Ondacinema

recensione di Matteo De Simei
8.5/10

Difficile valutare un film dal punto di vista qualitativo senza prima prendere coscienza della potenzialità quantitativa/contenutistica che esso possiede. Immaginate poi se la pellicola in questione sia in realtà un documentario, e la sua mission sia quella di informare ed erudire lo spettatore sprovveduto. Allora tutto cambia.

Nel 2005 i mass media di tutto il mondo diffusero la foto di una ragazza soldato che mima con le mani di sparare al pene di un detenuto all'interno di un carcere. Una foto dotata di una forza emotiva impressionante e che, insieme a molte altre, svelarono la vera natura del sistema di detenzione statunitense negli anni successivi al fatidico 11 settembre.
Ad Alex Gibney (al secondo documentario dopo "Enron - L'economia della truffa" del 2006) il difficile, coraggioso (e pericoloso) compito di spiegare come quelle immagini tradotte in dati significhino 105 prigionieri afghani morti ammazzati (tra le carceri di Abu Ghraib, Bagram e la base cubana di Guantanamo). Solo 37 dei 105 verranno considerati omicidi dal governo americano.

La storia ruota attorno al martirio di Dilawar, giovane tassista afghano sequestrato, minacciato, torturato ed ucciso senza motivo dai militari americani e da un'istituzione nazionale, la CIA.
Il taxi diretto nelle tenebre è proprio il suo. Il viaggio parte da qua.
Gibney realizza un'accurata ricostruzione dei fatti (imprescindibile la collaborazione del giornalista Tim Golden), fatti che colpiscono come pugni nello stomaco per via delle ammissioni dello stesso personale militare addetto alla missione e delle confessioni dolorose dei poveri superstiti afghani.
Anche graficamente Gibney si destreggia ottimamente, utilizzando asterischi come commenti personali e sezionando il film in capitoletti che semplificano il processo cognitivo dello spettatore.
Ma il vero punto di forza di "Taxi to the Dark Side" risiede nello scandalo visivo: i fotogrammi tremendamente reali ed indecenti, le scene immorali e vergognose tengono alto il ritmo della pellicola e tengono il passo alle parole proferite dal narratore/regista dalla prima all'ultima sequenza (non a caso il film prodotto nel 2007 è stato distribuito solo quest'anno - in Italia pessimamente - a causa dei problemi di censura grazie al via libera del neo presidente democratico Obama).

Minuto dopo minuto le immagini solcano sempre di più l'inferno vissuto dai poveri ostaggi, tra perversioni desadiane e pasoliniane (alla "Salò"). Una prova di forza che diventa anche dello spettatore quando il documentarista americano racconta così i degenerati gironi danteschi a cui venivano sottoposti i detenuti innocenti: shock da cattura (musica a massimo volume, cani che abbaiano, sputi, insulti), perquisizioni fino alla nudità, umiliazioni (ironiche feste di compleanno, pose da cane), torture (privazione del sonno, privazione della luce e di stimoli uditivi, divieto di orinare, posizioni forzate e di stress ma soprattutto il terribile waterboarding) fino all'inevitabile morte (piuttosto raccapriccianti anche le delucidazioni sui motivi dei decessi).
La denuncia sociale passa poi attraverso lo scandalo dell'aggiramento della Convenzione di Ginevra (il laboratorio comportamentale di Guantanamo, in terra cubana), lasciando anche spazio alle incredibili testimonianze di difesa del governo americano ("solo alcune mele marce"), in realtà dimostratosi il principale fautore criminale dell'intera operazione (coinvolti il segretario alla difesa Donald Rumsfeld, il consulente della Casa Bianca Alberto Gonzales, il ministro della giustizia John Yoo, il vice presidente Richard Cheney e soprattutto il presidente degli USA George W. Bush).

"Taxi to the Dark Side" è uno dei documentari più concreti e avvincenti dell'ultimo decennio alla pari di "The Fog of War" del 2003 diretto da Errol Morris (entrambi premiati con l'Oscar). Un lampo nell'oscurità che sicuramente non sarà capace di aprile le acque alla soluzione della tortura e del sopruso umano, ma che quanto meno ha tutte le carte in regola per far aprire gli occhi al cittadino più scettico ed abulico.
Sembra che Gibney nella sua aggressività, nel voler ostentare ogni minima rappresentazione di crudezza voglia urlare al popolo americano: venite a vedere cosa fanno i nostri soldati! La violenza dei detenuti è un atto criminale!
In realtà l'alto numero di fautori della tortura è l'unica ragione per la quale la Casa Bianca non possa essere accusata, e quindi farla franca, contravvenendo alle leggi e ai trattati senza scatenare l'indignazione popolare.


11/12/2009

Cast e credits

cast:
Alex Gibney, Brian Keith Allen, Karyn Plonsky,, Greg D'Agostino, Maan Kaassamani


regia:
Alex Gibney


titolo originale:
Taxi to the Dark Side


distribuzione:
Ripley's Film


durata:
106'


produzione:
Jigsaw productions, Tall Woods, LLC e Wider Film Projects


fotografia:
Greg Andracke, Maryse Alberti


montaggio:
Sloane Klevin


musiche:
Ivor Guest, Robert Logan (II), Mario Grigorov


Trama
Prendendo spunto dall'indagine giornalistica di Tim Golden del "New York Times", Alex Gibney intraprende una sorprendente inchiesta che, partendo dalle torture e i soprusi subiti dai "terroristi" arabi rinchiusi nelle carceri militari americane in Afganistan e Iraq, arriva a indagare e svelare la vera natura di gravissimi episodi di violazione dei diritti umani
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