Ondacinema

Intervista a Simone Massi, Alberto Girotto e Ketty Adenzato

Massi è un autore di cortometraggi animati di sconfinato talento. I giovanissimi Montagner e Girotto gli hanno dedicato il documentario "Animata resistenza", incentrato sul mondo che circonda il regista, più che il suo cinema. Abbiamo incontrato Girotto, la direttrice artistica Ketty Adenzato e lo stesso Simone Massi nei giorni dell'ultima Mostra del Cinema di Venezia, poco prima della presentazione, in accoppiata, di "Animata resistenza" e de "L'attesa del maggio", l'ultima fatica dell'autore marchigiano

La delicata, carismatica e poetica sigla che da tre anni introduce i film della Mostra di Venezia ha conquistato tutti. Si tratta di una della tante perle regalateci dallo sconfinato talento di Simone Massi, autore di cortometraggi animati accomunati da una forte carica passionale ed evocativa.
Massi è un artista libero, come ama definirsi, che rifuggendo da qualsiasi costrizione o compromesso, ha deciso di continuare a vivere con la famiglia nel suo paese natio (Pergola, nelle Marche), senza alterare il suo ecosistema.
I giovanissimi Francesco Montagner e Alberto Girotto gli hanno dedicato "Animata Resistenza", un documentario di 61 minuti finito in concorso nella sezione "classici-documentari". Il film è incentrato sul mondo che circonda il regista, più che sul suo cinema. Per realizzarlo, gli autori hanno convissuto per tre settimane con lo stesso Simone e con sua moglie Julia Gromskaya.
Abbiamo incontrato Girotto, la direttrice artistica Ketty Adenzato e lo stesso Simone Massi nei giorni della Mostra, poco prima della presentazione, in accoppiata, di "Animata resistenza" e de "L'attesa del maggio", l'ultima fatica dell'autore marchigiano. Da allora pochi giorni sono trascorsi, ma tanta acqua è passata sotto i ponti: "Animata resistenza" ha vinto il Premio Venezia Classici per il Miglior Documentario sul Cinema, mentre per Minimum Fax è uscito "Nuvole e mani", un imprescindibile doppio DVD (più libro a cura di Fabrizio Tassi), contenente il documentario e l'intera produzione di Massi.


Com'è nato il progetto di "Animata resistenza"?

K.Adenzato: "Tutto nasce nella Fucina del Corago, associazione culturale di Treviso, che raccoglie, come un contenitore, le idee e i progetti di molti ragazzi. La fucina ha lo scopo di sostenere il talento e lo spessore umano di questi giovani: Francesco e Alberto si sono incontrati qui".

A.Girotto: "Abbiamo deciso di interessarci a Simone, non per raccontarne la biografia, ma la quotidianità. Ci interessava dipingere la sua realtà umana, non la storia biografica, e così è stato".


Come avete iniziato il vostro lavoro?

A.Girotto: "Ci siamo trasferiti a casa di Simone per tre settimane. Abbiamo vissuto come lui, siamo diventati anche vegetariani!" afferma ridendo, "siamo entrati nella sua realtà per conoscerlo, ed è stato straordinario!".


Cosa vi ha colpito maggiormente della sua vita?

A.Girotto: "L'umiltà e la sincerità, senza dubbio. Simone è vero e incontaminato in ogni momento: nei pensieri, parole, gesti e nel suo lavoro. Se ha qualcosa da dire, lo fa e basta!".


Come nascono i lavori di Simone Massi, come è nata la sigla della Mostra?

S.Massi: "Io lavoro per immagini: quelle più potenti le dispongo insieme, muovendole come tessere per cercare un filo conduttore tra loro, una narrazione. Generalmente racconto storie autobiografiche, ma per la sigla del festival ho attinto dalla mia passione per il cinema, ispirandomi ai registi che amo come Fellini, Tarkovskij, Olmi, Wenders, Dovzenko e Angelopoulos. Gli unici vincoli imposti dal Direttore Alberto Barbera sono stati la durata di circa 30 secondi (che, comunque, per me hanno significato quattro mesi di lavoro a tempo pieno), e un tema cinematografico. Per il resto, ho mantenuto lo stile di sempre. Io non ho mai fatto nulla per attirare l'attenzione, e quando persone come Alberto Barbera (o l'altro Alberto, Girotto), scelgono me anziché un altro animatore mi fa molto piacere, soddisfa le debolezze e quel po' di vanità che ho anch'io, come tutti. Tornando al mio lavoro, ci tengo a dire che un elemento fondamentale è la colonna sonora. Stefano Sasso è un musicista e sound designer che collabora con me, e la nostra è una doppia regia: una sonora, l'altra visiva. Se ho ottenuto molti riconoscimenti tra cui un Nastro D'Argento e un David di Donatello è anche grazie ai miei collaboratori, tra cui Stefano, che a parer mio è un genio. Mi fa incazzare quando non si riconosce l'importanza dei musicisti. Anche per "Animata resistenza", dobbiamo sottolineare il fondamentale apporto di Lorenzo Nez Danesin".


Oggi ormai ti conoscono in tanti; noi ci siamo imbattuti per la prima volta nella tua arte qualche hanno fa, grazie a una collaborazione con la Cineteca di Milano e ai giudizi entusiastici di Goffredo Fofi...

S.Massi: "Sì, era uscito [a cura di Roberto Della Torre] "Poesia bianca", un libro-dvd che raccoglieva la mia opera omnia fino al 2009. Nell'occasione Fofi, [Dario] Zonta e altri hanno fatto un po' di rumore intorno al mio lavoro"


...invece tu, Alberto, come hai conosciuto Simone?

A.Girotto: Francesco Montagner lo ha conosciuto al festival Animation di Venezia.

S.Massi: "Sì, era un bellissimo di Festival organizzato dagli studenti dell'Università di Ca' Foscari, di cui purtroppo c'è stata un'unica edizione, nel 2012. Francesco mi ha chiesto timidamente di venire a casa nostra a filmare... e così è nato tutto".


Cosa ci racconti dell'esperienza fatta con questi ragazzi?

S.Massi: "I ragazzi sono entrati a far parte della mia vita insieme a mia moglie Julia, sono diventati miei amici. Durante le riprese ho cercato di essere naturale: non ci sono recite. Io lavoravo al mio nuovo progetto "L'Attesa del Maggio", Julia era incinta e facevamo la nostra vita. Credo che ne sia scaturito un lavoro onesto. Alberto e Francesco hanno tecniche di ripresa e caratteri differenti, ma hanno lavorato bene insieme, lasciandosi spazio a vicenda senza gelosie".


Vorremmo concludere con un aneddoto di questa avventura

A.Girotto: "Quando siamo andati a conoscere Simone, ci ha portato a fare una passeggiata dietro casa sua, dove c'è un bellissimo colle. Mentre eravamo su questa vallata, lui ha sentito un rumore: si trattava di un belato. Abbiamo seguito il verso e siamo giunti in un boschetto di rovi, dove c'era un agnellino staccato dal gregge e caduto tra le spine. Simone ha grande amore per gli animali, e si è spinto tra i cespugli per liberarlo perché, spaventato, continuava a retrocedere. Alla fine, dopo almeno mezz'ora, è riuscito a trarlo in salvo. La cosa divertente è che l'agnellino ha preso a seguirci ed è stato necessario riaccompagnarlo al gregge. Insomma, ci siamo conosciuti salvando un agnellino: un segno!".

S.Massi: "Visto che siamo in conclusione, posso aggiungere una cosa, che mi preme dire?"


Certo!

S.Massi: "Se questi ragazzi sono qui alla Mostra, non è perché il documentario è su di me, ma perché è un ottimo lavoro".