C’è ancora l’A24 a produrre, c’è ancora il rapporto tra due donne al centro della storia, eppure molto cambia tra "Santa Maud" e "Love Lies Bleeding", primo e secondo lungometraggio di Rose Glass. In quest’ultimo, che arriva finalmente nelle sale italiane dopo la presentazione al Festival di Berlino, cambia il genere di riferimento e l’approccio nei suoi confronti. Prima l’elevated horror, verso cui porsi con deferenza, ora il cinema di serie B (crime, pulp il revenge movie), verso cui confrontarsi ludicamente, senza rinunciare alle proprie ossessioni e parlare dei temi più in voga. Il risultato complessivo ne guadagna, eccome.
Lou (Kristen Stewart), giovane scontrosa e solitaria, gestisce la palestra del padre (Ed Harris), quando nella sua vita arriva Jackie, (Katy O’Brian), un’ambiziosa culturista diretta a Las Vegas per inseguire il suo sogno. Le due si innamorano perdutamente, ma presto dovranno fare i conti col proprio passato, i propri legami famigliari, le proprie ossessioni.
Il primo punto di interesse del film è a livello visivo: il ricorso a una fotografia ipersatura richiama una certa estetica dell’A24 (in particolare "Spring Breakers"), a cui Glass unisce altri riferimenti. Meno effetto neon è più un senso di sporco e sudiciume, tra "La casa dei 1000 corpi" di Rob Zombie (la patina giallastra in certe scene) e "Irréversible" di Gaspar Noè (le nette campiture rosse in altre), richiamo a un discorso sull’America più profonda e sulla violenza nei confronti della donna. Ma non mancheranno anche inserti con scosse elettriche alla Refn.
A livello tematico, "Love Lies Bleeding", unisce poi alcune delle coordinate dei lavori precedenti di Glass. Le fantasie sessuali sono al centro del corto "Room 55", dove Alice, casalinga e moglie esemplare, si ritrova per caso a passare da sola una notte in un misterioso hotel, dove avrà modo di dare sfogo ai propri desideri reconditi. "Santa Maud" diverge in parte da questo discorso per concentrarsi sulla repressione sessuale della protagonista, interpretata da Morfydd Clark. Quest'ultima e la Kristen Stewart di "Love Lies Bleeding" sono comunque accomunate dal volto pallido e da un senso di costrizione, quanto meno in un primo momento. Nel nuovo film, la regista propone molte oggettive di Lou mentre guarda con timidezza Jackie, la prima volta che la intravede in palestra. La scelta dell’ex star di Twilight non è certo causale: sul solco di quanto fatto dai grandi registi che l’hanno scelta in precedenza (soprattutto Assayas), Glass punta volutamente sul senso di distacco, gli occhi algidi e rivolti verso il basso che la caratterizzano, e più di loro ne evidenzia il fragile corpo, in contrasto con quello muscoloso dei palestrati, segno del suo scollamento dal mondo intorno a lei. Superata l’iniziale ritrosia, Lou non esita però a unirsi carnalmente a Jackie: rispetto alla Alice di "Room 55", non ha bisogno di essere in un luogo appartato e il suo percorso non si riduce a una breve parentesi (o porta al martirio come in "Santa Maud"), ma è totalmente liberatorio. "Love Lies Bleeding" è infatti iscritto pienamente nella contemporaneità.
Sul fronte narrativo, il film si muove su due linee. La prima riguarda la passione di Jackie per il bodybuilding, disciplina solitamente associata agli uomini. Il primo intento dell'opera è dunque di compiere un ribaltamento dei ruoli di genere, che non si traduce però in un attacco frontale al cinema dominante o al maschilismo: la lotta è tutta interna al personaggio femminile, in un cortocircuito che si crea senza portare in causa la società. Il suo personaggio ha una backstory ("Mi bullizzavano a scuola, e ho imparato a rispondere", racconta a Lou), eppure il suo stile di vita e i suoi obiettivi non sono dettati da esigenze inderogabili o da pressioni esterne, quanto si manifestano come scelta consapevole. Gli steroidi che prende da Lou per pompare la propria muscolatura sono poi come la "Substance" del film di Coralie Fargeat, che dà corpo più giovane alla stella del cinema ormai anziana interpretata da Demi Moore, non senza conseguenze su se stessa [1]. Così, per Jackie le sostanze che assume diventano un demone sotto la pelle che trasformano il suo corpo prima in macchina, poi in mostro e infine in strumento di riscatto. Glass si sofferma sul corpo femminile e sulle sue mutazioni, e mentre ne mostra le conseguenze estreme ne rimane indubbiamente affascinata.
D’altro canto, "Love Lies Bleeding" è anche il racconto del percorso di due donne intraprendenti, che unendo le forze si liberano dai vincoli. Il riferimento è inevitabilmente a "Thelma & Louise", da cui Glass riprende il tema della violenza femminile come inevitabile conseguenza di quella maschile, nonché per l'idea di gioiosa immersione nella wilderness del deserto. Il film di Ridley Scott, uscito nel 1991, era del resto (ancora) una storia di pura, seppur complessa, amicizia tra le due protagoniste; "Love Lies Bleeding" ne fa una rilettura esplicitando l’elemento lesbo, in sintonia (ma molto meglio) di un altro recente titolo: "Drive-Away Dolls" di Ethan Coen.
In "Love Lies Bleeding", la sorella di Lou, Beth (Jena Malone) è sposata con J.J. (Dave Franco) che la maltratta, ma a cui non si ribella, e nei suoi discorsi apologetici è evidente il richiamo a tanti simili fatti di cronaca. Così anche il padre delle due, Lou sr. (Ed Harris), personaggio inizialmente sopra le righe e privo di spessore, assume profondità e funzione quando scopriremo di più sul suo passato e sulla sua famiglia. A partire da questo contesto, le due protagoniste si ritrovano a (ri)mettere mano alle armi e a spargere sangue, rivendicando un ruolo non subalterno. Il film di Glass mescola dunque tanti sottogeneri, li rilegge in un’estetica queer e li rende il veicolo per inserirsi nello Zeitgeist. Un orizzonte rischioso, spesso fallimentare, ma che qui è riuscito perché i temi non soverchiano mai il divertimento narrativo, arrivano naturali e non come forzature inserite per "elevare" materiale di basso livello. Lo rende chiaro il finale, prima esagerato e poi esplicitamente assurdo, dal sapore quasi miikiano (altro punto in contatto con "The Substance", come scoprirete).
[1] Il film, che chi scrive ha visto al Festival di Cannes, dovrebbe uscire nelle sale italiane a metà ottobre: per ora dunque non approfondiamo il discorso per non anticipare troppo della trama.
cast:
Kristen Stewart, Katy O’Brian, Ed Harris, Dave Franco
regia:
Rose Glass
distribuzione:
Lucky Red
durata:
104'
produzione:
Andrea Cornwell, Oliver Kassman
sceneggiatura:
Rose Glass, Weronika Tofilska
fotografia:
Ben Fordesman
montaggio:
Mark Towns
musiche:
Clint Masell