Ondacinema

recensione di Antonio Pettierre
7.0/10

I film di denuncia basati sull’investigazione di enti terzi nella società americana ha una lunga storia nel cinema a stelle e strisce: la messa in luce di scandali politici; di ingiustizie sociali, razziali, sessuali; o dello sfruttamento del territorio da parte delle industrie a scapito della salute dei cittadini. Icona di questo tipo d cinema è sicuramente “Tutti gli uomini del presidente” di Alan J. Pakula che racconta l’inchiesta dei giornalisti Bob Woodward e Carl Bernstein del Washington Post che portò alla luce lo scandalo Watergate e costrinse alla dimissione il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon. Ma potremmo citare tra i più recenti anche “Erin Brockovich” di Steven Sodebergh, sulla causa legale che valse il risarcimento a migliaia di persone a causa dell’avvelenamento delle falde acquifere con gli scarichi di piombo esavalente di un’industria chimica. Oppure “Il caso Spotlight” di Tom McCarthy, sull’inchiesta di una squadra di giornalisti del The Boston Globe che portarono alla luce i casi di pedofilia diffusa nella chiesa cattolica americana all’inizio del millennio.

Ci fermiamo qui, ma le citazioni sono per inquadrare “The Report” scritto e diretto da Scott Z. Burns che narra la lunga indagine condotta da Daniel Jones per conto del Comitato ristretto per l’intelligence del Senato degli Stati Uniti sul programma di interrogatori condotti dalla CIA dopo l’11 settembre del 2001 sui prigionieri catturati. Burns è al suo secondo lungometraggio da regista ed è anche coproduttore della pellicola, insieme proprio a Steven Sodebergh. Ma l’interesse a un tema così scottante non è un caso per Burns e nemmeno la collaborazione con Sodebergh, visto che è stato lo sceneggiatore dei film “The Informant!”, “Contagion”, “Effetti collaterali” e “Panama Papers”. È stato, inoltre, tra i produttori del documentario “Una scomoda verità” di Davis Guggenheim, scritto da Al Gore sui pericoli del cambiamento climatico.

“The Report”, quindi, s’introduce perfettamente all’interno di questa branca di cinema con tutti gli elementi costitutivi che ne determinano la definizione del sottogenere: degli ottimi interpreti nei ruoli principali e secondari, una solida sceneggiatura accurata e pedagogica, la costruzione del senso di indignazione per i fatti narrati che sostituisce quello della suspense, creando la stessa crescente tensione a mano a mano che i fatti narrati procedono; i continui ostacoli burocratici, legali, politici, psicologici che il protagonista si trova davanti e che deve superare solo grazie alla sua tenacia e intelligenza fino alla vittoria finale.

Il report che dà il titolo al film di Burns è quello di settemila pagine redatto da Daniel Jones (Adam Driver) dopo aver analizzato centinaia di migliaia di documenti della CIA in quasi sette anni di lavoro che denunciano l’utilizzo sistematico della tortura (tra cui quello più conosciuto è il waterboarding) da parte dell’agenzia per estorcere informazioni con lo scopo di prevenire attacchi e per catturare Osama Bin Laden. Peccato che la stessa agenzia in un rapporto interno si rese conto che il “metodo” era del tutto inutile, che le informazioni si ottenevano con le indagini tradizionali sul campo e che la stessa cattura di Bin Laden è avvenuta in modo differente rispetto alla descrizione fatta in  “Zero Dark Thirthy” di Kathryn Bigelow, basato proprio sulla versione della CIA che “The Report” smonta: è interessante anche la citazione dello stesso film all’interno di una scena, mentre Jones osserva sconcertato un trailer che scorre sugli schermi televisivi sapendo quello che non può divulgare. Una sorta di significativa metacritica di certo cinema propagandistico che sfrutta la spettacolarizzazione.

Il tema etico è fondamentale in un film come “The Report” ed esso viene costantemente messo in evidenza nelle scelte di Jones e dei senatori della commissione (tra cui la presidente, la senatrice Dianne Feinstein interpretata da Annette Bening) che tentano, da un lato, di scavare tra i documenti per trovare la verità e, dall’altro, fare i conti con la ragion di stato e la realpolitik che impedisce che questa venga a galla. Una nazione che propugna la democrazia e i diritti civili per combattere i propri nemici e poi utilizza gli stessi mezzi come fa a giustificare queste azioni che inficiano le basi etiche della società?

“The Report” mostra ancora una volta come nella società americana – e nelle sue istituzioni – esiste e convive tutto e il suo contrario: il male e il bene, l’illegalità e il rispetto della legge, l’etica e l’egoismo personale, l’utilizzo del potere per il bene comune in modo distorto o nel modo corretto.
È ovvio che “The Report” sta dalla parte dei giusti e il Daniel Jones di Adam Driver ha le sue radici in “Mr. Smith va a Washington” di Frank Capra, ma con la differenza fondamentale che il cinismo e il compromesso ormai sono la bussola dei nostri anni. Così, se Jones arriva a essere accusato persino di aver trafugato delle notizie riservate, riuscirà, per la sua dirittura morale e astuzia politica, a ribaltare la situazione e a far rendere pubblico una sintesi del suo rapporto da parte del Senato. Ma è una vittoria di Pirro questa volta. Non esiste un happy end: pur essendo pubblico il rapporto e i reati commessi siano alla luce, nessuno viene incriminato e anzi molti degli autori dei depistaggi e degli ordini illegali hanno anche fatto carriera.

Supportato da Adam Driver e Annette Bening in due interpretazioni mimetiche e ipercontrollate, Burns costruisce con “The Report” un meccanismo narrativo solido dove le pagine delle mail, i report e le note che Jones legge e raccoglie prendono vita sullo schermo con flashback emotivamente forti. Prodotto e distribuito da Amazon (meno prolifica della cugina Netflix), “The Report” è un film degno di nota che merita di essere visto.


11/04/2020

Cast e credits

cast:
Adam Driver, Annette Bening, Ted Levine, Michael C. Hall, Jon Hamm


regia:
Scott Z. Burns


titolo originale:
The Report


distribuzione:
Amazon Prime Video


durata:
118'


produzione:
Amazon Studios, Vice Media


sceneggiatura:
Scott Z. Burns


fotografia:
Eigil Bryld


scenografie:
Ethan Tobman


montaggio:
Greg O'Bryant


costumi:
Susan Lyall


musiche:
David Wingo


Trama
Daniel J. Jones, membro dello staff di Dianne Feinstein del Senato degli Stati Uniti, è messo a capo dell’indagine della legittimità del programma di detenzione della CIA da parte del Comitato ristretto dell’Intelligence del Senato. Dopo sette anni di investigazione analizzando milioni di documenti, Jones scopre l’utilizzo sistematico e inutile delle torture sui prigionieri da parte della CIA dopo l’11 settembre del 2001. Scrive un rapporto dettagliato che vedrà la luce solo dopo una dura lotta tra i poteri dello Stato americano.
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