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recensione di Domenico Ippolito
9.0/10

Il giovane autore Leon (Thomas Schubert) sta per trascorrere una vacanza di lavoro sul mar Baltico con l’intenzione di ultimare il suo secondo romanzo di prossima pubblicazione. Ad accompagnarlo è il coetaneo Felix (Langston Uibel), che vuole mettere a punto un portfolio per l’ammissione a un’accademia d’arte. Ma l’inaspettata presenza di Nadja (Paula Beer, "Frantz"), con la quale i due ragazzi dovranno condividere la casa sul mare, la propensione di Felix a fare nuove amicizie e l’ingresso nella piccola comitiva dell’attraente bagnino Devid (Enno Trebs) mettono di cattivo umore Leon, che vorrebbe starsene per conto suo e rivedere il suo libro. Il ragazzo, infatti, ha intuito che il manoscritto non è stato ben accolto in casa editrice e attende con apprensione l’arrivo di Helmut (Matthias Brandt, "Babylon Berlin"), il suo editore di Berlino, per un riscontro definitivo. Inoltre, i devastanti incendi che divampano lungo la costa destano ulteriore motivo di preoccupazione per tutti.

Presentato all’ultima Berlinale, dove ha ricevuto l’Orso d’argento per il Gran Premio della Giuria, "Il cielo brucia" è il secondo capitolo della cosiddetta trilogia degli elementi, incastonati in un discorso sul moderno, che Christian Petzold ha inaugurato nel 2020. Se il precedente "Undine", dunque, costituiva una rivisitazione del mito romantico della ninfa acquatica, legata alla storia architettonica di Berlino, qui il regista tedesco si affida al fuoco per alimentare le principali vampate della pellicola. Il disastro locale provocato dagli incendi, infatti, da inquietante cornice diventa una minaccia estesa e permanente e si relaziona, implicitamente, col tema attualissimo del clima fuori controllo e di un’intera generazione in subbuglio, poiché il "cielo rosso" del titolo originale (Roter Himmel) si fa specchio degli intrecci amorosi di questi ragazzi, delle loro esistenze in divenire, dei desideri, anche di quelli repressi.

L’impossibilità che Leon ha di sentirsi parte del mondo che gli gravita attorno, a partire da Felix, Nadja, Devid e infine Helmut, persino la negazione nei confronti del disastro "ecologico" in corso, conferma il precario universo interiore che lo agita, popolato dai fantasmi del suo romanzo incompiuto e mediocre. Leon intuisce, ma non sente; pensa e dissimula; invece che far fruttare il suo tempo tra lavoro e relax, rimanda ogni cosa, trascorre notti insonni, dorme quando non dovrebbe e si lamenta di tutto. È un ragazzo bloccato, antimoderno, che ha ridotto l’introspezione a una mera introversione, serrando le emozioni nell’angusto mondo di un manoscritto. Una prigione fantasmatica, che non gli permette di godere della leggerezza creativa di Felix, della disinvoltura di Nadja, dell’affabilità di Devid, anzi, non perde occasione per attaccarli, isolandosi, rifiutando i loro inviti (e pentendosene un attimo dopo).

Nella sua filmografia ormai più che ventennale, Petzold, antesignano della cosiddetta Berliner Schule e tra gli autori più rappresentativi del cinema tedesco contemporaneo, ha frequentato con disinvoltura più generi, anche all’interno dello stesso film, alla sua maniera poco ortodossa: si pensi al melodramma hitchcockiano in modalità Trümmerfilm (il cinema delle rovine postbelliche) de "Il segreto del suo volto" o all’adattamento del romanzo "Transito" di Anna Seghers in chiave distopica, visto in "La donna dello scrittore". Inaspettatamente a suo agio coi toni della commedia, con "Il cielo brucia" Petzold si muove nella cornice del "film estivo", mutuato dal cinema americano e francese (evidente il debito a Eric Rohmer). Seppure attorno al volto imbronciato e al corpo un po’ sovrappeso di Leon gravitino umori comici, tuttavia, è rispettata l’attitudine del regista a cambiarne la prospettiva, disorientando lo spettatore. Difatti, riescono del tutto indovinati i passaggi per cui, nelle cene, si sterza dalle risate per una barzelletta su uno spray "gay" all’eccitazione per i versi, mandati a memoria da Nadja, di una poesia di Heinrich Heine, sul tema amore e morte.

È proprio questo, infatti, il leitmotiv su cui Petzold orchestra lo spartito, a cominciare dalla canzone portante "In My Mind", possibile chiave di lettura di un contorno romanzesco, dunque immaginifico, delle vicende, al cui interno il regista inserisce simbolismi e rotture, riconfermando il carattere spettrale del suo discorso autoriale. Ma è anche la fotografia di Hans Fromm, collaboratore di lungo corso di Petzold, a giocare un ruolo decisivo, cogliendo i colori della costa baltica, le tonalità del fuoco all’orizzonte e le scene notturne.

Il rimando al precedente "Undine" è evidente, rimarcato dalla presenza della protagonista, Paula Beer. Il ruolo della donna resta uno dei temi più cari al regista, sovente si lega al suo ambito professionale e, più in generale, ad aspetti sociali. Ed è indovinata la distanza con la quale il film misura il pregiudizio di Leon, ancorato a congetture retrograde e intellettualistiche, nei confronti del lavoro di Nadja (e di quello di Devid, della loro sessualità). Nadja si dedica, invece, al presente, col corpo e con la carne, cucina il gulasch per i suoi ospiti indossando un vestito rosso in tutte le scene, quasi un costume da eroina, si fa dunque personaggio per richiamarsi a persona, ribadendo il carattere fortemente umanista del cinema di Petzold. Difatti, i ritratti che scrutano il mare, i soggetti delle fotografie di Felix, i corpi intrecciati, (così come in "Undine" erano subissati dalle acque), sono i segnali antropologici di un’umanità che torna a se stessa perché, come affermato dal regista, "il cinema è il futuro che si volta sempre indietro".  


30/11/2023

Cast e credits

cast:
Paula Beer, Matthias Brandt, Thomas Schubert, Langston Uibel, Enno Trebs


regia:
Christian Petzold


titolo originale:
Roter HImmel


distribuzione:
Wanted


durata:
103'


produzione:
Florian Koerner von Gustorf, Michael Weber, Anton Kaiser


sceneggiatura:
Christian Petzold


fotografia:
Hans Fromm


scenografie:
K.D. Gruber


montaggio:
Bettina Böhler


costumi:
Katharina Ost


musiche:
Dominik Schleier, Marek Forreiter, Bettina Böhler


Trama
Leon, giovane scrittore in crisi, trascorre una vacanza di lavoro con il suo amico Felix sul mar Baltico, in Germania, e intreccia suo malgrado un rapporto conflittuale con la bella e intrigante Nadja, mentre nei dintorni della località turistica avvampano disastrosi incendi.
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