Ondacinema

recensione di Alberto Mazzoni
6.5/10

In una recente intervista, un giornalista statunitense dice a Boyle che "28 giorni dopo" è considerato uno dei film più rappresentativi del "post 9-11”. Boyle spiega che in realtà l’11 settembre del 2001 lui e i suoi erano a metà delle riprese, e che l’atmosfera della guerra ha influenzato le riprese del film, ma non la sua ideazione. E a un po' meno di 28 anni di distanza, di nuovo la cappa della guerra pesa sulle nostre menti e sui corpi altrui, e di nuovo abbiamo un film di zombie. Di nuovo non c’è un legame diretto, ma di atmosfera: vedere popolazioni passare da uno stile di vita più povero, ma tutto sommato non dissimile dal nostro alle case sventrate, alla ricerca di cibo disperata e soprattutto all’essere in balia della violenza altrui (vedi Gaza) ci fa paura – una paura che va esorcizzata riproducendo la stessa situazione nella finzione del cinema ma con cause fantastiche e un lieto fine.

Da "28 giorni dopo" sono passati anni, guerre e un’intera epoca di film e serie televisive di zombie – sopra a tutto il fenomeno globale “Walking Dead”, con la sua versione reazionaria di un genere che Romero aveva impostato come nettamente progressista. Difficile portare innovazioni radicali. Ma Boyle ci prova, con idee interessanti non tanto sulla società dei sopravvissuti (tutto sommato semplicemente ragionevole) ma sulla sopravvivenza degli zombie che sostanzialmente sono proposti come nuova specie animale con branchi etc... (anche se la divisione in categorie rimanda un po' a "The Last of Us"). E soprattutto, ed è la cosa migliore del film, Boyle nella prima parte si diverte a sperimentare con la forma. Oltre ai dutch angle che sono la sua firma, e all’uso di una varietà di camere digitali che è la firma della saga, abbiamo del semi bullet time per le scene d’azione (tante e belle), ma soprattutto un montaggio metrico-intellettuale (inserti sonori e visivi da materiale precedente) che è raro in un film di questo tipo, e gli dà spessore e interesse. Si arriva a metà film decisamente coinvolti dalla sopravvivenza di Spike, e da questo nuovo mondo.

Perché, però, impostarlo da subito come una trilogia, perché? I tempi della seconda parte del film sono molto dilatati, il che è strano in un film di questo tipo. Va bene quando il tema è interessante (“il tempio delle ossa”, che pare sarà il titolo del seguito, è in effetti una bella pensata), ma è letale quando la trama prende inutili detour (i soldati stranieri). E soprattutto, le scene che pongono le basi dell’episodio successivo paiono prese dal peggior Guy Ritchie. Si esce dalla sala dubbiosi.

Davvero il piano complessivo giustifica il cambio di tono del finale del film? Ce lo si è un po’ dimenticato negli anni, ma “28 giorni dopo” era essenzialmente un film sul nazionalismo inglese. Anche questo film è profondamente inglese in senso stretto: la bandiera che sventolano ostentatamente i sopravvissuti è la croce di San Giorgio, non la Union Jack. Boyle ha dichiarato che il film poteva essere girato solo in Northumbria, e fa in effetti grande uso di uno dei più tipici e begli aspetti della campagna inglese: le chiese abbandonate in mezzo al verde, che già comparivano nel primo film. Echi della Brexit si sentono a più riprese. Pare che anche il finale del film sia un messaggio chiarissimo per gli inglesi. Forse però supponendo che sia compreso globalmente si pecca della stessa autoreferenzialità albionica che il primo film criticava.

Gli appassionati di zombie non se lo perderanno, e troveranno anche cose interessanti. Ma difficile scatti, al di fuori dell'Inghilterra, l'interesse generale.  


29/06/2025

Cast e credits

cast:
Aaron Taylor Johnson, Ralph Fiennes


regia:
Danny Boyle


titolo originale:
28 Years Later


distribuzione:
Eagle Pictures


durata:
115'


produzione:
Columbia Pictures, British Film Institute, DNA Films, Decibel Films, TSG Entertainment, Sony Picture


sceneggiatura:
Alex Garland


fotografia:
Anthony Dod Mantle


scenografie:
Carson McColl, Gareth Pugh, Mark Tildesley, Naomi Moore


montaggio:
Jon Harris


costumi:
Carson McColl, Gareth Pugh


musiche:
Young Fathers


Trama
28 anni dopo sopravvivono nell'Inghilterra messa sotto quarantena solo piccole comunità rurali. Ma il dodicenne Spike vuole trovare un dottore per sua madre....