Ondacinema

recensione di Eugenio Radin
7.0/10
Unico testimone di un omicidio, il giovane Hyun-Woo viene presto incastrato da un gruppo di poliziotti corrotti, che lo costringono tramite violenti ricatti a firmare la confessione di un crimine mai commesso, a scontare 10 anni di detenzione e a ricompensare tramite una grossa somma di denaro la famiglia della vittima: ma la madre del giovane malcapitato, resa cieca dal diabete e costretta a lavorare duramente per provvedere al risarcimento previsto dalla pena, decide di consultare uno studio legale, con la speranza di poter chiudere questa triste storia e di ricominciare a vivere una vita serena assieme al figlio. Nessuno tuttavia sembra disposto a riaprire un caso così datato senza una motivazione convincente; nessuno tranne Joon-Young: giovane avvocato divenuto impopolare dopo la perdita di una grossa causa collettiva, spinto dalla necessità di riscattare la sua carriera e, con essa, i suoi rapporti familiari.

L'ultima opera di Kim Tae-Yun si dimostra fin da subito capace di sottolineare con decisa grinta polemica il sostanziale scarto presente in ogni luogo tra la legge, intesa come istituzionalizzazione di uno ius positum, e la giustizia, intesa nei termini di una legge morale presente in ogni uomo: se la prima (nonostante la sua incrollabile necessità) è facilmente corruttibile dalla tentazione del denaro e da una volontà guidata dall'utile, la seconda rappresenta la forza etica di chi sa indirizzare la sua azione verso un bene universale, combattendo con fatica ogni avversione.
Se la legalità si pone come una difesa comunitaria (e quindi il più possibile oggettiva) della giustizia, essa finisce tuttavia presto per asservirsi al desiderio soggettivo dell'arricchimento. La critica che il cineasta sud-coreano muove in questo senso è spietata e feroce, come si evince da alcune dichiarazioni messe in bocca ai numerosi uomini di legge che popolano la pellicola, ai quali sembra risultare indifferente sapere se il proprio cliente sia nella ragione o nel torto qualora esso possa rappresentare una qualche fonte di guadagno.
La vicenda di Hyun-Woo e Joon-Young, prima di essere una ben costruita vicenda giudiziaria dal ritmo solido e capace di avvincere il pubblico, è la rappresentazione di una trasformazione interiore: in primis quella dell'avvocato protagonista, che sempre di più finisce per rendersi conto della necessità di difendere un modello di giustizia diretta verso la moralità e la verità oggettiva dei fatti, e poi, di conseguenza, quella del giovane accusato, che partendo da una profonda sfiducia nei confronti del sistema giudiziario, inizierà a credere nella possibilità di far prevalere la soluzione legale su quella più violenta della vendetta personale.

Tuttavia le riflessioni che la pellicola è in grado di suscitare nel pubblico non appesantiscono affatto le vicende: la narrazione si svolge seguendo il modello della grande storia, capace di mantenere alta l'attenzione e l'immedesimazione del pubblico, tramite soluzioni che, seppur non brillino di originalità, risultano tuttavia soddisfacenti ed efficaci nella gestione del plot.
"New Trial" non è un'opera che punti a introdurre qualcosa di nuovo nel genere del dramma giudiziario, né tantomeno una ricerca di innovative soluzioni estetiche: esso si pone piuttosto come un tentativo di raccontare una storia che possa servire da esempio per lo spettatore e che sappia innescare in esso una riflessione sul senso, talvolta assopito, di una Giustizia possibile.
26/04/2017

Cast e credits

cast:
Jung Woo, Kang Ha-neul, Lee Dong-hwi, Kim Hae-sook, Lee Geung-young, Han Jae-young


regia:
Kim Tae-yoon


titolo originale:
Jaesim


durata:
119'


sceneggiatura:
Kim Tae-yoon


fotografia:
Kim Il-yeon


Trama
Hyun-Woo è il testimone di un omicidio ingiustamente incastrato da poliziotti corrotti e costretto a scontare 10 anni di carcere. Joon-Young è un avvocato impopolare disposto ad assumersi qualsiasi lavoro: il tentativo di aprire un nuovo processo per dichiarare l'innocenza del giovane diventerà il modo per riscattare la sua carriera.