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7.0/10

Scandita in sette piccoli capitoli, corrispondenti ai giorni settimana di prova di Moha, immigrato dal Marocco in cerca di un impiego, ognuno dei quali caratterizzato da un lavoro a domicilio zeppo di elementi comici, questa commedia è in realtà divisa in due parti. Nella prima lo spettatore è condotto dalla regista alla scoperta dei personaggi, che per ora si comportano come macchiette, enfatizzando i propri tratti caratteriali più tipici: Moha introverso e silenzioso, desideroso di ottenere il posto evitando il conflitto e il contraddittorio con Valero che, invece, si presenta come tronfio, polemico e dalla battuta velenosa sempre pronta. Il trio è completato da Pep, veterano saggio e di poche parole ormai giunto all’età pensionabile, motivo per cui è necessario trovare qualcuno che lo rimpiazzi. La divisione in piccoli capitoli è più marcata in questa prima parte: gli episodi iniziali sono più brevi e si concentrano principalmente sulle componenti comiche dei lavori a domicilio. Ognuno di questi, inoltre, viene strutturato in modo molto marcato: la regista li apre con inquadrature a campo lungo e lunghissimo riguardanti palazzi e balconi della realtà urbana in cui i protagonisti lavorano e vivono, per poi dirigere il proprio sguardo all’interno delle case e degli appartamenti in cui gli idraulici svolgono il proprio mestiere, terminando con gli stessi campi lunghi introduttivi, in modo da creare una cornice ben evidente ad ogni giornata. Le riprese interne alle abitazioni dei clienti, infine, si caratterizzano per la presenza assai frequente di inquadrature incorniciate dalle pareti o da oggetti di mobilio, come se la regista stesse filmando da una distanza di sicurezza o stesse spiando i personaggi.
Nella seconda parte i capitoli corrispondenti alle visite lavorative giornaliere si fanno più lunghi per favorire l’approfondimento delle personalità dei protagonisti, stemperando così la componente macchiettistica. Scopriamo così che Moha prende lezioni di spagnolo per accelerare la sua integrazione e che Valero soffre per la sua obesità, oltre a non riuscire ad accettare l’aspirante tuttofare marocchino. In tal modo, la trama del film procede su due binari congiunti: le gag legate alla visita lavorativa a domicilio giornaliera e la trama lineare, incentrata sul tentativo di Moha di ottenere il lavoro e sullo scontro con Valero seguita dalla progressiva accettazione reciproca. Parallelamente, lo sguardo della regista si apre: nelle riprese all’interno degli appartamenti scompaiono le inquadrature incorniciate da porte e arredamenti vari, inoltre le location si fanno più varie, dato che, oltre alle case dei clienti, la macchina da presa entra anche in quella dei personaggi e nel bar in cui questi si recano a fine giornata. In tal modo, lo sguardo della regista non si nasconde più ma si dilata e allarga insieme alla trama, all’approfondimento dei personaggi e all’accettazione della diversità del prossimo.

"I Tuttofare" è una commedia godibilissima caratterizzata da personaggi ben scritti e da attori capaci di renderli particolarmente vividi. Il meccanismo comico di base è quello della "strana coppia", composta da Moha e Valero, che confligge per via di personalità incompatibili generando tanto la risata quanto il fondamento della trama, cioè la progressiva accettazione della diversità dell’altro. Questa struttura di base viene potenziata ulteriormente tramite l’inserimento di Pep, che svolge tanto la funzione di elemento collante fra gli altri due idraulici, quanto di ulteriore elemento comico, soprattutto in alcune scene appositamente costruite in modo da evidenziare le sue idiosincrasie, confluenti nella figura dell’anziano ancorato al passato e pronto a criticare qualsiasi deviazione dalle sue abitudini apportata dai più giovani. Così lo vediamo lanciarsi in una discussione appassionata sul modo migliore di usare un cacciavite con un suo amico padrone di una piccola ferramenta, oltre a osservarlo polemizzare aspramente, fino a fare a botte, con alcuni muratori perché spazientito dalla mancanza di precisione del loro lavoro. Dunque, la regista conduce alla risata non solo ricorrendo all’esasperazione di alcuni tratti macchiettistici dei personaggi, ma anche e soprattutto inserendoli in situazioni paradossali che ricordano la commedia slapstick, genere in cui il comico scaturisce dallo scontro fra il soggetto e l’ambiente in cui si viene a trovare fino a sfociare nell’uso anarchico degli oggetti, ad esempio nella scena in cui Moha da tuttofare diventa modello e gli strumenti del suo lavoro vengono usati ai fini del set fotografico, oppure nel secondo giorno di lavoro, quando il balcone su cui sta lavorando la strana coppia si tramuta in una prigione a causa di due ragazzine che, per ripicca, chiudono a chiave la porta che permette l’ingresso in casa.

La regista Neus Ballús ha sfruttato la sua una lunga esperienza come documentarista, finendo col creare un interessante ibrido fra commedia e cinema della realtà. Dopo aver deciso di realizzare un film avente ad oggetto il mestiere dell’idraulico, infatti, Ballús si iscrive a una scuola riguardante questa professione al fine di scritturare degli attori non professionisti e che provengano dalla realtà della professione. In questo modo conosce Moha, studente in formazione presso la scuola per diventare idraulico, e Valero, docente presso lo stesso istituto. Oltre a ciò, anche la sceneggiatura e la recitazione hanno forti legami con il metodo documentaristico, dato che le vicende raccontate derivano sia dall’esperienza della regista (il cui padre svolge questa professione) che da quella degli attori. Allo stesso modo, le riprese si sono caratterizzate per una fortissima componente improvvisativa: i materiali che i protagonisti riparano sono reali (e quindi le competenze e abilità che vediamo sullo schermo sono tratte dall’abilità quotidiana degli attori), inoltre la regista ha dichiarato che non ha mai comunicato agli attori la sceneggiatura completa, limitandosi a dare delle indicazioni sommarie di giorno in giorno, in modo da favorirne la spontaneità innata, che risalta soprattutto nella performance di Valero. Si configura dunque una dimensione propriamente documentaristica, caratterizzata dall’incontro e dalla relazione fra chi riprende e chi viene ripreso, in uno scambio reciproco di competenze e di esperienza. È chiaro che si tratta di una commedia e del fatto che una sceneggiatura è presente, tuttavia la prevalenza data all’improvvisazione degli attori, la creazione di una sceneggiatura che viene arricchita anche le loro esperienze (riprendendo così il concetto di re-enactment), oltre alla loro provenienza non dal mondo attoriale ma da quello del mestiere dell’idraulico, crea un ibrido fecondo, capace di incrementare la componente comica della commedia anziché di stravolgerla. 


08/06/2022

Cast e credits

cast:
Valero Escolar, Pep Sarrà, Mohamed Mellali


regia:
Neus Ballús


titolo originale:
Sis dies corrents


distribuzione:
Distinto Films


durata:
85'


produzione:
Distinto Films


sceneggiatura:
Neus Ballús, Margarita Melgar


montaggio:
Neus Ballús, Ariadna Ribas


musiche:
René-Marc Bini


Trama

La settimana di prova lavorativa di Moha, immigrato marocchino aspirante idraulico, si tramuta in una costellazione di situazioni comiche e paradossali.