:
Metro-Goldwyn-Mayer, Screen Gems


sceneggiatura:
Roberto Aguirre-Sacasa, Lawrence D. Cohen


fotografia:
Steve Yedlin


scenografie:
Carol Spier


montaggio:
Lee Percy, Nancy Richardson


costumi:
Luis Sequeira


musiche:
Marco Beltrami


Trama

Carrie è una ragazza delle superiori timida ed emarginata che se stessa non è consapevole dei suoi poteri paranormali. Presto rivelerà la sua vera indole e si vendicherà dei suoi perversi compagni e della madre psicopatica in un vortice di terrore e distruzione.

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