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Note sparse su "The Room"

Con l'avvicinarsi dell'uscita di "The Disaster Artist" di James Franco, scopriamo chi sono Tommy Wiseau e Greg Sestero, la coppia al centro del film più brutto della storia del cinema

I cinefili, si sa, si divertono a compilare classifiche che, al di là dei gusti personali, seguono determinati criteri. Se trovare i film "più belli" è piacevole, scovare quelli "più brutti" può diventare un compito ingrato, se non un esercizio sterile. Da poco più di vent'anni a questa parte, però, sembra essersi trovato il "Quarto potere" dei peggiori film della storia del cinema. La bruttezza in questo caso non è soltanto legata a fattori estetici ed errori di linguaggio, quanto all'involontaria comicità del film e all'alone di eccentricità, incapacità e palese narcisismo che circonda il suo creatore: Tommy Wiseau.

Molti di noi avranno un conoscente che ha sperimentato con esiti non eccelsi l'utilizzo della videocamera (oggi anche solo di un cellulare), commettendo errori per scarsa esperienza, ostinandosi a recitare, confrontandosi con la direzione degli attori, lo sviluppo di una trama credibile, il confezionamento di un prodotto fruibile. Questo conoscente forse ci avrà costretti alla visione del suo lavoro, ma difficilmente avrà investito quasi 6 milioni di dollari di tasca propria, acquistando tutte le attrezzature per girare in 35 mm e in HD allo stesso tempo (quindi con due diverse crew e due diversi sistemi di illuminazione), noleggiando una sala per la première, un cinema dove proiettare il film per mesi e un (orribile, ambiguo) cartellone pubblicitario con la sua faccia su una delle strade più trafficate di Los Angeles per oltre 5 anni al costo di 5.000 dollari al mese.

Il mito di "The Room" si diffonde lentamente. Due studenti di cinema, Michael Rousselet e Scott Gairdner notano all'esterno di un teatro la locandina e un cartello con la scritta "No Refunds"; sotto, lo stralcio di una recensione: "Guardare questo film è come venire pugnalati in testa". Ne vengono subito conquistati. A Hollywood (Seth Rogen e Kristen Bell sono tra i primi) cominciano a organizzarsi visioni private che con il tempo diventeranno eventi pubblici, proiezioni di mezzanotte a cui parteciperà lo stesso Wiseau.

you_are_tearing_me_apart_03Cosa rende "The Room" un film così terribile da diventare un cult? Sicuramente il fatto che Wiseau si prenda tremendamente sul serio: la sua intenzione è di creare un melodramma in stile americano, raccontare una storia di amicizia e amore, i risvolti tragici del tradimento. Gli esiti però sono fallimentari: "The Room" risulta esilarante perseguendo l'effetto opposto, e poco importa che nel tempo Wiseau abbia dichiarato fosse voluto. La sua recitazione ridicola, soprattutto quando cerca di impegnarsi in scene madri, la sua palese inettitudine come regista e l'incongruenza surreale dell'intreccio lo rendono irricevibile secondo tutti i criteri del cinema come lo conosciamo.
I tecnici che hanno lavorato al film hanno permesso banalmente che le inquadrature fossero a fuoco, che l'audio fosse comprensibile, che il montaggio rispettasse la grammatica; non hanno potuto però evitare palesi errori di continuità, una fotografia a tratti slavata che rende gli attori meno attraenti, e soprattutto non hanno potuto dissuadere Wiseau dal perseguire certe sciagurate scelte tecniche, come inserire lo skyline di San Francisco in post-produzione nelle scene in terrazzo (avrebbe avuto a disposizione una terrazza reale e un vicolo a pochi metri, ma si ostinò a ricostruirli in studio), e soprattutto artistiche.
Il film fu realizzato da Wiseau per incensare se stesso, come attore e come uomo. Ci sono aspetti forse autobiografici, sicuramente auto-indulgenti: Johnny (Wiseau) è un uomo generoso, un mentore per l'adolescente Denny, un compagno attento e un amante vigoroso per Lisa, la sua futura moglie, ma lei e Mark (Greg Sestero), il suo miglior amico, lo tradiranno. Attorno a loro circolano altri personaggi del tutto ininfluenti.

Gran parte delle informazioni che si hanno su "The Room" e su Wiseau derivano da "The Disaster Artist: My Life Inside The Room, the Greatest Bad Movie Ever Made" il libro autobiografico che Sestero scrisse con Tom Bissell, pubblicato nel 2013 da Simon & Schuster, su cui James Franco si è basato per il suo "The Disaster Artist".
Partiamo da Tommy Wiseau. Poco si sa di lui. Non si conoscono la sua età, la sua vera origine, e soprattutto da dove vengano i soldi che utilizzò per "The Room". Nonostante l'accento, si è sempre dichiarato americano, di New Orleans; di recente si è scoperto che potrebbe essere nato in Polonia negli anni cinquanta o sessanta. Lui stesso ha dovuto ammettere di avere origini europee, ma di amare l'America e di considerarla la sua patria. Si sarebbe spostato in Louisiana e poi a San Francisco dove lavorò per strada vendendo jeans e giocattoli, in particolare yo-yo e uccelli finti - di qui la scelta del nuovo nome, a partire dal francese "oiseau".
Le sue fonti di reddito? Una tesi parla di contatti con la malavita, forse riciclaggio di denaro sporco, ma sembra inverosimile l'investimento in un film del genere (troppa visibilità, nessuna diversificazione); c'è chi sostiene fosse un gangster, un trafficante di armi serbo, un pornografo, oppure, forse la tesi più credibile, che non sia altro che un vampiro, come lui si è spesso definito.
Il suo aspetto fu sempre (ed è ancora) bizzarro: lunghi capelli neri, occhiali da sole e un vestiario composto da giacche larghe e pantaloni cargo, spesso sormontati da due cinture, una regolarmente infilata nei passanti, la seconda per sostenergli il sedere; le tasche piene di oggetti disparati, lozioni per capelli, creme antirughe, elastici viola per capelli, forcine, contanti e innumerevoli chiavi che portava sempre con sé.

the_room_billboard_01Wiseau scrive il film da solo e mette in piedi la produzione senza avere chiaramente idea di quello a cui andrà incontro. Assume tutti i ruoli possibili anche dal punto di vista produttivo: è fondatore, presidente, produttore esecutivo, tesoriere, legale, direttore marketing, contabile e segretario della Wiseu-Films. Nessuno vide mai gli altri quattro produttori con cui sosteneva di essere in affari. Altri due produttori esecutivi furono accreditati: Chloe Lietzke, un'anziana invalida di Oakland che non fu mai coinvolta nel film in nessuno stadio, e Drew Caffrey, già deceduto da anni al tempo delle riprese.
Tre direttori della fotografia si avvicendano, presi in contropiede, stremati dalle richieste del regista che maltratta e insulta tutti. Fu Greg Sestero a controllarne le intemperanze, a interpretarne le follie, a gestire i suoi inaccettabili ritardi. Wiseau pagò un giovane ragazzo Ceco per filmare il dietro le quinte del film, una scusa per spiare la troupe. Divenne sempre più odiato e paranoico, tanto da consumare i pasti da solo, convinto che gli altri avrebbero sputato nel suo cibo o avvelenato le sue posate. Quello di spiare era un vizio che Wiseau applicava anche alle telefonate, che registrava regolarmente (il registratore che Johnny utilizza nel film per spiare Lisa sarebbe il suo).
Un attore diverso era stato assunto per interpretare Mark. Wiseau lo licenziò quando finalmente convinse Greg Sestero ad accettare la parte in cambio di un bel compenso e un'auto nuova. Il personaggio di Mark prende il nome da "Il talento di Mr. Ripley". Come, vi chiederete? Wiseau era convinto che Matt Damon si chiamasse Mark Damon. Sul set c'erano anche dei professionisti come Sandy Schklair, lo script supervisor, che negli anni successivi arrivò addirittura a prendersi il "merito" di essere stato il vero regista, e attori pazienti: Philip Haldiman, che interpretò un adolescente nonostante avesse già 26 anni e fosse più anziano della maggior parte degli altri, Carolyn Minnott e Juliette Danielle (Lisa) che nella mente di Wiseau doveva interpretare la bellezza americana, "super sexy come Angelika Jolie" (sic) e che si prestò a scene di nudità in condizioni imbarazzanti.

Nel film infatti ricorrono scene di sesso, non spinte, ma prossime al soft-core di bassa lega per la preparazione, le musiche, le inquadrature (abbiamo calcolato almeno 15 minuti). Wiseau non si tira indietro e con evidente mancanza di imbarazzo mostra il proprio sedere in maniera gratuita. Le scene non furono girate in un set chiuso, anzi Wiseau voleva più persone possibili attorno a lui, le prolungava temporeggiando il più possibile per mostrarsi nudo. Le sequenze sono state ridotte anche grazie alle insistenze del montatore, la cui moglie si spaventò nel vedere il sedere di Wiseau al vento così sfacciatamente. Ai provini, le attrici dovettero essere quasi tutte rassicurate sul fatto che non si trattava di un film pornografico.
Per come sono ritratte in "The Room", viene da chiedersi, en passant, quale concetto delle donne nutrisse Wiseau: sedute sul divano tutto il giorno a bere merlot, a fare gossip e pianificare complotti, buone giusto per fare shopping e ordinare una pizza. Non che gli altri personaggi agiscono in modo coerente.

wiseau_the_room_01Con i dialoghi didascalici, ripetitivi e scritti nell'inglese basilare di Wiseau, la trama prende spesso derive inspiegabili; sotto-trame vengono abbandonate senza motivo: il cancro al seno di Claudette, che sembra non preoccuparla minimamente, i due amici di Lisa e Johnny che si infilano di nascosto in casa loro per fare sesso, i traffici di droga di Denny - scena completamente assurda quest'ultima (interpretata da Dan Janjigian, un atleta di slittino di origini armene), utilizzata solo per un ingresso eroico di Johnny e seguita da un dialogo estenuante e inutile.
Non poterono fare nulla gli attori, che ricevevano solo le loro scene senza avere una visione d'insieme, per rimediare a quei momenti demenziali e assurdi e alle reazioni illogiche dei personaggi: i versi della gallina come presa in giro, Peter che cambia fermamente opinione su Lisa a seconda dell'interlocutore, Denny che ama stare a guardare Johnny e Lisa ("I just like to watch you, guys") e si infila nel loro letto; un loro amico che viene leggermente spinto in mezzo ai cassonetti, cade rovinosamente e deve essere portato in ospedale in modo totalmente implausibile.
Lo stesso Wiseau si è ritagliato più di una scena indimenticabile: il suo blitz dal fioraio con un dialogo assurdo; il suo grido lancinante "You're tearing me apart, Lisa!", inserito in sceneggiatura per emulare uno dei suoi miti, James Dean - Wiseau era convinto che la battuta fosse "You're taking me apart" e la pronunciò in questo modo per diversi ciac prima di essere corretto; la sua entrata in terrazzo per la battuta "I didn't hit her" (etc.) per la quale servirono 3 ore e 32 take solo al secondo giorno di riprese; il finale (che non riveliamo per esentare da spoiler anche il film più brutto del mondo) preceduto dal suo disperato amplesso con l'abito di Lisa.
Il Wiseau attore è esilarante, soprattutto quando la sua stessa risata si insinua nei dialoghi in maniera totalmente improvvisa e immotivata; un esempio su tutti: Mark racconta di un'amica picchiata dal proprio ragazzo e finita in ospedale, Johnny reagisce ridendo. Invitato a riflettere sulla tragicità del racconto che ascolta, Wiseau concesse un'unica ripresa alternativa con la battuta "What a story, Mark" pronunciata senza nessuna emozione. Il risultato fu ancora più strano, inquietante e inservibile.

Il film è ambientato a San Francisco, gran parte delle scene si svolgono nell'appartamento di Johnny e Lisa, dove pareti e tavoli sono abbelliti da numerose stampe di cucchiai, acquistate per caso in un negozio di cornici delle vicinanze. Una mania inutile dei personaggi è quella di parlare in terrazza o nei vicoli passandosi una palla da football: quasi tutte le conversazioni all'aperto si svolgono così (un'interpretazione del sogno americano secondo Wiseau). Per questo le proiezioni di "The Room" sono oggi accompagnate da lanci di cucchiai di plastica e seguite da passaggi di palloni da football all'esterno - è possibile giocare anche con Wiseau.
Un monumento di incompetenza e narcisismo, ma a sentire Sestero anche un'esperienza catartica per Wiseau, un modo per salvarsi, e forse proprio qui sta il vero dramma, nella figura di uomo debole, triste e solo. Normalmente però la maggior parte di noi paga un terapista senza rompere le scatole con un film inguardabile. Wiseau invece, oltre al cartellone che dicevamo e a finte recensioni che lo descrivevano come il nuovo Tennesee (sic) Williams, applicò un'instancabile strategia da guerrilla marketing a partire dal primo aprile 2003, senza sostanzialmente smettere. Il mistero attorno alla sua figura fece crescere la curiosità nei confronti del film, suscitando dibattiti on-line e perfino lezioni universitarie, forse più orientate all'operazione globale che non all'opera di per sé. Per chi volesse approfondire l'arte di Wiseau, esiste anche il suo primo cortometraggio in Super 8, "Robbery Doesn't Pay".

sestero_e_wiseau_01Ma l'altro mistero dietro questa esperienza è l'amicizia tra Sestero e Wiseau, un giovane, attraente attore e modello californiano, e un uomo dall'aspetto grottesco, mezzo vampiro mezzo pirata, astemio, riservato in modo sospettoso, seriale consumatore di Red Bull, che guidava auto costose a velocità ridottissima (solitamente venti miglia orarie sotto il limite) e ordinava al ristorante numerose portate e un bicchiere di acqua calda. I due si conobbero alla scuola di recitazione di Jean Shelton nell'estate del 1998 a San Francisco e sono ancora in ottimi rapporti. Stando a Sestero si tratta di un'amicizia sincera, un modo per lui di stare con qualcuno di totalmente libero e disinibito, e per Wiseau di stabilire un contatto autentico con una persona.
Sestero è una figura chiave e ambigua. Ha tenuto in piedi la produzione di "The Room" attivamente, facendo da filtro tra Wiseau e gli altri, occupandosi di casting e produzione, portando sostanzialmente a termine il film. Ma che ragioni poteva avere per prendere parte a questa esperienza dichiaratamente disastrosa e metterci letteralmente la faccia? Essendo l'unico ad aver letto l'intera sceneggiatura in anticipo e conoscendo bene Wiseau, aveva tutti gli elementi per prevedere il fiasco clamoroso, perché allora continuare? Avanziamo alcune ipotesi: 1 - Sestero è un bravo ragazzo, genuino, ha voluto assecondare l'amico, accettandone gli abusi dentro e fuori dal set; 2 - Sestero ha voluto esporre al mondo la follia e l'incompetenza di Wiseau, per vendetta o per divertimento; 3 - poteva immaginare che il film sarebbe stato così fallimentare da diventare di culto, e voleva approfittarne; 4 - la sua carriera, nonostante le numerose apparizioni, stentava a decollare, aveva bisogno di denaro e sperò che nessuno vedesse il film (come sostiene); 5 - Wiseau e Sestero hanno approfittato l'uno dell'altro, come avviene in qualunque relazione.

E se invece Wiseau fosse, magari non un genio visionario e iconoclasta, ma una personalità in fondo davvero capace di creare qualcosa di unico e autentico tutto da solo? Se "The Room" fosse il grido d'aiuto di un uomo con la mentalità di un ragazzino, senza amici, ma caparbio e tenace, meritevole di rispetto? Difficile comunque non ridere di fronte a questo film girato con mezzi sovradimensionati, frutto di un ego incontenibile e di un'incompetenza che raggiunge il parossismo, un vanity project fallimentare.
Se per qualche triste motivo, fra alcuni millenni, tutti gli artefatti dell'uomo dovessero scomparire e rimanesse soltanto una copia di "The Room", sarebbe imbarazzante per noi ed estremamente enigmatico per chi la troverà. "God, forgive me".




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