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recensione di Domenico Ippolito
7.0/10

La resistenza antinazista in Germania è stata attiva per mezzo di organizzazioni eterogenee, a volte dislocate in zone e con finalità diverse, consumandosi in azioni a macchia di leopardo che non sono riuscite a scalfire la solidità interna del regime. La mostruosa macchina del totalitarismo hitleriano, difatti, si è messa in moto precocemente e in modo così capillare e distruttivo che ha stroncato tutte le possibili alternative politiche, sociali e culturali, rendendo pressoché impossibile un’opposizione unitaria.

Forse anche per questo, il racconto cinematografico degli oppositori di Hitler è un filone poco frequentato di quello, invece inesauribile, dei film sul periodo nazionalsocialista. Si ricordano "La rosa bianca", sul gruppo d’ispirazione cristiana dei fratelli Scholl; quello sui cospiratori militari nella pellicola hollywoodiana "Operazione Valchiria" firmata da Bryan Singer; fino al lupo solitario "Elser - 13 minuti che non cambiarono la storia" che attentò alla vita del Führer.

"Berlino, estate '42" è incentrato invece sulla vicenda della cosiddetta Orchestra Rossa, organizzazione di cui faceva parte, tra gli altri, Hilde Rake, alla quale è dedicata la pellicola. Il film narra dunque la storia della donna, giovane impiegata di Berlino, del suo legame sentimentale con Hans Coppi, suo futuro marito, e delle azioni del loro gruppo, atte a screditare la propaganda del regime mediante un’intensa attività di volantinaggio insieme al tentativo di inviare comunicazioni in Russia, al tempo in guerra contro la Wehrmacht.

L’esperto regista tedesco Andreas Dresen ("Settimo cielo") sceglie di privilegiare un tono intimo, familiare, dove la fotografia sgranata e calda degli incontri tra Hilde e Hans porta a nitore la loro storia d’amore e l’estate trascorsa al lago dai loro amici che cambierà le loro vite. L’innamoramento, la passione, la complicità del loro attivismo, le incomprensioni poi superate dal matrimonio e l’arrivo di un figlio, mettono in risalto la capacità del regista di avvicinarsi ai due protagonisti con estrema cura e dedizione dei particolari.

È un tono accorato, quello che contempla la parabola esistenziale di Hilde, interpretata con grazia e attenzione a ogni sfumatura da Liv Lisa Fries, già protagonista della fortunata serie "Babylon Berlin". Per contro, il racconto della sua carcerazione, dopo l’arresto da parte della Gestapo nel 1942, è reso mediante immagini livide, grigie, ristrette dalle mura della prigione femminile della Barnimstrasse (in cui anni prima fu rinchiusa anche Rosa Luxemburg), un luogo disumanizzante riempito dai corpi delle donne, la quali provano a non perdere la speranza.

Hilde è incinta all’ultimo mese e alle scene madri in "Berlino, estate '42" sono preferite quelle di una semplice mamma: il parto in carcere, i pianti dell’infante, la sua necessità di prendere il latte dal seno, che consente alla donna di allungare la sua detenzione, sono i dettagli intimi di cui la messinscena si fa carico, invasa dall’alone plumbeo e mortifero della sentenza che incombe. Come quella che subisce suo marito Hans, imprigionato dai nazisti al pari di decine di membri del gruppo, e condannato alla pena capitale poche settimane dopo il suo arresto. Ciò che risulta non del tutto a fuoco è la frammentazione dell’intreccio, poiché il continuo infrangimento dell’ordine temporale degli eventi rendo oltremodo complessa una fabula che, a dire il vero, sarebbe stato più efficace mostrare secondo la sua evoluzione lineare.

Il tentativo di "Berlino, estate '42" di soffermarsi sugli aspetti del quotidiano deriva, tra gli altri motivi, dalla rappresentazione invece enfatica a cui è stata sottoposta la vicenda dell’Orchestra Rossa nella DDR, come ha ricordato lo stesso regista, cresciuto nell’ex Germania orientale. Da qui, la sottolineatura del carattere dimesso di Hilde, la sua timidezza e innocenza, il focus sulla storia d’amore invece che sulla grande Storia e, allo stesso modo, i primi piani e gli interni spartani che sono, dunque, privilegiati rispetto alle gigantesche parate e scenografie di partito, tipiche dell’immaginario legato al periodo nazista.

Solitamente, difatti, nei film ambientati in Germania durante la dittatura hitleriana si è abituati a un profilmico invaso da svastiche e dagli altri simboli del regime, nonché dalla presenza di una violenza bieca e disumana, qui invece quasi del tutto assente. A cominciare dal titolo originale (letteralmente "con affetto, vostra Hilde", la firma dell’ultima lettera inviata della donna a sua madre), la volontà di Dresen è quella di mettere gli uomini e le donne in primo piano e non l’apparato ideologico che avrebbero dovuto muovere le loro azioni.

Una scelta atipica, che accetta di disinnescare la carica di pathos che sottende le azioni clandestine di Hilde, Hans e del loro gruppo, nonché la percezione del rischio che corrono, assolutamente reale. Coerentemente vedremo, anche dall’altra parte, una rappresentazione di uomini e donne che, nonostante la loro appartenenza alla macchina del regime, mostrano un lato umano invece che quello di un’esistenza da mero ingranaggio della repressione.


26/03/2025

Cast e credits

cast:
Liv Lisa Fries, Johannes Hegemann, Lisa Wagner, Lena Urzendowsky


regia:
Andreas Dresen


titolo originale:
In Liebe, Eure Hilde


distribuzione:
Teodora Film


durata:
124'


produzione:
Claudia Steffen, Christoph Friedel, Regina Ziegler


sceneggiatura:
Laila Stieler


fotografia:
Judith Kaufmann


scenografie:
Susanne Hopf


montaggio:
Jörg Hauschild


costumi:
Birgitt Kilian


musiche:
Jens Quandt


Trama
La vera storia di Hilde Coppi, nata Rake, una giovane antinazista che insieme al marito Hans e al gruppo di resistenza tedesca "Orchestra rossa" sfidarono il regime pagando con la vita.
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