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recensione di Nicola Picchi
7.0/10
Quando "L'Odio" di Kassovitz incontra le mattanze Seventies rivisitate con l'occhio anarchico di Rob Zombie, il risultato è "Frontiere(s)", opera prima di Xavier Gens che in Italia arriva dopo il successivo "Hitman" per i soliti miracoli della distribuzione. Il plot è quello di sempre, aggiornato ai tempi: la giovane Yasmin e i suoi amici fuggono da Parigi dopo essersi scontrati con la polizia durante le sommosse nelle banlieu. Diretti ad Amsterdam, si fermano per la notte in un Motel lungo la strada. Mal gliene incoglie, perché l'ameno ostello è gestito da una famiglia con una spiccata predilezione per l'antropofagia, anche se rozzamente esperita e indegna dei livelli da "gourmet" raggiunti da Hannibal Lecter. Seguono emoglobina a fiotti, mutilazioni "tranchant" e annichilente catarsi conclusiva.
Niente di nuovo sotto il sole, ma l'astuto Gens ci va giù pesante realizzando un furibondo apologo splatter che mette in campo i più ingombranti fantasmi dei nostri tempi, conflitti razziali, fascismo strisciante e xenofobia quotidiana. E per farcelo capire meglio s'inventa un patriarca retorico-nostalgico che, in uniforme nazista, fischietta "Lili Marlene" e vaneggia di purezza razziale, naturalmente senza dimenticare l'"Arbeit macht frei". I pargoli di cotanto padre (tra cui Samuel Le Bihan) si chiamano Hans, Karl e Goetz (e qui s'immagina Gens dare di gomito), mentre la residenza della famiglia felice sorge su una miniera abbandonata, le cui gallerie sono infestate dalla prole affamata e deforme dei mentecatti. Insomma, capito l'antifona, no?

Nonostante tutto la regia di Gens, talmente aggressiva da far scivolare in secondo piano l'abuso di citazionismo e l'accorta scaltrezza dei presupposti, funziona a meraviglia e risulta efficacissima sia nel costruire atmosfere laide e malate (alla "Casa dei 1000 Corpi"), che nel delineare un universo concentrazionario tra Salò e gli eros-svastika, come nella scena della porcilaia o in quella, riuscitissima e agghiacciante, del taglio dei capelli. La parte finale, con Yasmin in fuga con un abito da sposa screziato di rosso ("The Blood Spattered Bride"?), inietta robuste dosi di splatter e adrenalina, ma l'odissea, dopo l'obbligatoria regressione ferina tra il fango e la pioggia, si chiude con un gesto di resa: l'integrazione è impossibile, il cuore nero dell'Europa, presente e passata, ha vinto.

Coprodotto dalla EuroCorp di Luc Besson, che realizza molte cose mediocri ma se non altro offre delle opportunità ai giovani registi (oltre a Gens, ha fatto debuttare Aja e Leterrier), "Frontiere(s)" è un risultato degno di nota anche per l'ottimo lavoro di squadra di tutti gli attori, in primis l'energica e sensibile Karina Testa, e per la bella fotografia di Laurent Barès, molto contrastata eppure nitidissima e ai limiti dell'iperrealismo, tutta giocata su marcescenti tonalità giallo-verdognole che ricordano le fotografie del praghese Jan Saudek. Purtroppo Gens sta subendo lo stesso destino dei suoi colleghi francesi, ovvero si sta facendo fagocitare dalle major americane per sfornare prodotti predigeriti per i multiplex, e il suo futuro, almeno a giudicare da "Hitman", appare al momento molto incerto. Fortunatamente c'è anche chi resiste, come l'accoppiata formata da Alexandre Bustillo e Julien Maury (quelli di "À l'intérieur"), che hanno preferito rispondere picche quando il previsto remake di "Hellraiser" rischiava di subire troppe manipolazioni da parte della produzione.

16/10/2008

Cast e credits

cast:
Karina Testa, Samuel Le Bihan, Maud Forget, Patrick Ligardes, Aurelién Wilk, Estelle Lefébure, Joel Lefrancois, Jean-Pierre Jorris


regia:
Xavier Gens


titolo originale:
Frontière(s)


distribuzione:
Moviemax


durata:
108'


produzione:
Francia, Svizzera


sceneggiatura:
Xavier Gens


fotografia:
Laurent Barès


scenografie:
Jérémie Streliski


montaggio:
Carlo Rizzo


costumi:
Eléonore Dominguez


musiche:
Jean-Pierre Taieb


Trama
Un gruppo di amici, in fuga dalle sommosse di Parigi, finisce in un Motel gestito da una famiglia poco raccomandabile...
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