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recensione di Antonio Pettierre
7.0/10

L'esilio di Jimmy Gralton
Jimmy Gralton (Barry Ward) torna in Irlanda nel suo villaggio nella contea di Leitrim dopo dieci anni di esilio volontario negli Stati Uniti. Siamo in piena Grande Depressione (non solo economica, ma anche morale e culturale) e Jimmy rimette in piedi la Hall che prima della sua fuga era il centro politico e culturale della contea. Qui giovani e meno giovani si riuniscono, danzano, dipingono, tirano di boxe, discutono di poesia e politica in piena libertà. Troppa libertà per la chiesa Cattolica e il governo Repubblicano irlandese, insediatosi dopo la guerra di liberazione dal dominio inglese e una sanguinosa guerra civile che ha visto contrapporsi gli irlandesi gli uni contri gli altri. La Hall di Jimmy diventa un pericoloso simbolo e le idee comuniste propugnate fanno paura sia ai proprietari terrieri che al parroco della locale chiesa, padre Sheridan, che vuole monopolizzare lo stile di vita dei suoi concittadini.
Lo scontro è inevitabile e Jimmy si metterà contro tutto e tutti, appoggiato solo da sua madre, dagli amici, dai compagni, e con l'unica colpa di propugnare idee di libertà e giustizia, di redistribuzione delle terre, di libero arbitrio. Gralton sarà arrestato e deportato negli Stati Uniti, dove morirà nel 1945 senza riuscire a mettere più piede nella sua terra.

Danza e libertà
Ma "Jimmy's Hall" è anche - e soprattutto -  una storia di duplice amore che Ken Loach mette in scena con grande levità e passione visiva e intellettuale.
Il primo amore è quello per la libertà da ogni costrizione che Ken "il rosso" esalta, scegliendo il linguaggio rivoluzionario della musica jazz degli anni 20 che Jimmy importa dai locali di New York con la sua danza moderna, in una rappresentazione metonimica di libertà dell'espressione dell'individuo e del suo interagire con gli altri. La  prima sequenza più bella è, appunto, l'inaugurazione del locale pieno di gente che balla con gioia di vivere e in un montaggio alternato, con uno scarto temporale, ci fa vedere padre Sheridan prima che segna in un quaderno tutte le persone conosciute in quella "tana del peccato" e poi, il giorno dopo, durante la funzione domenicale, nell'omelia scagliarsi contro Gralton e tutti i suoi amici (specialmente le donne e le ragazze), leggendo dal pulpito i loro nomi, in una sorta di editto punitivo. La messa in serie mette in evidenza con violenza le due visioni del mondo: quella di padre Sheridan, oscurantista e inquisitoria di una vita peccaminosa; e quella di Gralton e compagni, libertaria e alla ricerca della felicità da condividere con più persone possibili.
Il secondo amore è la passione che scorre tra Jimmy e Oonagh (Simone Kirby) che non riuscirà mai a realizzarsi per la fuga repentina prima e l'esilio forzato poi di Jimmy. In mezzo, Oonagh si sposa e ha due figli, ma l'amore per Jimmy rimane intatto. La seconda sequenza da segnalare è una danza muta nella sala da ballo vuota, girata con perizia e poesia da Loach. Sognando la musica, Oonagh indossa il vestito regolatole da Jimmy e insieme si uniscono in un ballo elegante, carico di tensione erotica, dove la passione si esplicita in ogni gesto del corpo e negli sguardi, sintesi emotiva di un amore che sopravvive al tempo e allo spazio.   

Il vento che schiaffeggia l'erba
"Jimmy's Hall" è la dodicesima partecipazione al concorso cannense da parte del regista inglese, (che ha compiuto 78 anni). Questo suo ultimo film riprende in parte le atmosfere sociali di "Terra e libertà", ma soprattutto è debitore a "Il vento che accarezza l'erba" e appare quasi una sua prosecuzione narrativa delle vicende storico-politiche irlandesi.
"Jimmy's Hall" è girato nello stile inconfondibile di Loach fatto di sequenze piane e con una sceneggiatura che predilige i dialoghi e il confronto tra i personaggi e una messa in scena che contrappone i pieni degli interni e i vuoti degli esterni. Ci sono tutti i limiti del suo fare cinema: la contrapposizione netta tra negativo-positivo di personaggi a volte fin troppo squadrati e a tratti senza alcuna sfumatura; la sequenza del dibattito di gruppo sul tema politico pedagogico che cade nel lezioso; la partigianeria della narrazione a tesi che ingabbia il suo sviluppo in un percorso forzoso e prevedibile. Ma ci sono anche tutti i pregi di questo autore che si ama o si odia: la passionalità della messa in scena; i sentimenti puri e onesti che infonde nei personaggi per cui parteggia (e fa simpatizzare lo spettatore); l'attenzione a un mondo popolare ai margini delle Storia, ma che è invece il cuore delle vicende riportate alla luce nella sua messa in quadro.
"Jimmy's Hall" è più ricco di pregi che di difetti e ne fanno un film da vedere, da amare, per sentirsi una volta tanto dalla parte giusta dello schermo (e della Storia).


18/06/2014

Cast e credits

cast:
Barry Ward, Simone Kirby, Jim Norton, Andrew Scott


regia:
Ken Loach


titolo originale:
Jimmy's Hall


distribuzione:
BIM


durata:
106'


produzione:
Sixteen Films, Element Pictures, Why Not Productions, Wild Bunch


sceneggiatura:
Paul Laverty


fotografia:
Robbie Ryan


scenografie:
Fergus Clegg


montaggio:
Jonathan Morris


costumi:
Eimer Ni Mhaoldomhnaigh


musiche:
George Fenton


Trama

L’attivista politico Jimmy Gralton cerca di portare libertà e cultura nell’Irlanda post-guerra civile negli anni 30, ma sarà arrestato e deportato negli Stati Uniti in una caccia alle streghe contro i comunisti.