Ondacinema

recensione di Mirko Salvini
6.0/10
La carriera di Tom Cruise negli ultimi dodici anni ha conosciuto una fase meno felice rispetto ai periodi precedenti, quando era una delle star più sfolgoranti di Hollywood. Molti dicono che l'appartenenza a Scientology abbia contribuito considerevolmente a danneggiare la sua reputazione, così come alcuni atteggiamenti stravaganti (un episodio su tutti il famigerato salto sul divano di un celebre salotto televisivo) che hanno finito per minare l'immagine di "bravo ragazzo" che si era nel tempo costruito. Non che La Mecca del cinema gli abbia voltato le spalle, ma i ruoli e le storie più interessanti a poco a poco hanno cominciato a latitare e, per consolidare il suo nome, l'attore che in passato ha lavorato anche con Kubrick, Scorsese e Michael Mann si è dovuto specializzare quasi esclusivamente in film d'azione o fantastici, forse incoraggiato dall'esito dei vari "Mission: Impossible" realizzati negli anni. Sono stati davvero pochi i progetti che si sottraessero a questa formula e le eccezioni sono state quasi sempre accolte con freddezza dal suo nuovo pubblico, quasi a suggerire che solo lo spettatore a caccia di blockbuster (o aspiranti tali) adesso subisce il fascino del protagonista di "Jerry Maguire", mentre quello che non cerca solo evasione ha perso interesse in lui. Peccato perché a 55 anni, portati benissimo tra l'altro, Tom Cruise continua ad essere uno degli attori del cinema americano con più "Star Quality" ed in effetti fra le nuove leve hollywoodiane è difficile trovare qualcuno che possa prenderne il posto, a prescindere dal talento.

In "Barry Seal - Una storia americana" non solo Cruise torna ad interpretare un pilota di aerei a più di trent'anni dal mitico "Top Gun" (del quale è in preparazione un sequel) ma ha anche la possibilità di impersonare un personaggio assolutamente nelle sue corde, uno di quelli che in passato avevano fatto la sua fortuna. Il pubblico infatti amava vederlo mentre dava vita a figure vincenti ma insensibili che nel corso della storia imparavano dai propri sbagli divenendo persone migliori. Ma questa volta le cose sono andate diversamente perché il film non ha avuto il successo sperato. Diretta da Doug Liman (col quale il protagonista aveva già collaborato per "Edge of Tomorrow"), la pellicola racconta le gesta dell'antieroe eponimo, valente pilota della Twa che nei primi anni ottanta viene reclutato dalla CIA per scattare foto nei territori dell'America Centrale più caldi (Nicaragua e Honduras). Del suo talento nel volo si accorgono anche Pablo Escobar e gli altri malavitosi coinvolti nel nascente cartello di Medeillìn, i quali reclutano Seal come corriere per portare la droga negli Stati Uniti. Barry, padre di famiglia e uomo non propriamente pieno di scrupoli, fiuta l'occasione di mettere su un'ingente fortuna e non si tira indietro, nonostante i rischi delle missioni siano tanti. Si delinea così una versione alquanto sui generis del sogno americano e la torta preparata dal protagonista sarà così ricca che in molti troveranno il modo di godersene una fretta. Tutto questo ovviamente non può durare per sempre e tanta fortuna è destinata a finire.

Anche se Liman ci tiene a pagare il suo debito nei confronti del capolavoro scorsesiano "Quei bravi ragazzi" (le avventure di Cruise/Seal ci vengono presentate dal protagonista stesso come faceva l'Henry Hill interpretato da Ray Liotta) già il titolo originale ("American Made") ci fa pensare che il modello siano "American Hustle" di David O. Russell e tutte quelle pellicole con al centro criminali un po' improbabili, eppure efficientissimi, senza dimenticare altri successi recenti come "La grande scommessa" di Adam McKay o "Argo" di Ben Affleck. Quindi il regista, col valido contributo alla fotografia del brasiliano César Charlone (già collaboratore di Fernando Mereilles), realizza un film ritmato e figurativamente vivace e lo spettatore si può anche divertire per quanto alla fine la vicenda risulti più stancante che emozionante. Una differenza sostanziale rispetto alle pellicole sopra citate è che mentre quelle erano opere corali, "Barry Seal" è sostanzialmente il film di Tom Cruise. È praticamente sempre in scena, la vicenda ci viene raccontata dalla sua voce, il sorriso perenne e l'energia sostengono il film ma lo spessore drammatico del personaggio tende a latitare (vedere per credere i momenti più drammatici della vicenda); anche se solo la presenza dell'attore rende lo spiazzante finale così efficace. Ai comprimari (la moglie Sarah Wright, il cognato Caleb Landry Jones, lo sceriffo Jesse Plemons e il funzionario CIA Domhnall Gleeson) è lasciato quindi poco spazio e protagonisti di quegli anni difficili come Noriega o Escobar risultano figure prive di vero spessore (meglio allora i presidenti Carter e Reagan che si vedono in filmati di repertorio).

15/09/2017

Cast e credits

cast:
Tom Cruise, Sarah Wright, Domhnall Gleeson, Jayma Mays, Jesse Plemons, Lola Kirke, Caleb Landry Jones


regia:
Doug Liman


titolo originale:
American Made


distribuzione:
Universal Pictures


durata:
117'


produzione:
Cross Creek Pictures


sceneggiatura:
Gary Spinelli


fotografia:
César Charlone


scenografie:
Dan Weil


montaggio:
Saar Klein, Andrew Mondshein, Dylan Tichenor


costumi:
Jenny Gering


musiche:
Christophe Beck


Trama
Un pilota di aerei nei primi anni ottanta viene reclutato dalla Cia ma trova fortuna come corriere della droga per i narcotrafficanti latino-americani
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