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recensione di Matteo Catoni
6.0/10

Quando un film riceve undici nomination all'Oscar, è sempre buona regola stare con gli occhi aperti, evitando di cadere nel tranello della facile celebrazione, evitando di salire sul carro dei vincitori dispensando complimenti come piovesse. In quest'occasione, ed è evidente, trovandoci di fronte all'ultima fatica di uno dei più grandi registi in circolazione (difficile affermare il contrario), era lecito sperare che la valanga di statuette che "The Aviator" si appresta a vincere coincidesse con un reale valore dell'opera, con la speranza che, per una volta, il giudizio dei critici di Hollywood e quello degli appassionati potesse trovarsi sulla stessa lunghezza d'onda, cosa che puntualmente non accade.

Il clamore delle prime sequenze è frastornante e catapulta lo spettatore in un caleidoscopio d'inquadrature rapide e spigolose, trascinandolo nel cielo ad ammirare il volo degli aerei che si muovono come particelle impazzite, facendoci assistere a splendide coreografie che appagano pienamente il nostro desiderio di spettacolarità, accostandoci per alcuni istanti ai fruitori del passato, che restarono incantati di fronte alla prima produzione di Howard Hughes, quegli "Angeli dell'Inferno" che cambierà l'approccio del fare cinema per sempre. La prima ora è deflagrante come una bomba, ma con il passare del tempo, quando il frastuono comincia a scemare, inizia a crescere un senso d'insoddisfazione che diventa palpabile quando la schematicità della trama si sposa con la prevedibilità, conducendo il tutto in un vicolo cieco dal quale non riuscirà più a uscire.

L'osservazione romanzata della vita del miliardario si muove sempre sugli stessi piani, insistendo sulla genialità nel progettare aeroplani, sull'influenza incredibile che possiede su tutti quelli che incontra, sulla scalata al trono dei trasporti aerei e infine nella sua crescente fobia verso tutto quello che è esterno a se stesso, retaggio di un'infanzia in cui gli è stata inculcata la paura dello sporco, dei microbi, dell'altro. A fare da sfondo e cornice ci sono le conquiste amorose del nostro caro Howard, che colleziona una diva dopo l'altra non riuscendo mai a costruire un rapporto concreto e duraturo, soprattutto a causa della sua gelosia, che lo rende paranoico.

In questo scenario è molto impegnativo trovare la mano di Scorsese, riuscire a percepire nelle quasi tre ore di visione la volontà del regista d'indirizzare il racconto verso dei binari ben precisi, di donare all'opera una profondità e degli spunti riflessivi che è lecito aspettarsi e doveroso proporre, da parte di un autore che è sempre riuscito a rendere i suoi personaggi unici e indimenticabili (citarne uno sarebbe fare torto agli altri), e che anche nelle sue prove meno convincenti (vedi "Gangs of New York) faceva trasparire chiaramente la presenza del suo sguardo dietro la macchina da presa.

La storia va avanti a scatti proponendo gli avvenimenti di una vita eccezionale di cui noi percepiamo, a malincuore, soltanto l'eco, e la magnificenza delle sequenze, la grandiosità, delle scenografie, la parata di star non bastano a colmare delle mancanze che non sono materiali ma di significato, negandoci una profondità interpretativa che è l'elemento essenziale su cui si deve basare ogni giudizio critico. Un altro elemento su cui riflettere sono le lodi tessute dagli addetti ai lavori per il cast, che appare sicuramente all'altezza ma non trascendentale nel suo valore. Leonardo di Caprio è un attore che sta cercando di maturare, dimostrando in molte occasioni di essere sulla strada giusta, ma di non possedere ancora quel gesto fuori del comune, la capacità di creare dal nulla un'emozione, che è prerogativa indispensabile di un grande interprete. La migliore del lotto è sicuramente Cate Blanchett, che nel difficile ruolo di Katherine Hepburn riesce a muoversi con disinvoltura e credibilità, mostrando ancora una volta di essere una spanna sopra la media, soprattutto se paragonata a una Kate Beckinsale che nei panni d'Ava Gardner è semplicemente ridicola e imbarazzante. Martin Scorsese sembra un regista in "stand by", che inizia a perdere la forza e la potenza espressiva che erano una sua cifra stilistica; in "The Aviator" ci accoglie con un grande spettacolo pirotecnico, ma alla prima folata di vento, quando la nebbia si dirada, ci lascia a osservare il nulla, e francamente da lui ci aspettiamo di più...molto di più.

(in collaborazione con Gli Spietati)


08/05/2008

Cast e credits

cast:
Alan Alda, Ian Holm, Cate Blanchett, Alec Baldwin, Adam Scott, Gwen Stefani, Leonardo Di Caprio, Kelli Garner, Kate Beckinsale


regia:
Martin Scorsese


titolo originale:
The Aviator


distribuzione:
01 Distribution


durata:
170'


produzione:
Chris Brigham, Sandy Climan, Colin Cotter


sceneggiatura:
John Logan


fotografia:
Robert Richardson


Trama
vent’anni della vita di Howard Hughes: milionario, regista, produttore, aviatore.
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