Ondacinema

recensione di Alberto Mazzoni
7.5/10

Nei film criptocolonialisti come "L'ultimo samurai", "Avatar" o "Balla con i lupi", c'è un maschio bianco anglosassone che si reca presso una popolazione non bianca dai costumi peculiari, li apprende, diventa più bravo degli indigeni, diventa il loro capo, li guida e li rende capaci di sconfiggere i bianchi stessi (quelli cattivi), cosa che da soli non riuscivano a fare. Questa è più o meno la storia vera della carriera di Gareth Evans, regista gallese che è andato in Indonesia per prendere i film locali di arti marziali e i loro eroi e renderli la punta dell'action mondiale.

"The Raid: Redemption", del 2011, è diventato un vero e proprio caso, un film di azione purissima (1 minuto di romance, 99 di combattimenti, era la promessa mantenuta della locandina) che allo stesso tempo diventa il nuovo punto di riferimento del genere e entusiasma pubblico e critica. Un piccolo gioiello di ritmo tensione e acrobazia (anche, se non soprattutto, dei cameramen). Si trattava però di un film irripetibile. Come affrontare allora un seguito? Nella prima scena di "The Raid 2" c'è Bejo, un cattivissimo boss in ascesa della mala, che parla di regolare le proprie ambizioni e rimanere nei limiti - è chiaramente ironico da parte di Evans, visto che in tutto il film fa il contrario. Il primo film è usato come punto di partenza (non è necessario averlo visto) ma qui abbiamo una fitta trama di tradimenti che coinvolge tre gang criminali e due fazioni della polizia, scene di massa, inseguimenti automobilistici, pure un minimo di riflessioni sul potere e sulla differenza tra gestirlo, ereditarlo o strapparlo. E' un film ricco, travolgente là dove il primo era essenziale.

In primo piano abbiamo naturalmente le scene d'azione. A qualsiasi altro film sarebbe bastato uno dei due combattimenti in prigione (Iko Uwais contro tutti e tutti contro tutti) per reputarsi soddisfatto. E invece ce n'est qu'un debut, continuons le combat.... Per non farsi mancare nulla abbiamo il ritorno acrobatico di Yayan Ruhian (che nel primo film interpretava l'indimenticabile Mad Dog) e, oltre a un arcinemico micidiale armato di falcetti, due nemici come i killer fratelli Baseball Bat Man (cappuccio, mazza da baseball) e Hammer Girl (occhiali da sole, martelli), sulla quale Luc Besson avrebbe fatto un film di tre ore se mai gli fosse venuta l'idea.  Sentire elogiate le raffazzonate scene di combattimento dei cinecomic americani come l'ultimo Capitan America dopo aver visto in azione i protagonisti di "The Raid 2" lascia sgomenti e affranti.

Che cosa rende così spettacolari i combattimenti dei due "The Raid", degni di essere rivisti molte volte così come si riascolta una canzone? Un buon combattimento è dato dalla coreografia (spettacolare/originale), dalla regia (chiara/adrenalinica), e dall'esecuzione (energia/precisione). Qua la coreografia se la fanno gli interpreti stessi a partire da Yayan Ruhian e Iko Uwais, che prima di fare gli attori eccellevano entrambi nelle dimostrazioni di silat: il primo era tra gli sponsor della disciplina nel mondo, il secondo nel 2005 ha vinto il primo premio nazionale per la migliore dimostrazione. Sull'originalità non ci sono dubbi, con un alternarsi di spazi estremamente ristretti e spazi ampi e un ampio parco armi che sostanzialmente include qualunque cosa sia a portata di mano. La regia, anche per l'assenza di problemi di censura, è sempre estremamente chiara e dato che l'azione atletica è vera e non c'è niente da fingere, Evans può dedicare tutte le energie al punto di vista della telecamera piuttosto che al montaggio, costringendo come si diceva sopra i cameramen a tuffi, torsioni e simili per rimanere sempre sul pezzo. L'esecuzione infine, è sulle spalle di persone che fanno più o meno tutte silat da quando erano alle elementari, quindi è l'ultimo dei problemi.

Una delle sorprese di questo seguito è che abbiamo dei personaggi e anche una recitazione. Bejo, il gansta rampante, Uco, il rampollo decadente, Bangun, il vecchio patriarca, e Prakoso, il killer "d'altri tempi" sono stereotipi del genere molto ben eseguiti. Ma Iko Uwais rende bene l'angoscia del protagonista Rama, che non fa che venire incastrato da forze maggiori in situazioni che lo costringono alla tensione fisica e psicologica del combattimento continuo ("L'estensione del dominio della lotta" direbbe Houllebecq). "Watch over me" chiede al suo dio, disperato, prima dell'ultima missione suicida, solo in macchina con la testa contro il volante.


E poi inizia una incredibile girandola di mazzate da lasciare senza fiato.


Insieme al predecessore, forse più geniale, The Raid 2 è una visione obbligatoria per tutti gli amanti del cinema d'azione e consigliata per chiunque sia curioso delle nuove frontiere dei generi.


16/08/2014

Cast e credits

cast:
Yayan Ruhian, Tio Pakusadewo, Iko Uwais


regia:
Gareth Evans


titolo originale:
The Raid 2: Berandal


durata:
150'


sceneggiatura:
Gareth Evans


fotografia:
Matt Flannery


musiche:
Joseph Trapanese


Trama
Rama si trova incastrato nella lotta tra tre famiglie di gangster e deve risolvere il tutto con il silat.