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Oliver Stone, John Travolta, Salma Hayek - Speciale Le Belve

Incontriamo Oliver Stone, John Travolta e Salma Hayek, in occasione della presentazione del film "Le Belve", tratto dal bestseller di Don Winslow

ROMA - Un buddhista, un ex-mercenario, una donna cattivissima col cuore spezzato, un tremendo scagnozzo, un agente triplogiochista e la marijuana migliore del mondo. Tutti insieme a scannarsi appassionatamente, giocando alla Tarantino, teste mozzate, corpi impalati, sangue a schizzo, ma è Oliver Stone. E la droga, il noir ma "luminoso", il western moderno con automobili al posto dei cavalli, i paesaggi mozzafiato, le armi da guerra e l'idea che il mondo è diventato "un luogo bruttissimo e più brutale di ieri". "Possiamo dire che è un western con tanti elicotteri" chiosa Stone , a Roma con John Travolta e Salma Hayek per la presentazione de "Le Belve" (dal 25 ottobre nei cinema.) e tirato fuori con gioco di adattamento dal romanzo bestseller di Don Winslow, nominato dal New York Times come uno tra i migliori dieci libri del 2010, zoom sulla vita idilliaca e patinata di un terzetto che se la gode con traffico di marijuana ma si scontra con i sanguinari trafficanti della Mexican Baja: "Ho modificato molte cose del libro, non sempre d'accordo con Winslow ma, si sa, il regista ha sempre l'ultima parola. Abbiamo avuto diversità di vedute ma alla fine lui mi ha sostenuto. Abbiamo tagliato molto e abbiamo ridotto a una la voce narrante, oltre a far diventare due i finali, cosa molto divertente".

Perché proprio questa storia? È presto detto e per bocca di Travolta: "Era la sceneggiatura più originale degli ultimi anni, cose che accadono non solo in Messico ma ovunque, una cosa fresca e universale. Anzi tutte le cose che amo vedere in un film sono qui. E io poi interpreto un personaggio davvero interessante. Alla fine del libro si suicida, nel film invece no, è il vero manipolatore, il vero burattinaio, quello che emerge, che vince. Negli ultimi anni il cinema è diventato oscuro mentre in questo film c'è un richiamo a uno stile cinematografico più vecchio, vivace, un po' alla Leone. Ho trovato stupendo questo equilibrio tra il buio della storia e le immagini colorate. Ho amato lavorare con Oliver perché si aspetta che tu faccia i compiti a casa, ti dà del materiale e vuole che lo studi, accetta solo il massimo da noi, non si accontenta".
Ma come ha vissuto questa guerra John Travolta? "Mi sono ispirato alla documentazione che ci è stata data , il cartello messicano della droga è ancora più violento della mafia italiana, non ha limiti, non ha un codice morale. E poi ho pensato che la guerra sempre dettata dal denaro dovrà pur finire, ma non vedo la fine. Per di più quando c'è una crisi economica, le guerre si riaccendono e non sono mai soluzioni".
E se gli si chiede se c'è un ruolo che gli manca e che vorrebbe interpretare fortissimamente, risponde : "Io dipendo dalla sensibilità degli scrittori, amo essere la musa di qualcuno, ma mai avrei saputo scrivere la metà di ciò che gli sceneggiatori hanno scritto per me, dunque non saprei dire chi vorrei essere. Io amo far vivere i personaggi che altri pensano e non pensarli. È stupendamente avventuroso far nascere e dare corpo ai personaggi".
È lontano da questo Travolta Tony Manero? "Non amo i sequel, amo le idee nuove, le creazioni. Tony Manero oggi non saprei come farlo. Lo lascio all'immaginazione dello scrittore. So che era un sognatore. So che voleva emergere dalla realtà che lo circondava, so che era uno che parlava chiaro, uno che non la mandava a dire. Ma non saprei vederlo oggi, non so se è ingrassato, se ha una famiglia".

E Salma Hayek come è entrata nei panni di questa donna ferita e crudelissima? "Se mi avesse chiesto di impersonare un albero lo avrei fatto, con Stone avrei fatto qualsiasi cosa. Mi sono detta: accadrà qualcosa perché è troppa fortuna lavorare con lui. E invece niente. Ho fatto non solo ricerche cartacee per avvicinarmi alla donna che interpreto, ma ho anche incontrato delle donne e persino una che aveva realmente sostituito il marito a capo del cartello. Le donne in questi ruoli sono molto diverse dagli uomini, sono molto determinate e non creano guerre perché sanno che non servono. Sono pragmatiche e più sveglie e concentrate, non sono ossessionate dal loro ego come i maschi. Mi piace dare il meglio di me e aggiungere spessore ai personaggi che mi vengono dati, nel caso di questa donna cattivissima ho mostrato come posso essere diversa. Sono crudelissima molto cattolica e molto sola . E penso che oggi bisogna capire che le belve siamo noi, nel momento in cui ci sfugge il bene della comunità e perseguiamo solo la nostra sopravvivenza. Credo sia giunto il momento di cambiare e la mia speranza è che molti spettatori si rendano conto che fare uso di droga non è solo divertirsi ma anche assumersi una responsabilità: ogni volta che acquistano droghe, qualcuno muore. Chi assume droga sappia che partecipa indirettamente alla mattanza che accade davvero nel mondo del narcotraffico. È violento il film? No è la vita reale che lo è e noi non dobbiamo chiudere gli occhi, non dobbiamo agire come robot, non dobbiamo non pensare al nostro futuro e fermarci magari solo al presente".

Ma chi sono oggi le belve? "Tutti in questo film diventano delle belve, alla fine" dice Stone. E le belve nel futuro americano? "Gli americani da anni fanno guerra alla droga e poi ci sono le guerre nel mondo, insomma fanno molte guerre e  io penso non ci sia futuro, nelle guerre. Con Obama un minimo di speranza per cambiare un po' le cose ci sarà, con Romney no di sicuro, sarebbe un'altra era Bush".





Oliver Stone, John Travolta, Salma Hayek - Speciale Le Belve