Ondacinema

recensione di Claudio Zito
5.5/10
Prepariamoci perché d'ora in poi potremmo vederlo sempre così, documentarista, griersoniano: dopo il ritiro annunciato di Tsai Ming-Liang e Hayao Miyazaki, anche Ken Loach ha lasciato trapelare che quello che sta girando in Irlanda ("Jimmy's Hall") sarà il suo ultimo film di finzione. Per fortuna, a differenza degli esimi colleghi d'oriente, il settantasettenne maestro del cinema inglese continuerà a fare il regista di non-fiction. Quanto basta per non lasciarci completamente orfani. L'abnegazione verso il proprio mestiere non verrà meno, come sicuramente - non ci scommettiamo neanche, sarebbe una vincita scontata - l'impegno militante. Se poi i risultati saranno all'altezza dei suoi lavori migliori, compresi i tanti documentari che nei decenni scorsi ha realizzato per la televisione inglese (ma mai per il grande schermo: anche quest'ultimo è originariamente prodotto per la tv), è altro discorso. In questo senso "The Spirit of '45", il suo parto più recente, non lascia sperare benissimo.

Lo spirito del titolo è quello che, secondo il regista, mosse il popolo inglese a ricostruire il paese sfiancato dalla Seconda guerra mondiale secondo i principi dell'uguaglianza e della giustizia. Il governo laburista guidato da Clement Attlee, in carica - dopo un'inaspettata vittoria elettorale - tra il '45 e il '51, preceduto e seguito da governi a guida Churchill, operò secondo quelli che, sostanzialmente, sono i dettami dell'economista John Maynard Keynes, attuando nazionalizzazioni a pioggia, prestando attenzione alle istanze dei lavoratori e creando uno sviluppato sistema di welfare state (Loach si sofferma in particolare sulla riforma sanitaria ad opera del ministro Aneurin Bevan e sul piano per l'edilizia popolare). Le programmazioni economiche grazie a cui la Gran Bretagna aveva vinto la guerra e sconfitto il fascismo vennero trasferite ad altre filiere, per "vincere la pace". Oggi che l'Occidente tutto, Gran Bretagna compresa, è ancora in ginocchio, quel sano spirito di allora andrebbe recuperato, per lo meno in ambienti laburisti, ma anche a livello nazionale e internazionale.

Colpiscono le immagini di repertorio scovate da Loach, tra persone festanti prima per la fine della guerra e poi per il trionfo elettorale, donne con il foulard in testa come oggi quasi solo le musulmane, e quartieri totalmente rasi al suolo, autentiche distese di macerie immortalate da un bianco e nero "neorealista" (che in coda lascerà spazio a un didascalico finale a colori). E toccano anche i racconti dell'epoca e i ricordi di chi ancora vive. Uno su tutti: quello del letto invaso dagli insetti, che non consentiva neanche di trovare riposo, dopo una giornata di stenti.

Ciò che non convince è il non argomentare di Loach, la sua narrazione fatta di sentenze in sequenza. Perché quel sistema, se funzionava così bene, è arrivato innegabilmente a mostrare la corda alla fine degli anni settanta, tanto che la Thatcher ha potuto smantellarlo con il consenso della maggioranza degli elettori? Ma ancora prima, perché i laburisti furono sconfitti dopo sei anni da Churchill, che alla tornata precedente fu fischiato in piazza, mentre in seguito divenne - o tornò ad essere - un eroe nazionale? E perché quello del dopoguerra è un modello replicabile oggi, in una situazione critica quanto del tutto diversa? Senza una risposta a queste ed altre domande i detrattori - compresi gli apologeti senza vergogna dell'assetto vigente - hanno gioco facile ad accusare di ideologia un film che in realtà è mosso sopratutto da passione civica. E paradossalmente, "The Spirit of '45" è attaccabile anche da posizioni marxiane: possibile che un trotzkista duro e puro si sia convertito al riformismo socialdemocratico? Sarebbe interessante conoscere le sue opinioni giovanili sul Labour Party...

Una nota sulla distribuzione. Presentato all'ultimo Festival di Berlino, "The Spirit of '45" avrebbe dovuto far da pilota di un progetto della Commissione Europea denominato "Speed Bunch", cui per l'Italia ha aderito BIM Distriuzione. In sostanza, era in programma che il film, primo di quattro pellicole europee nell'arco di un anno e mezzo, uscisse con la formula day and date: per un giorno solo. Comparso nelle sale, in versione originale sottotitolata, giovedì 12 settembre, è invece rimasto in programmazione nei giorni successivi. Evidentemente la suddetta sperimentazione è al momento rinviata.
16/09/2013

Cast e credits

cast:
Julian Tudor Hart, Sam Watts, Doreen McNally, John Farrell, Tony Mulhearn, Ray Davies, Dai Walters


regia:
Ken Loach


distribuzione:
BIM distribuzione


durata:
94'


produzione:
Fly Film Company, Sixteen Films


sceneggiatura:
Ken Loach


Trama

Attraverso il contributo di filmati d'archivio inglesi, interviste contemporanee e registrazioni sonore, Ken Loach ricostruisce gli anni successivi alla seconda guerra mondiale.