Ondacinema

recensione di Mirko Salvini
7.0/10

All'inizio di "A Quiet Passion" una ragazza, alla richiesta della sua istitutrice di disporsi a destra o a sinistra a seconda della scelte riguardo al futuro, risponde di non potere fare né l'una né l'altra cosa, a causa dei troppi dubbi. Si delinea in questa prima sequenza la figura di Emily Dickinson, una delle maggiori voci della poesia ottocentesca americana. Infatti è sua la "quieta passione" che dà il titolo al film che racconta la vita appartata della poetessa nella casa di famiglia a Amherst nel Massachussets, dove morì prima dei sessant'anni nel 1886. Una delle cose che il cinema contemporaneo ci ha insegnato è che le biopic dedicate ai poeti sono le più difficili, perché è veramente complicato restituire in immagini gli sforzi affrontati per portare a termine un componimento poetico. Tra le eccezioni felici viene in mente "Bright Star" di Jane Campion, dedicata al poeta John Keats, e non a caso la regista neozelandese è una dichiarata ammiratrice di Emily Dickinson e di altre scrittrici citate a più riprese in "A Quiet Passion". Dietro la macchina da presa però troviamo Terence Davies, regista che sin dalla sua trilogia dei primi anni ottanta "Children", "Madonna and Child" e "Death and Transfiguration" si è imposto come uno degli autori più raffinati del cinema britannico e, notoriamente, uno di quelli che ha avuto più difficoltà a esprimersi visto che nella sua carriera ha avuto spesso difficoltà a trovare finanziamenti, e questo in parte spiega come mai la sua filmografia non sia particolarmente ricca.

"A Quiet Passion" sostiene che la vita della Dickinson anche se abitudinaria non sia stata certo banale. Arguta, profonda, tormentata, figlia di una fiera famiglia liberale (padre severo ma attento al bene dei propri cari, la madre melanconica ma affettuosa, i fratelli legatissimi alla protagonista) consapevole, in quanto donna, di non poter essere presa seriamente come intellettuale (pochissime delle sue poesie vennero pubblicate in vita), l'autrice che vediamo descritta è lontanissima dallo stereotipo di "letterata triste" come il film ben stigmatizza. Del resto già il one-woman show anni settanta "The Belle of Amherst" di William Luce, che valse a Julie Harris uno dei suoi tanti Tony Award, aveva dimostrato quanto la vita di Emily Dickinson fosse stata interessante e appassionante. Davies, per dare vita alla sua Emily ha voluto proprio un'altra attrice da Tony, Cynthia Nixon (che il grande pubblico ricorda grazie al popolare telefilm "Sex and the City"), che dà al suo ruolo il calore, la forza e la spigolosità necessari (ma non va dimenticata Emma Bell che interpreta la protagonista nelle prime sequenze, quelle che raccontano gli anni giovanili); all'inglese Jennifer Ehle invece il compito di dar vita a Vinnie, la dolce e risoluta sorella, vicina a Emily per tutta la vita. Man mano che il film procede ci viene mostrata una donna legatissima ai familiari, dedita alla scrittura, tendenzialmente chiusa (con gli anni smise praticamente di uscire di casa e si negava alla vista dei visitatori) anche se conversatrice a dir poco brillante (i dialoghi sembrano spesso dei duelli verbali, quasi l'unica occasione per affermare la propria personalità), afflitta da vari problemi di salute (tra cui l'epilessia), anticonformista (anche nei periodi di lutto vestiva di bianco), amareggiata per l'allontanamento di amici, per un'infatuazione infelice verso il pastore della sua chiesa e per l'adulterio del fratello, fino agli ultimi momenti sul letto di morte, vegliata dai suoi cari.

"A Quiet Passion" non è un film rivoluzionario anche se è realizzato con cura e in maniera composta, descrivendo con accortezza il personaggio della Dickinson senza scadere nelle ovvietà. Inoltre è un'opera che permette anche una riflessione sulla filmografia di Terence Davies: il regista di Liverpool non solo ha inserito in questo lavoro le sue tematiche ricorrenti come il senso di colpa o la guerra (in questo caso quella di secessione, evocata da una serie di immagini che ritraggono i caduti in battaglia), ma raccontando i Dickinson ha realizzato un quadro familiare diversissimo da quelli appaiono solitamente nelle sue opere. Infatti se la famiglia nel suo cinema è stata soprattutto il luogo dei conflitti, qui è quello dell'accoglienza, malgrado non manchino momenti di confronto anche acceso. Intellettuale gay che ha scelto di vivere da single, convinto di non riuscire a trovare un compagno, Davies si è dedicato interamente al proprio lavoro, trovando probabilmente nella vicenda della Dickinson degli aspetti in comune con la propria poetica e sensibilità, ma anche degli spunti per realizzare una sorta di opera che sia al tempo stesso contigua e complementare a quanto realizzato finora.


16/06/2018

Cast e credits

cast:
Cynthia Nixon, Jennifer Ehle, Duncan Duff, Keith Carradine, Joanna Bacon, Jodhi May, Verona Verbakel, Annette Badland, Emma Bell


regia:
Terence Davies


distribuzione:
Satine Films


durata:
126'


produzione:
Hurricane Films


sceneggiatura:
Terence Davies


fotografia:
Florian Hoffmeister


scenografie:
Merijn Sep


montaggio:
Pia Di Ciaula


costumi:
Catherine Marchand


musiche:
Ian Neil


Trama
La vita della poetessa americana Emily Dickinson dagli anni del college fino alla morte
Link

Sito ufficiale

Sito italiano