Ondacinema

recensione di Stefano Santoli
6.0/10

"This Much I Know to Be True", secondo documentario di Andrew Dominik su Nick Cave, arriva a poco più di cinque anni di distanza dal precedente, "One More Time With Feeling" (2016). Distribuito su Mubi a luglio 2022 dopo un rapido passaggio in sala, si concentra sulla collaborazione fra Cave e Warren Ellis per gli ultimi due album, "Ghosteen" (2019) e "Carnage" (2021), e rimescola nella vita privata del cantautore australiano, segnata indelebilmente dal lutto per la perdita del figlio avvenuta nel 2015, evento già centrale nel film del 2016 come nell’album di quell’anno, "Skeleton Tree", di cui "One More Time With Feeling" raccontava il travaglio.

Come nel film precedente (qui però a colori), la macchina da presa, posizionata spesso su un carrello circolare ben visibile in campo, gira suadente intorno ai musicisti mentre eseguono alcune composizioni dei due album più recenti. Intercalate all’esecuzione dei brani, ascoltiamo poi diverse dichiarazioni a cuore aperto di Nick Cave, riflessioni sulla vita e sull’arte che sembrano ruotare attorno a un profondo bisogno di rinnovamento. Rispetto alla paralisi dovuta al lutto su cui si cristallizzava il film precedente, c’è qui adesso l’elaborazione, del lutto (non il suo superamento, che è impossibile). E più che le esecuzioni dei brani, per quanto splendidamente messi in scena, è il coté privato a catturare l’attenzione dello spettatore.

Il documentario si apre all’insegna di quella necessità di rinnovamento di cui dicevamo, con Cave che racconta di come, durante la pandemia, si sia dedicato all’arte della ceramica. Ci mostra con compiacimento il frutto della sua nuova vena creativa: una ventina di sculture che riecheggiano la sua poetica, a partire da quella intitolata "Il diavolo sacrifica un bambino". A partire da questo incipit, filo conduttore del flusso di coscienza di Nick Cave appare la necessità di reagire ai capricci della vita, nella marcata consapevolezza di non essere, come nessuno, in controllo di essa e dei suoi eventi. Ciò emerge soprattutto dai racconti che riguardano i "Red Hand Files", un blog in cui Nick Cave si confronta con estranei sui più vari argomenti esistenziali, di fronte ai quali si mostra spesso costernato e incapace di risposta.

C'è un processo di individuazione in corso, in Nick Cave: è evidente. La necessità di rinnovamento coincide con una necessità inesausta di ri-plasmare la propria identità. E non solamente in termini creativi come artista. Anzi, Nick Cave lo dice espressamente: non si identifica più come cantautore o musicista, ma si considera sempre più come "padre, marito, cittadino". Il processo di individuazione è sempre più una questione privata.

A differenza del film precedente cui risulta inferiore, "This Much I Know to Be True" non possiede una sua intima coerenza estetica ("One More Time With Feeling" si configurava come lunga e folgorante istantanea, tridimensionale e in bianco e nero); risulta ondivago, interlocutorio. Un elegante making of, contrappuntato dalle carismatiche riflessioni di Nick Cave. È abbastanza curioso: sia le dichiarazioni di Nick Cave sia lo stile musicale, sempre più scarno ed etereo, manifestano una profonda necessità di rinnovamento, ma il film di Dominik risulta in fondo un’appendice del precedente, perché permane e insiste sui temi del lutto, dell’assenza, della mancanza, della presenza famtasmatica del figlio (ghosteen), che aleggia su ogni canzone. Come aleggia, ricorrente nelle composizioni di Cave, la frase – l’invocazione, la preghiera – there is a kingdom in the sky
Il documentario, man mano che procede, finisce un po’ per girare in tondo come quel carrello circolare. E certi capitoli risultano avulsi, non saldati al resto, come la visita estemporanea in studio di Marianne Faithfull, venuta a registrare un brano insieme a Cave.


26/07/2022

Cast e credits

cast:
Nick Cave, Warren Ellis, Marianne Faithfull


regia:
Andrew Dominik


titolo originale:
This Much I Know To Be True


distribuzione:
Trafalgar Releasing


durata:
105'


produzione:
Bad Seed Ltd, Uncommon Creative Studio


fotografia:
Robbie Ryan


montaggio:
Matthew C. Hart


musiche:
Nick Cave, Warren Ellis


Trama

Il secondo documentario di Andrew Dominik con Nick Cave protagonista racconta il rapporto creativo e artistico tra Nick Cave e Warren Elliss, ripresi mentre dano vita alle composizioni dei loro ultimi due album in studio, "Ghosteen" (Nick Cave & The Bad Seeds) e "Carnage" (Nick Cave e Warren Ellis).