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recensione di Matteo De Simei
8.0/10

"La Guerra è di somma importanza per lo Stato: è sul campo di battaglia che si decide la vita o la morte delle nazioni, ed è lì che se ne traccia la via della sopravvivenza o della distruzione. Dunque è indispensabile studiarla a fondo, definendone la strategia migliore da attuare".

In una delle splendide sequenze della pellicola il personaggio interpretato da Tony Leung chiede alla sua amata perché nonostante l'odio da lei nutrito nei riguardi della guerra, si arrenda a leggere con profonda considerazione "L'arte della Guerra". Le parole del generale cinese Sun Tzu (oltre a svolgere tuttora un'importante ruolo di pianificazione militare), sono altresì gocce preziose di vita che racchiudono un sublime pathos. La saggezza che ne trasuda è molto simile alle fondamenta su cui si erige il film, a cominciare dalla stessa visione antimilitarista ("Vincere il nemico senza bisogno di combattere, questo è il trionfo massimo" recita l'opera bellica per eccellenza. Sarà sicuramente lo stesso pensiero che invade la mente del viceré Leung/Zhou Yu a battaglia conclusa, quando ammetterà a se stesso che "Non c'è vittoria qui").
Nato con il titolo originale "Chi-bi", "La battaglia dei Tre Regni" è in realtà l'adattamento internazionale della pellicola prodotta e distribuita in Cina, un monumentale epic kolossal con un cast da brividi, diviso in due parti e dalla durata complessiva di più di quattro ore (ancora più avvincente e per questo vivamente consigliato).
Un film magno ed ambizioso che detiene il record di budget in pre-produzione con i suoi ottanta milioni di dollari, il più costoso mai realizzato in lingua cinese, oltre ad un periodo esteso di riprese equivalente a nove mesi di lavorazione.

"Il primo degli elementi fondamentali in Guerra è il Tao (la forza morale, tutto ciò che induce il popolo ad essere in armonia coi suoi capi, per la vita e per la morte, sfidando anche il pericolo estremo); il secondo è il clima; il terzo è il terreno; il quarto è il comando; il quinto è la dottrina".

Guerra non coincide solamente con battaglia, sangue, urla. Lo sa bene John Woo (e Sun Tzu) che riflette sulla necessità di attribuirgli un valore essenzialmente "naturale" (l'importanza di saper destreggiare l'insidia o di riuscire a sfruttare l'appoggio degli eventi climatici e territoriali come la nebbia, il vento, il sole) e quanto mai ingegnoso (la Guerra come maestria raziocinante, sottolineata da armoniose strategie, da suggestivi spostamenti e schieramenti nonché dal ruolo della spia, essenziale per conoscere il nemico in profondità).
Non solo. La Guerra a volte può anche convergere in una storia di grande amicizia e perché no, amore. Situazioni trattate da Woo mai in secondo piano rispetto alla vicenda principale ed inquadrate con abile padronanza dalla mdp. A tal proposito, le tecniche cinematografiche utilizzate (zoom in/out, split screen, magnifici fermo immagini che si dissolvono come polvere) contribuiscono a rendere più che mai saldo lo stile dinamico e l'atmosfera orientale che da sempre affascina l'occidente e il mondo intero, in particolar modo sul campo militare e culturale; da sottolineare la maniacale cura per i particolari e per i dettagli impressi sullo schermo (cfr. le sequenze della preparazione del tè).
I pochissimi punti deboli dell'opera sono facilmente riconducibili alla prolissità della sceneggiatura (comunque mai reiterata o superflua) e ad effetti speciali non sempre altamente impressionanti come dovrebbero (d'altronde il budget parla chiaro). Niente che possa scheggiare, in ogni modo, un film dalla solidità e dal fervore indomabile.

"Fondamentale in tutte le guerre è lo stratagemma. Quindi, se sei capace, fingi incapacità; se sei attivo, fingi inattività. Attacca il nemico dove non è preparato; fai sortite con le truppe quando non se l'aspetta. Queste sono le chiavi strategiche della vittoria. Solo valutando tutto esattamente si può vincere, con cattive valutazioni si perde".

"Red Cliff" è la pellicola che segna il ritorno in patria del regista cinese dopo la parentesi hollywoodiana (a dire la verità non troppo fortunata se non per l'action duro di "Face/Off"). La consacrazione definitiva di un regista che in quasi quarant'anni di carriera, dopo il successo conseguito nella natia Cina con pellicole di assoluta grazia e splendore quali "A Better Tomorrow", "The Killer", ritrova la forza per mostrare al pubblico (e al cinema tutto) che cosa significhi la parola "azione".
John Woo, così come i Regni di Wu e Shu, elabora, utilizza e valuta alla perfezione il suo stratagemma e vince di distacco la sua battaglia personale. Vince consegnando allo spettatore tutta la magia (bellica e non) del popolo cinese.


23/10/2009

Cast e credits

cast:
Zhao Wei, Chiling Lin, Chen Chang, Shido Nakamura, Fengyi Zhang, Tony Leung Chiu Wai, Kaneshiro Takeshi


regia:
John Woo


titolo originale:
Chi Bi (Red Cliff)


distribuzione:
Eagle Pictures


durata:
125'


produzione:
China Film Group Corporation, Lion Rock Productions, Avex Entertainment


sceneggiatura:
Chan Khan, Kuo Cheng, Sheng Heyu, John Woo


fotografia:
Lu Yue


montaggio:
Angie Lam, Yang Hongyu, Robert A. Ferretti


musiche:
Taro Iwashiro


Trama
Anno 208: sono i giorni finali della dominazione della dinastia Han. Il primo ministro Cao Cao convince l’imperatore che l’unico modo per riunire tutta la Cina è dichiarare guerra ai regni confinanti di Shu e di Wu dell’Est: parte così una campagna militare d’inedite proporzioni, condotta dallo stesso Cao Cao. Per contrastare le forze che li stringono sotto assedio, i due regni attaccati decidono di stringere un’alleanza. Sarà l’inizio di una guerra combattuta per terra e sulle acque del fiume Yangtze, che culminerà nella Battaglia delle Scogliere Rosse, il cui andamento segnerà tutta la storia della Cina a venire
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