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Se a Lucca David Lynch è un altoparlante

Cronaca di una giornata da inviata al seguito di David Lynch. Quello che avremmo voluto raccontarvi è la sua "lezione" sulla meditazione, quello di cui possiamo rendervi conto è invece il caos di un pomeriggio al Lucca Film Festival

Pensare di partecipare a un film festival dedicato nientemeno che a David Lynch, insieme a un ciclo di eventi *aperti al pubblico* (teniamo a mente l'uso di queste parole) che lo vedono protagonista, senza un po' soffrire -  in termini di attesa, coda, e possibilità di restarne  tagliati fuori - è escluso. A tempo debito, avevo anche provato ad accreditarmi, in ossequio alla procedura seguita per i Film Festival di ampio respiro come Venezia e Roma, e alle prerogative della webzine di rendere fruibili gli appuntamenti cinematografici, ma dopo un paio di mail assorbite da un buco nero, mi è stato specificato, attraverso la pagina social del Festival, che non ne avevo bisogno. E' tutto chiaro, nel borgo toscano il cinema vogliono divulgarlo. Con la giusta consapevolezza, giungo alla volta di Lucca. La città è trasformata in una succursale del culto lynchano, David Lynch è intorno a me: c'è la mostra di sue serigrafie, la vetrina  monotematica della libreria, l'installazione dedicata. L'occasione è ghiotta e non si può dire che la città, se a farne le veci è lo staff, abbia sottovalutato la portata amplificatoria di un autore e dello zoccolo duro di appassionati.

Alle 17.30 è prevista la conferenza ad ingresso libero "Meditazione Trascendentale: la coscienza nell'arte e nell'economia" e, carica di zelo, mi presento nella via indicata già due ore prima. A questo punto, il resoconto che vi propongo si arricchirà di notazioni surreali e grottesche, per cui se nel vostro bagaglio culturale non avete infilato un po' di Bunuel, potreste restarne secchi. Ebbene, nel luogo x ci sono due porte, l'una della Chiesa di San Micheletto, l'altra del chiostro attiguo. Quando arrivo trovo già molte persone, una massa informe - la scelta di non mettere transenne priva loro della possibilità di normalizzarsi in una coda - stipata di fronte la porta più grossa. Mi unisco a far numero, finché un gruppo più sparuto si avvicina alla seconda porta,  ormai il dubbio su quale sia la porta giusta assale me e i miei vicini, nessuno dello staff è presente a sciogliere gli interrogativi né una indicazione, il disegno di una freccia, un ologramma, un grassettato davidlynch preso in prestito da qualche via limitrofa, niente; e lo psicodramma collettivo è presto dilagato. Dopo la richiesta di numi, dalla pagina facebook (!) del Lucca Film Festival  assicurano che la porta giusta è quella del chiostro, salvo smentirsi poco dopo con un lapidario cambiamento di programma che sposta l'ingresso  proprio davanti la porta da cui eravamo appena emigrati. Come uno stormo di rondini che si muove all'unisono, torniamo indietro. Probabilmente vittime del Grande Fraintendimento  - e vittime più di tutte quei disgraziati che aspettavano dalla mattina per guadagnarsi il posto migliore ormai perduto - continuiamo ad aspettare e qualcosa accade. La porta si apre, entrano quelle che sembrano 50 persone (chissà cosa ha da dirci al riguardo la Questura di Lucca), e si richiude. Non sappiamo se si riaprirà, se siano esauriti i posti, come un sottile filo rosso che interseca questa vicenda: non sappiamo niente.

A questo punto, le cose possono solo precipitare. Chi è dentro comunica con chi è fuori e presenta uno scenario increscioso, ad ospitare David Lynch sarà una imbarazzante saletta da 120 posti (molti dei quali) già "assegnati", motivo per cui sono stati dirottati in un altrettanto piccolo spazio adibito allo streaming. Capire dove sia la verità è solo questione di minuti, perché si apre di nuovo la porta, l'altra (!). Mi avvicino, la fila scorre, entro. La  provvidenza mi ha baciato ed eccomi nel pieno della conferenza davanti al Maestro...Sarebbe potuta andare così, eppure mi ritrovo davanti a un altoparlante, e con me tantissima altra gente. C'è chi prova ad ascoltare (Lynch parlerà dopo due ore,dalle 19 alle 19.30), chi si appiccica come un post-it addosso la porta finestra per scorgere una nuvola di ciuffo bianchissimo,  chi si mette a pascolare per il prato. Trattati come pecore, la nemesi è compiuta.

Potrei dilungarmi su quanto quell'altoparlante fosse ridicolo di fronte la vastità del chiostro e quanto quella vastità fosse tale al cospetto della sala insignificante usata per ospitare un artista di fama mondiale; ma non lo farò. C'è una cosa che più di tutte merita di essere rilevata, ed è questa: la malafede. Quella che utilizza David Lynch e la formula magica dell'evento aperto a tutti come uno specchietto per allodole per attirare gente che ciondola in città, pernotta, mangia e dà un po' di lustro a qualche figura eminente del luogo. Sì, perché lo staff del Festival sa chi è David Lynch, sa la pubblicità capillare che c'è stata dell'evento e sa la poca gente che può ospitare il posto: al contrario dei poveri cristi di sopra, sanno tutto.  Eppure, pensano di vendere come "aperta al pubblico" una conferenza che può ospitare meno di cento persone, con posti già assegnati, e senza uno straccio di comunicazione  sulla capienza del luogo e l'esaurimento dei posti, e da queste parti, lo chiamiamo inganno. Scegliendo, pertanto, di decurtare il potenziale dell'evento della professionalità per declinarlo col solito sovradosaggio di  provincialismo e autocelebrazione ombelicale, in offesa all'intelligenza di quanti, senza colpo ferire, sono partiti dalla loro città e hanno atteso per ore, convinti di partecipare a una conferenza aperta al pubblico, per ritrovarsi, invece, a subire l'omertà pelosa dell'organizzazione, sino a guardare un acquario di pesci grossi.

Se c'è qualcosa che ha funzionato, in questa lunga giornata, è stato, però, l'allestimento della sagra dell'autoreferenzialità. Se volete potete riprodurlo anche comodamente a casa, basta prendere esempio dal Lucca Film Festival e fare pressappoco così: diffondete in giro la notizia di un concerto gratis in diretta dal vostro salotto, invitate gli amici e gli amici degli amici. Quando arriveranno potranno fermarsi in giardino, davanti le casse.





Se a Lucca David Lynch è un altoparlante